CAPITOLO 12: i primi dubbi
Le notti all’autodrappello (e la rassegna stampa)
A volte capitava di dover fare la notte nell’autodrappello, il che significava stare svegli dalle 23:30 alle 07:00 senza la possibilità di passare il tempo con telefonini moderni, pc portatili, console o altre amenità elettroniche che avrebbero reso quelle ore sicuramente più brevi.
Il massimo del lusso era una TV spenta davanti a cui restare seduti al tavolo in silenzio, mentre le ore sembravano infinite.
Alle 06:00, però, si partiva:
- Giro per tutte le redazioni giornalistiche di Roma
- Raccolta delle testate del giorno
- Ritorno in caserma per consegnare i quotidiani per la rassegna stampa della Scuola
A quel punto, via Barletta 27, fermata obbligatoria in pasticceria, dove ci attendevano i cornetti caldi per i colleghi ancora di turno.
I turni del pomeriggio: trasporti e routine
Se il turno era pomeridiano, dopo aver riaccompagnato i docenti, toccava a noi prendere il Fiat Ducato e accompagnare i colleghi alla metro di Ottaviano, per farli rientrare a casa.
Un servizio essenziale, ma anche un momento di chiacchiere, e sguardi stanchi.
Il concorso per Marescialli: la speranza e la delusione
Durante quelle giornate spensierate arrivò anche la lettera di ammissione alle prove fisiche per il concorso Marescialli dell’Arma dei Carabinieri, avevo infatti superato la prova scritta e non mi restava che farmi visitare di nuovo per poi presentarmi alla prova orale.
Ma il sogno durò poco. All’orale non passai.
Forse per la mia avversione dichiarata allo studio, forse per un destino che aveva in serbo altri piani per me.
Ed ecco che tornava l’incertezza:
- Tornare alla vita civile?
- Restare nell’Arma?
- Richiedere il prolungamento di un anno?
Dubbi e consigli lungo la strada
Ero quasi certo che avrei chiesto il prolungamento del mio servizio per almeno un altro anno e spesso mi ritrovavo a discutere di questa cosa con le persone che trasportavo chiedendo loro consigli.
Stranamente, nessuno mi incoraggiava a rimanere.
Mi dicevano:
- “È una famiglia, che richiede sacrifici.”
- “Hai rispetto, ma vivi sotto regole rigide.”
- “Hai uno stipendio, ma vivi lontano.”
E così, mentre guidavo tra le vie di Roma, cominciavo a farmi domande.
I primi congedi: quando un compagno se ne va
A metà anno si congeda il mio compagno di stanza, che si porta via la playstation ma in cambio mi lascia la stecca.
Cos’è la stecca?
Un oggetto che viene passato di generazione in generazione tra commilitoni come a sancire l’unione che rimarrà viva nel tempo e che dà la forza di continuare e mantenere alto l’onore del gruppo, nel nostro caso della nostra cameretta da due letti.
La stecca era una stampella dell’armadio su cui erano incisi i numeri di corso di ogni Carabiniere che la lasciava.
Ora toccava a me custodirla, finché un giorno l’avrei lasciata a qualcun altro.
Non avevo più un joypad come punto di riferimento, ma quella stecca era diventata il mio stendardo.
Conclusione: un bivio davanti
Per la prima volta, il tempo della leva smetteva di sembrare infinito.
La fine si avvicinava. E con essa, una scelta.
Continuare in divisa, oppure tornare ad essere un civile, con un nuovo inizio davanti e una storia importante alle spalle.
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