Il mese di maggio scorre tra promesse di connessioni impossibili, lotte intestine al mondo dei pacchi e valutazioni ossessive sulla potenza motore della 500L. In mezzo, un nuovo adepto entra nella vita lavorativa del Custode, mentre Sandrino lotta contro il traffico e Rocco sogna un equilibrio tra famiglia, libertà e Destiny. Il tutto, ovviamente, accompagnato da pippette, cioccolato e droni da 6K.
1–3 MAGGIO 2015 – FESTE, Rosicamenti e Promesse Inquietanti
Il weekend del primo maggio si rivelò una sequenza ininterrotta di fastidi, fatica e rosicamento profondo. Il Custode, affaticato e incazzato, si sfogava con gli amici:
«Non vi chiedo nulla del vostro weekend. Il primo perché rosico, il secondo perché tanto non mi potete raccontare nulla. Comunque spero che vi siate divertiti. Io? Io ho lavorato sabato mattina, e sabato pomeriggio ho preparato un salone per una festa. La sera eravamo in 110 a celebrare… la promessa di matrimonio.»
Il tono era tra l’epico e il tragico.
«Sì, avete capito bene. Non il matrimonio. La promessa. E mica per me, eh. Per una cugina di Luisa che si sposa il 23 agosto. E non solo ho dovuto lavorare, ma abbiamo anche fatto il regalo. Di promessa. Regalo di promessa. Capite?»
Sandrino cercava di capirci qualcosa.
«Scusa… ma la promessa di matrimonio cos’è? Che ti impegni a non scappare prima delle nozze? E la festeggi pure?»
Il Custode confermava:
«E pensa che l’hanno fatta in una sala bingo di un centro anziani. C’erano ancora appesi i tabelloni elettronici con i numeri della tombola. Mi sono pentito di non aver fatto una foto.»
«Il vero dramma,» concluse, «è che il 23 agosto sarò in giacca e cravatta. In Calabria. A 42 gradi. Mortacci sua.»
4 MAGGIO 2015 – CONTRATTI E MOBA IMPOSSIBILI
Poi arrivò la bomba buona:
«Ragazzi… ho firmato un contratto. A tempo indeterminato.»
Segue pausa. Poi la spiegazione:
«Sì, a tutela crescente. Che vuol dire? Vuol dire che per il primo anno mi possono cacciare in qualunque momento. Senza giusta causa. Il secondo anno un po’ meno. Il terzo ancora meno. Dopo tre anni, finalmente, tutele vere.»
Sandrino festeggiava:
«Bravo Custode! Anche se, a essere onesti, io alla Telecom entrai con un contratto che si chiamava “formazione e lavoro”. Dopo due anni, se non piacevi, ti mandavano a fanculo con calcio. Era poesia pura.»
Il Custode però era ancora in bilico tra lavoro e videogiochi:
«Ragazzi, mi è arrivata la beta di Heroes of the Storm. O forse no. Non lo so. Blizzard mi ha mandato venti mail ma non ne ho aperta una. E anche se l’avessi, non ho internet per scaricarlo, né un computer abbastanza potente per farlo girare. Forse potrei provare con il netbook… ma non gira neanche Solitaire lì sopra.»
Poi la riflessione filosofica:
«Ma questi MOBA? Giochi online competitivi? Io? Dai su… io facevo pena anche nel PvP base di World of Warcraft.»
L’unica speranza, luminosa come un raggio elfico in una caverna, il 19 maggio:
«Esce The Witcher 3. E va a fanculo tutto il resto.»
5 MAGGIO 2015 – MATRIMONI, TATTICHE E INVITI MONCHI
Il Custode quel giorno si sentiva in vena da consigliere di guerra. Sandrino era alle prese con una situazione spinosa: Simone l’aveva invitato al matrimonio… ma senza Veronica. E Sandrino, giustamente, era incazzato.
«Secondo me dovresti fare quello che ti senti,» cominciò il Custode.
«Se andarci da solo ti fa stare male, glielo dici chiaro: “Mi dispiace, ma non me la sento.”
Se invece pensi che l’amicizia con Simone valga il prezzo del boccone amaro… allora vacci.
