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Assegnazione destinazione finale: la mia nuova vita alla Scuola Ufficiali Carabinieri

CAPITOLO 7 – Nuova destinazione

Si entra piangendo, si esce piangendo

Chiunque arrivi alla Scuola Allievi Carabinieri per iniziare il corso di addestramento lo fa con il cuore pesante e la testa piena di dubbi. Ci si sente piccoli, spaesati, con la sensazione di aver perso qualcosa di sé.

Poi passano tre mesi. Tre mesi duri, intensi, pieni di disciplina, marce, punizioni, regole e sacrifici. Ma anche di legami profondi, quelli che si creano solo sotto stress, solo condividendo la fatica.

E così, quando arriva il momento di andare via, si piange ancora. Ma per una malinconia diversa: quella di chi sta per lasciare una famiglia forgiata dal sudore.

I luoghi che ci hanno cambiati

Lasciavamo anche quelle strutture che ormai erano diventate parte della nostra vita, il barbiere che ci rasava a zero per evitare i pidocchi, il dottore che il primo giorno ci iniettò sulla spalla un miscuglio di medicine che non mi avrebbero fatto più prendere neanche un raffreddore per parecchi anni, lo spaccio dal quale acquistavamo di tutto, da ago e filo per ricucire le mimetiche al berretto fuori ordinanza e teoricamente vietato, in modo da vestirci un pò più alla moda.

Lasciavamo la piazzetta dei telefoni dove c’era sempre una fila mostruosa da fare per chiamare casa (i telefonini all’epoca erano ancora un lusso e pochi di noi ce l’avevano, oltre naturalmente ad essere vietati nella caserma), le salette in cui passavamo il tempo libero con il biliardino, la pizzeria a Benevento dove avevamo sempre un posto riservato, il piazzale dove avevamo lasciato sangue e sudore a forza di marciare.

Il giorno della destinazione finale

Il giorno in cui ci venne assegnata la destinazione finale si avvertiva nell’aria l’elettricità dell’ansia che ognuno di noi emanava, nella speranza di un posto che non fosse agli antipodi della propria abitazione. E lentamente, come un’estrazione del lotto, uno a uno venivamo chiamati, con una pausa scenografica prima di ogni destinazione:

Carabiniere Ausiliario Alessandro Cinquini -pausa ad effetto che sembrava quasi infinita- Scuola Ufficiali Carabinieri Roma!

Ero stato destinato vicino casa ed in un posto che penso in molti mi invidiavano, ovvero prestare servizio all’interno di una Scuola ma questa volta guardando le cose dall’altra parte.

Una destinazione insolita… ma fortunata

La Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma, in Via Aurelia 511, non era certo un posto d’azione. Ma per un giovane che ancora non sapeva bene cosa voleva dalla vita, andava più che bene.

Avrei trascorso l’anno di leva in un ambiente protetto, strutturato, forse meno adrenalinico, ma sicuramente più sereno. E in fondo, non tutti nascono per fare il Carabiniere da strada.

L’equipaggiamento ufficiale

Il giorno della partenza ci consegnano la nostra dotazione finale:

  • Una pistola Beretta 92 SB
  • 10 proiettili
  • Un paio di manette
  • Un promemoria con tutte le responsabilità legate al portare un’arma

Eravamo pronti. O almeno… così credevamo.

Il viaggio verso casa

Del viaggio verso Roma ricordo poco. Ma non dimenticherò mai l’arrivo.

Alle porte della città, due moto dei Carabinieri ci affiancarono e ci scortarono fino alla caserma, a sirene spiegate.

La gente si voltava per guardare quell’autobus misterioso. Dentro, noi, ragazzini in divisa, che stavamo per prendere servizio in un luogo dove si formavano i futuri generali dell’Arma.

Io, invece, sorridevo. Respiravo l’aria di casa.

Conclusione: si chiude una fase, se ne apre un’altra

Il corso a Benevento era finito. Ma quella esperienza avrebbe continuato a vivere dentro di noi. Avevamo attraversato un percorso che ci aveva trasformati, e ora eravamo pronti — forse — a mettere in pratica quello che avevamo imparato.

La Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma sarebbe stata il mio nuovo mondo.

continua…

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