Polychrome Pass: Jurassic Park in versione artica
Entrare nel Denali è un po’ come prendere la jeep a Jurassic Park: tour guidato, autobus vintage, personale cordiale, regole poche ma da rispettare, panorami da urlo e animali selvatici potenzialmente dietro ogni angolo.
Un contesto ben lontano dall’idea classica di Alaska come “terra di nessuno ai confini del mondo”, ma non per questo meno affascinante. Paghi 40 dollari e puoi:
- restare sull’autobus a fotografare ogni movimento,
- o chiedere all’autista di fermarsi dove vuoi, quando vuoi, e proseguire a piedi.
Il tutto con il rischio concreto di incontrare animali ben più grossi di te, che tiene alta la soglia d’attenzione (e in certi casi, l’ansia).
Escursione solitaria e muschio ammortizzato
Visto quanto ci era piaciuto il giorno prima, decidiamo di scendere al Polychrome Pass per una nuova escursione. Obiettivo: raggiungere una collina a circa 3 km per fare foto panoramiche, poi ridiscendere sul versante opposto e intercettare un altro bus che ci porti a una stazione geotermica nel cuore del parco.
Il paesaggio è un mix tra pampa argentina e montagna alpina. Il sole continua a latitare ma almeno non piove, il che rende tutto più piacevole.
Appena scesi siamo completamente soli nella tundra silenziosa. Nessun vento. Il terreno è morbido, una specie di muschio gonfio che attutisce i passi come un cuscinetto naturale. Le scarpe affondano per metà, ma in modo piacevole. Qui il clima è più secco e si cammina bene, molto meglio del bagno di fango di ieri.
Natura sì, animali no
Purtroppo non incontriamo fauna. È primo pomeriggio e gli animali si fanno vedere all’alba o al tramonto. Dopo due ore di cammino decidiamo di risalire verso la strada principale e fermare un autobus, come da programma.
La stazione geotermica, le nuvole sul McKinley e l’incontro con la ragazza cinese
Arriviamo dopo circa 2 ore alla stazione geotermica, un edificio semi-interrato con una terrazza panoramica sul McKinley… che, manco a dirlo, è coperto dalle nubi.
L’aria è fredda e ricomincia a piovere. Ci rifugiamo all’interno, dove scopriamo che questa è l’unica centrale geotermica attiva in un parco americano, completamente autonoma e senza accesso esterno. Boh… io ho il sospetto che sotto ci sia una rampa missilistica puntata sulla Russia, altro che energia verde.
In attesa del bus mi metto a fare riprese video alle montagne. C’è anche una ragazzetta cinese che fotografa, e dopo poco, correndo nella maniera stramba tipica degli orientali, mi chiede se le scatto una foto. La accontento.
Poi mi guarda e dice:
“Vuoi una foto anche tu? Ti invidio perché hai un vestito rosso e lo zaino verde, sarebbero perfetti col panorama!”
Le dico che ho una videocamera e non serve. E lei, perplessa:
“Una videocamera? Ma perché vuoi filmare una montagna che è ferma?”
Ammetto di aver impiegato un po’ a trovare una risposta. Ne avevo una, ma troppo difficile in inglese. Alla fine improvviso qualcosa, lei non capisce, fa per salutarmi dicendo:
“Ciao! È l’unica parola di italiano che conosco, ma spero vada bene.”
Le rispondo “ni hao”, lei arrossisce, scappa via con lo stesso stile da cartone animato di prima e si rifugia a guardare il panorama dal telescopio.
La rivedrò all’ingresso del parco, dove un autista la sta aspettando. Chissà chi era. Forse avrei dovuto chiederglielo.
E il McKinley? Niente da fare, anche oggi era in ferie
Oggi era l’ultimo giorno utile per vedere il McKinley, ma anche stavolta le nuvole l’hanno tenuto nascosto.
Come dice Davis, con la sua solita sintesi:
“E pure oggi, ‘o Mec Killey so semo dato ‘n capo.”
a domani!
Ale leggerti è un piacere.
Lo sai che farti un complimento mi costa molto….quindi conservalo!!!
😉
Durante il nostro vivere quotidiano, spesso, assaporiamo sensazioni come se fossero carezze regalate dal vento..che portano via il profumo del momento. Tu, con le tue lettere, riesci a fermare gli attimi e custodirne le dimensioni!
Bravo!