Lo so, è un messaggio da Capitano Ovvio. Ma a volte la verità sta lì, nelle ovvietà.»
Poi arrivò il dubbio:
«Ma perché Simone ha fatto così? Che problemi c’ha con Veronica? Boh, lasciamo perdere… che tanto non lo capirò mai.»
Col passare delle ore, il Custode ci pensava su. Forse Simone avrebbe potuto usare più tatto.
«Almeno dirti due parole: “Guarda Sandrino, la situazione è questa, lo sai com’è il rapporto con Veronica e con Roberta…”
Non dico che sarebbe cambiato tutto, ma almeno era onesto.»
Poi entrò in modalità confessionale:
«Sai quante volte ho mandato giù merda perché Luisa non veniva invitata? O non era ben vista? Alla fine ho fatto una scelta: chi non la rispetta, fuori dai coglioni. Punto.»
Ma nonostante tutto, cercava di non essere troppo duro.
«Forse Simone si è trovato tra l’incudine e il martello. Magari la futura moglie non va d’accordo con Veronica, magari lui non sa come gestirla… Non lo so.»
E così, da buon diplomatico con esperienza da tesoriere, concluse con un consiglio pacato:
«Parlatene. Una telefonata, due motivazioni sincere. Magari vi mandate a fanculo, magari vi chiarite.
Ma almeno parlate. Perché restare appesi ai non detti è peggio di una bomboniera sbagliata.»
Verso sera, il Custode uscì dal lavoro.
«Viva! Ma voi che fate? State per strada o state a lavorà?»
E così, tra inviti monchi, tattiche sociali e amicizie da proteggere, anche il 5 maggio se ne andava.
6 MAGGIO 2015 – ATTRAVERSAMENTI, AVVOCATESSE E ALTRI EQUIVOCI
Il Custode era fermo alla SS18, zona centro, Belvedere. Giornata normale, limite 50, attraversamenti pedonali ogni venti metri. Avvistò una ragazza in attesa sulle strisce.
«Mi fermo, dai. Sono civile.»
La ragazza, con l’espressione di chi sta per attraversare una pista di Formula 1, esitava. Poi attraversò. Fin qui, tutto regolare.
Finché non arrivò l’auto dei carabinieri. Una sola persona a bordo, lampeggianti, clacson, flashate. Non per salvare il paese, ma per suonare a lui.
Colpevole di aver… fatto attraversare una pedone.
«Mi ha suonato come se avessi frenato per investire un panda. E mi ha pure sorpassato secco, come a dire “togliti, stronzo”. Ma io che dovevo fare?»
«Vai al Comune e fatti il passaporto,» commentò Rocco.
«Un bravo cittadino prende la targa e fa denuncia,» aggiunse Sandrino.
«Così mi danno fuoco alla macchina,» chiuse il Custode. «O peggio, mi danno fuoco con me dentro.»
Poi, pausa.
«Comunque, il mercoledì il negozio è chiuso al pubblico. Aspetto fuori, come un cretino, che arrivi un collega col telecomando. Sono le 9:12. Ah, ecco, è arrivato adesso.»
Mentre si aprivano cancelli e si abbassavano livelli di pazienza, Rocco esultava:
«Ho scaricato Heroes of the Storm! Grazie a Sandrino per la chiave. Mi pare figo. Certo, un po’ coreano… tipo che ti sanguinano gli occhi dopo cinque minuti.»
Discorso tecnico: MOBA, Blizzard, Dota 2, League of Legends, pay to win, milioni di dollari al giorno.
Conclusione filosofica:
«Ma perché non fanno un bel GdR single player ambientato a Warcraft? No, solo multiplayer. Tacci loro.»
Mentre i gamer si accapigliavano tra cloni di Dota e nostalgia da Baldur’s Gate, scattava la cronaca sexy.
«Oggi in studio è arrivata l’avvocatessa di Savona. Gonna svolazzante color lavanda, stivali sotto al ginocchio, mutande bianche in evidenza ogni volta che si muoveva.
Cioè, santa pelle, c’ha tre figli, ma c’è più vita in lei che in tutto il condominio dove vivo.»
A quel punto, partì la tradizionale gara di pessimo gusto sui gusti estetici.
