vita militare: poche e semplici regole per vivere felici

26 August 2013
il cubo, una delle prime regole

Passati i primi due mesi di corso la maggior parte di noi è abbastanza sicura di se stessa e comincia a rispettare la disciplina come se fosse un’estensione del proprio essere, riceviamo inoltre il permesso di uscire dalla caserma in divisa lasciando per un pò di ore la mimetica nel nostro amato baule.

CAPITOLO 6: poche e semplici regole per vivere felici

il cubo, una delle prime regole
il cubo, una delle prime regole

Ogni sera, dalle 19:00 alle 21:30, chi lo desidera può chiedere il permesso di libera uscita, col vincolo però di passare l’ispezione del comandante di turno.

Oltre ad indossare unicamente abbigliamento d’ordinanza, come dovrebbe essere ovvio, dobbiamo sempre portare con noi due penne ed un foglio di carta igienica da utilizzare per prendere appunti qualora nel nostro tempo libero dovessimo scoprire qualche illecito o qualche passante dovesse chiederci aiuto.

Ben presto ci stufiamo di girare per Benevento, massimo a gruppi di 5 perchè un regio decreto di non so quale anno stabiliva che oltre quel numero avremmo potuto essere accusati di sovversione, per cui insieme ad uno dei ragazzi della mia camerata che aveva la macchina, le sere cominciamo ad andare a Napoli, dove c’era sicuramente più vita, correndo come matti ogni volta al rientro perchè all’ingresso della caserma non avrebbero accettato un ritardo ed avremmo passato dei guai!

Rappresentiamo a tutti gli effetti l’Arma dei Carabinieri ci spiegano, e qualsiasi cosa succeda dobbiamo mostrare rispetto e competenza, a partire dall’abbigliamento come dicevo prima.

Quel giorno il ragazzo vicino a me viene rimandato nelle camerate perchè indossava calzini bianchi, e quell’altro in fondo alla fila veniva insultato perchè portava l’orologio.

Gli accessori sono vietatissimi!

Arriva anche il giorno del giuramento, per il quale ci stavamo preparando da almeno un mese per tutto quello che riguarda la scenografia, i passi da fare prima di arrivare a quel determinato punto, dove guardare quando ci trovavamo in quell’altro e che posizione mantenere mentre il comandante della Scuola leggeva la nostra promessa di fedeltà verso la Patria.

Quello stesso giorno ognuno di noi riceve gli alamari, quel fregio che vedete sui colletti delle divise militari, e per un Allievo Carabiniere questo significa diventare a tutti gli effetti un membro della Polizia Giudiziaria, con tutti gli obblighi ed i poteri che ne conseguono!

Ormai non eravamo più spine, anzi, nel gergo militare stavamo diventando fantasmi, ovvero persone che presto avrebbero lasciato quel posto, che non potevano essere toccate e che erano lì e allo stesso tempo altrove, immuni alle regole perchè coscienti del modo di adottarle.

Sfiliamo scoordinati sotto ai palchi da cui i nostri parenti ci ammiravano, in particolare ricordo che quasi nessuno di noi fosse sincronizzato e per questo il giorno dopo il nostro comandante ci avrebbe severamente puniti, ma in quel momento nessuno di noi ci pensava ed era felice di far parte di un gruppo, di uno spettacolo imbastito dal quel grande teatro che era la Caserma Pepicelli.

Dopo la cerimonia anche i nostri istruttori mostrano verso di noi più rispetto, adesso siamo più alti in grado di cani e gatti e non ci resta che sostenere l’esame finale del corso, scritto ed orale, per poi essere assegnati alla nostra destinazione finale.

continua…

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