I tassisti, guidano su scassatissime auto egiziane o francesi, molte delle quali risalgono agli anni ’80, con paraurti e interni di metallo cromato.
Qualsiasi Iraniano che possieda un’auto può farvi da tassista, e non è sempre facile distinguerne uno ufficiale da uno improvvisato. Le macchine infatti possono essere del tipico colore giallo con la scritta taxi sul tetto, possono essere gialle senza accessori esterni, bianche con scritta gialla oppure bianche e basta.
Fattostà che se siete sul ciglio della strada tutti vi suoneranno un colpo di clacson, il che significa che sono disponibili a trasportarvi, anche se a bordo ci sono altre persone.
Le tariffe sono molto basse, e questo l’abbiamo scoperto oggi quando per la prima volta siamo entrati in un savari, ovvero un taxi con altri passeggeri a bordo. Un percorso di 2km ci è costato circa 60 centesimi.
Peccato che da cinque giorni stiamo prendendo taxi privati, che per la stessa distanza ci hanno sempre spillato almeno 5€!
Per carità, alcuni sono pure simpatici, come Abdul (nome di fantasia) che è un fan sfegatato di Lando Buzzanca, ma la maggior parte non sa nemmeno dove sta di casa l’inglese, per cui prendiamo schiaffi a destra e sinistra con conseguente prosciugamento dei nostri portafogli.
Il savari, il taxi collettivo, è uno di quei posti dove conoscere il farsi avrebbe reso i nostri spostamenti molto più interessanti, forse varrebbe la pena studiarlo se mai un giorno dovessi tornare in Iran.
Se stasera non sapete cosa guardare in TV, vi consiglio il film Taxi Teheran di Jafar Panahi, decisamente più bravo di me a raccontare aneddoti su passeggeri improbabili e le contraddizioni di questo paese.