«Ma a te piace Panka (nome immaginario 1 nascosto per privacy)!»
«E a te Pinka (nome immaginario 2 nascosto per privacy), che pare un alieno!»
«E tu che ti piace Ventura… no aspetta, Vessica… Shakura… no, com’era?»
«Es Ventura. Jim Carrey.»
Silenzio.
Puntini di sospensione.
Consenso silenzioso.
E così, tra multe mancate, videogiochi mancati, donne troppo vere o troppo immaginarie, e amori da discussione da barbiere, anche il 6 maggio andò in archivio. Con una birra virtuale e una scrollata di spalle.
7 MAGGIO 2015 – GIGA, BLACKOUT E SUPPLIZI MODERNI
La giornata iniziò con una notifica fuori dal tempo.
«Il mio orologio dice 8:25, ma il tuo messaggio è arrivato alle 8:26. Spiegamelo, universo.»
Custode usciva dal blackout digitale:
«Ieri mi è finito tutto. Credito. Giga. Dignità. Oggi rientro in società, ma a pezzi.»
Rocco, curioso come un contabile con l’ansia:
«Kust, ma tu quanto spendi al mese di telefono?»
Il Custode, con la calma di chi conosce la truffa, rispose più tardi:
«Pago 10 euro per 1 giga. Una reliquia di offerta, presa ai tempi di Garibaldi. Poi ho quella tariffa che col primo scatto mi toglie 50 cent, ma poi posso parlare a raffica. Alla fine, tra una cosa e l’altra, spendo 25 euro al mese. E sto sempre a cavallo. Più o meno.»
A quel punto si aprì l’angolo delle offerte telefoniche, tra TIM Special Start, TIM Large, giga che si moltiplicano solo se hai Telecom a casa e parole come “bonus” che fanno brillare gli occhi come le slot.
«Senza linea fissa, sei fregato. Ma magari ci do un occhio, Sandrì. Grazie.»
Poi Sandrino sbottò, con l’urgenza di chi ha bisogno d’ossigeno:
«Regà, basta co’ ‘sti minuti, ‘sti giga! Parliamo di figa, di vita, di videogiochi! Di qualcosa con un’anima, vi prego!»
Silenzio. Poi, il Custode:
«Sono appena tornato da indoor cycling. Sto morendo. Che gioia.»
E con questo, anche il 7 maggio finiva tra calorie bruciate, minuti conteggiati e una gran voglia di parlare di qualcos’altro.
11 MAGGIO 2015 – DI BLACKOUT, BEVUTE E BONIFICI MANCATI
Il lunedì iniziò con energia misurata e parole centellinate.
«Vi do il buongiorno cari amici.»
Una frase secca, come il caffè del lunedì. Ma subito dopo:
«Questo è l’ultimo cazzo di messaggio che sentirete da me fino a stasera. Oggi sarà l’inferno.»
Sandrino rispose subito, con l’ironia stanca di chi ha già vissuto il lunedì dentro di sé:
«Ammazza, si è sprecato… potevi pure scrivere “ciao” in più.»
Rocco, più allegro del solito, annunciava:
«Ieri sera ho ripreso Guacamelee! Super Turbo Champion Edition… La Sony me l’ha regalato. È un capolavoro. Su console è una bomba.»
Poi tornava subito il tema centrale: giovedì sera tutti a casa di Sandrino. L’appuntamento era confermato, ma tra mille incastri.
Il Custode spiegava:
«Giovedì salgo, ma solo nel pomeriggio. Al mattino lavoro. Le spedizioni stanno esplodendo. Non ci fermiamo un attimo. Ne chiudiamo una e ne comprano tre. Un incubo felice.»
E aggiungeva:
«Io e Luisa abbiamo preso la stanza all’agriturismo dove si sposa Meconzino, il Casale della Parata. Tre notti. Come le coppie vere.»
Nel frattempo, c’era da gestire il regalo.
«Devo ancora fare il bonifico. Ma per il tavolino a chi lo faccio?»
Si parlava di bonifici, ma anche di birre.
«Comunque se famo una bella bevuta.»
Messaggio mandato due volte, registrato due volte.
«Cellulare di merda!»
E sotto, naturalmente, Ligabue alla radio.
«Sembra l’unica voce rimasta in FM. Siamo un popolo perso.»
Il Custode intanto combatteva con una fame atavica:
«Cappuccino, cornetto… ma appena arrivo a casa mi faccio mezza tavoletta di fondente. E poi… indoor cycling. Che due coglioni.»
Momento identitario:
«Come ho fatto a diventare un terrone? Ero nato polentone! Che declino, signori!»
Sandrino, pacato:
«Meglio terrone che torrone.»
E poi, colpo di scena culturale:
«Ieri sono stato all’Auditorium. Concerto di Antonio P. È il fratello del mio ex capo.
Che dire? Due coglioni così non li prendevo dal concerto dei Modena City Ramblers, e dire che lui li ha pure copiati.
C’era dentro pure una canzone in calabrese stretto… che non capiva manco lui.»
La chiusa era poetica nella sua semplicità:
«I calabresi in sala, tutti a battere le mani. “Bravooo!”
Io… a battere i maroni.»
12 MAGGIO 2015 – COMICI CALABRESI, CONGRESSI E COLPI BASSI
Il Custode iniziò la giornata con una filippica infuocata, dettata da una lunga esposizione televisiva a comici calabresi improvvisati.
«Sandrino, hai aperto un varco nell’inferno. Antonio P. Il grande artista. Lo conoscono anche a Soverato Bassa, eh? Ma certo! Qui è primavera, tempo di spettacoli in piazza. Gente che si improvvisa cabarettista perché ha una telecamera e un dialetto locale. Fanno battute che capiscono solo loro, danno piatti di pasta ai vecchi davanti la posta… e la chiamano televisione.»
Rincarava la dose:
«Poi ci sono gli ingravattati che parlano di politica come se avessero in mano le chiavi della rinascita calabrese. Peccato che le chiavi sono arrugginite dal 1986. O peggio: ci sono gli unti, quelli col panzone e la maglietta della festa dell’Unità. Che dicono le stesse cose degli altri. Ma sudando di più.»
E poi il colpo di grazia:
«C’è un programma, Sandrino, si chiama Se vieni con mia te sciali pa’ via. Ogni volta che lo becco vorrei scialarmi pa’ via con la corda al collo.»
Sandrino, tra una presa in giro e l’altra, trovava il tempo per un jingle:
«Basta Sandrino… per stare meglio dal mattino.»
Lo slogan della pasta fittizia più famosa dell’intera Calabria.
Intanto, Rocco era in missione diplomatica:
«No, stamattina non stavo giocando a Destiny. Ho portato Leo da mia suocera, e mi sono chiuso a ripassare il discorso per il congresso in Cassazione.»
Momento solenne.
«Radio24, TV, una senatrice del PD, presidenti ovunque… e io sono l’unico psicoterapeuta. L’unico. E che faccio? Mentre monto la stampante mi sfracello la fronte sotto la scrivania. Ora ho uno sgarro in testa che pare m’avessero colpito con una bottiglia di Tavernello. Margherita m’ha detto di truccarmi. Ma andrò lì, fiero. Sfregiato ma fiero.»
Segue immaginario collettivo:
– «Hai visto quel giovane psicologo col taglio in testa?»
– «Sì, Genoveffa. Sarà mica frocio? Pare se lo sia fatto dando una capocciata al pisello di qualcuno.»
– «Che disdetta. Era così carino.»
Il gruppo, a questo punto, era completamente deragliato.
Sandrino rideva:
«Rocco, con quel fondotinta… saresti stato il re dei froci.»
«Ma che colleghi hai, Rocco? Si chiamano Genoveffa ed Elvira? Lavori alla sede INPS sotto al Vesuvio?»
Si apriva la parentesi demenziale.
Si parlava di pisellate in fronte come fossero eventi atmosferici.
Si rideva, si immaginava il rumore che avrebbe fatto l’impatto.
E per almeno 30 secondi, nessuno riusciva più a pensare a nient’altro.
Nel frattempo, qualcuno aspettava notizie dal congresso:
«Sarà andato tutto bene? Sarà in onda su SkyTg24? Lo avranno arrestato? Avrà conquistato la stanza con una battuta brillante? O l’avranno reclutato nel PD?»
Il dubbio restava sospeso, come lo sgarro sulla fronte di Rocco.
Ma di una cosa erano certi:
quel 12 maggio era stato memorabile.
E la pasta Sandrino? Sempre la migliore per iniziare la giornata.
13 MAGGIO 2015 – OCCHI SBRICIOLATI, SPOILER E GIOCHI CON LA SCOPA NEL CULO
Il Custode iniziò la giornata in tono mesto e squadrato:
«Buongiorno cari. Nessuno scrive ancora, mi preoccupo. Dormite? Siete morti? Io, nel dubbio, sto andando a Frosolone mogio mogio. Mi sono dimenticato gli occhiali da sole… e per uno con gli occhi chiari, è come andare in battaglia con la retina a nudo. Sto già lacrimando come una vedova al funerale di un LED.»
Sandrino, solidale ma senza rinunciare all’ironia, confermava:
«Partito tardi. Nessun rompicoglioni da caricare oggi, me la godo. Ma gli occhiali dove li hai lasciati, mo’?»
«A casa, Sandri. A casa!»
Il Custode era già una creatura fotofobica sull’orlo del collasso.
Intanto Rocco e Sandrino si scambiavano update sul loro nuovo amore videoludico:
Guacamelee!
«Sono arrivato al tempio dopo il giaguaro. Credo sia la fine. Sei ore di gioia pura!»
«E però potevi mettere un avviso spoiler, Rocchino…»
«Io ho tre versioni su Steam e non ci ho mai giocato!» aggiungeva il Custode, collezionista per vocazione, giocatore per intermittenza.
Poi, inevitabile, il Trono di Spade.
«Ogni episodio una tetta, una fregna, o un organo volante. Mi preoccupa che presto arriveremo al pisellone in primo piano. Sarà la naturale evoluzione narrativa.»
Ma il vero delirio esplose con The Witcher 3.
Il Custode aprì il suo monologo da sacrestia del gaming con entusiasmo da predicatore laico:
«Ragazzi… manca poco. The Witcher 3 sta per uscire. Ed è il gioco di ruolo che aspettavamo. CD Projekt Red non è Ubisoft, non è Electronic Arts. È una software house polacca che lavora con passione, non con i DLC nel portafoglio.»
Seguì un’apologia degna di un TED Talk:
– «16 DLC gratis.»
– «Espansione vera, non uno spezzatino da GameStop.»
– «GOG, niente DRM, puoi darlo a tua nonna e gira lo stesso.»
– «Recensioni che piovono 9 e 10, pure da GameSpot, e quelli si fanno più volentieri un clistere che dare un 10.»
Rocco aggiungeva:
«Su PS4 ti tocca sborsare almeno 65 euro, ma li merita tutti. La trama è da Oscar. Sì, il sistema di combattimento pare legnoso… ma sticazzi.»
Sandrino confermava:
«C’ha la scopa nel culo? Amen. È Witcher. Ho giocato talmente tanta merda che posso pure tollerarlo.»
Il gruppo, ormai in piena trance da preorder, sbeffeggiava Ubisoft, Activision e i famigerati Season Pass:
«30 euro per un DLC che non sai cos’è, quando esce, né se ti piacerà. Ma intanto paghi. Come quando ti vendono l’aria fritta ma in tre formati.»
Tra un aggiornamento sulla posizione del cavallo e una lamentela sul loot, il giorno passava tra schermi idealizzati, lotte contro le grandi major del gaming e pixel sudati.
«Siamo dei vecchi nerd con la memoria lunga e la carta di credito corta,» sembravano dire tra le righe.
Ma guai a toccargli The Witcher 3.
Era già leggenda, ancora prima di uscire.
14 MAGGIO 2015 – TRA TAVOLINI, TRAPPOLE E 500 CHE NON SONO PIÙ QUELLE DI UNA VOLTA
Il Custode, in piena modalità “ritardatario cronico”, si faceva sentire:
«Ciccini, mi sono perso la partecipazione. E non mi ricordo nemmeno la cifra che dovevo bonificare per il matrimonio. Testimone smemorato, proprio. Mi ha cazziato pure Luisa. “Ma come hai fatto a perderla?” Boh, sarà evaporata come la pazienza.»
Rocco, solidale:
«Tranquillo, l’importante è che almeno non ti perdi lo scroto in sala. Quanto alla cifra, era 300 euro, mi pare. Sandrino diceva 250, Veronica 50, insomma… fate voi. Ah, stasera ci vediamo per quella roba delle foto, no? Dai, pure solo per una birretta.»
Sandrino invece era categorico:
«Stasera salto. Stressato, cena da mamma, fanculo. Ci vediamo domani.»
Il Custode, intanto, cercava di coordinare tutto in auto, tra tutor attivi e autostrade rallentate:
«Sulla Salerno-Reggio adesso vanno tutti a 130. Un tempo si volava. Ora mi pare una processione. Comunque voglio salutare anche Antonio, che l’ultima volta l’ho bellamente ignorato.»
Poi, aggiornamento istituzionale.
Rocco aveva appena terminato un consiglio direttivo durato più di sette ore.
«Abbiamo chiesto al presidente e al tesoriere di fare un passo indietro. Il presidente ha pensato bene di attaccarmi, io gli ho risposto come un cristiano, e allora mi fanno: “Eh, ma allora sei giovane!”
Sì, sono giovane, ma se questa associazione è fatta di trappoloni, io mi alzo e me ne vado.
Alla fine hanno fatto davvero un passo indietro. Commissariati tutti e due.
Io resto segretario. E ho detto che mi basta quello. Preferisco giocare con mio figlio piuttosto che perdermi in questi teatrini.»
Sandrino lo rincuorava:
«Hai fatto bene, Rocco. Hai detto la tua, ti sei fatto rispettare. Mo’ vai a casa, trastullati con Leonardo e lascia che gli altri si fottano a vicenda.»
La sera si accendeva con un altro tema: le auto.
Il Custode si era convinto che la 500XL fosse molto più bella della 500L.
Rocco lo prendeva per il culo:
«Ma sono la stessa macchina! Solo che una è rossa e l’altra color cacca. Guarda che hai visto due foto dello stesso modello.»
Rokko continuava, tecnico e spietato:
«Madonna, quanto sei cieco. L’XL è 20 cm più lunga. Guarda il finestrino posteriore. Guarda!»
Luisa, spettatrice silenziosa, prendeva posizione:
«Ha ragione Rocco. Il finestrino è più lungo.»
Custode si arrendeva:
«Perfetto. Adesso anche Luisa mi sbugiarda. Mi arrendo al clan degli ottici.»
Si scopriva anche che, tecnicamente, si chiamava 500L Living, e non XL. Ma a quel punto, il gruppo era già nel tunnel.
Comparazioni con la Uno Turbo e la Uno Fire. Discussioni sui fari difettosi.
Sandrino osava dire:
«Voi siete l’antifiga. Spero che Luisa non stia ascoltando.»
Luisa stava ascoltando. E commentava.
E vinceva.
La serata si chiudeva con una proposta concreta:
«Birretta al volo alle 10, massimo un’oretta. Casa mia è aperta. Se volete venire anche prima, Margherita è contenta. Magari Leonardo starà già dormendo. Magari no. Ma venite.»
Come sempre, tra bonifici smarriti, rivoluzioni nel consiglio direttivo e differenze tra modelli Fiat, la vera costante restava l’amicizia. Un po’ disordinata. Ma dannatamente fedele.
15 MAGGIO 2015 – DRONI VOLANTI E UMANI IN AFFANNO
Rocco aveva un sogno. Un sogno con le eliche.
«Sandri, ho visto questo Lily Drone… è una figata galattica. Lo lanci in aria e ti segue. Ti segue davvero! Cioè, ti metti un braccialetto tipo orologio GPS – già lì, io sto a ridere e a firmare l’assegno – e lui ti traccia. Ti può seguire da davanti, da dietro, di lato, o starti attorno tipo paparazzo volante.»
L’entusiasmo cresceva.
«È impermeabile, resistente, fa video in HD, foto a 12 megapixel. Se lo prendi adesso costa 400 euro. Dopo sarà 1000. Kickstarter, certo. Però… ma quanto è cazzuto?»
Poi, l’incertezza tecnica:
«Ma io non ho capito, Rokkì: ‘sto drone lo puoi controllare un minimo? Lo puoi preimpostare, modificare le impostazioni? O lui fa solo quello che sa già fare, tipo un golden retriever dell’aria? Perché, se è tutto automatico… boh, insomma, 400 euro per un boomerang con la GoPro…»
Nel frattempo, la vita vera non volava affatto.
Rokko era nel pieno del giro di vite pre-matrimonio.
«Sto andando a prendere tuo fratello. Poi andiamo a casa dei genitori di Mec. Poi torno a casa. Poi prendo Leonardo. Lo porto dalla suocera. Poi prendo Margherita. E andiamo al Casale della Parata. Madonna mia.»
Era logistica di guerra.
Una sorta di Risiko tra parenti, parate, bimbi e torte da confermare.
«Ma quindi… più o meno, a che ora salite alla Parata?»
Una domanda semplice.
Una risposta impossibile.
Mentre i droni promettevano libertà automatica, i protagonisti arrancavano tra auto, borse, vestiti da cerimonia e WhatsApp surriscaldati.
Nel cielo, forse, volava già Lily.
Ma a terra… era tutto un po’ meno fluido.
18 MAGGIO 2015 – LAVORO, CAMION E CARTA IGIENICA
«Buongiorno Sandrino. Buongiorno mister Bullo.»
La settimana iniziava con gentilezza e voci leggere, ma in sottofondo si sentiva già il ruggito del lunedì.
Rocco era filosofico:
«Ho ripreso a lavorare a pieno regime. Dopo una settimana tra convegni, matrimoni e sciroppate varie, torno alla realtà. Però stamattina ho deciso una cosa: voglio lavorare meno. Meglio povero e felice, che ricco e incazzato. Preferisco stare con mio figlio.»
Sandrino, solenne:
«Parole sante, Rocchino.»
Il Custode, intanto, affrontava il traffico come un gladiatore sfiancato:
«Se è vero che il lavoro nobilita l’uomo, è anche vero che troppo lavoro lo rincoglionisce. Lo fa diventare bestia. E mentre filosofeggio, tutti i camion dell’universo sono passati davanti a me a quest’incrocio maledetto. Ora li dovrò sorpassare tutti. Rischiando la vita. Che palle, che palle. Oggi non torno a casa, me lo sento.»
Ma c’era una missione ancora più urgente.
Una di quelle da scrivere nel libro dei bisogni umani fondamentali.
«Mi devo fermare al Lidl. Abbiamo finito la carta igienica.»
Un pensiero universale.
Una bandiera bianca issata nella guerra quotidiana.
Così iniziava la nuova settimana: tra desideri di vita lenta, camion da superare e rotoli da recuperare.
La serenità, dopotutto, è fatta di piccole ribellioni.
E di carta igienica al momento giusto.
19 MAGGIO 2015 – LA VITA, UNA PIPPETTA ALLA VOLTA
«Giovincelli, come state?»
Il Custode entrava in scena come sempre, con tono amichevole e stomaco carico.
Era l’ora della sua colazione serale: cornetto alla crema (perché la marmellata era finita) e cappuccino – «perché sono vizio man».
Poi il rituale: sacra tazza del cesso, meditazione esistenziale, eventuale pippetta pre-attività fisica.
Perché, come dichiarò con candore,
«La pippetta prima dell’indoor cycling… ci sta.»
Sandrino, nel frattempo, si trovava disperso a Termini:
«Non ho capito un cazzo. Solo che te fai una pippetta.»
«Hai colto l’essenziale,» rispose Rocco.
Intanto, il Custode completava il ciclo liturgico della sua serata:
«Seduta compiuta. Sono un uomo nuovo. Ora mi restano venti minuti. Pippetta sì? Pippetta no? Devo riflettere.»
Alla fine, andò a indoor cycling.
Poi tornò e aggiunse:
«E se cercate “young mom fuck young son” saprete come ho impiegato quel lasso di tempo.»
«Minchia che pronuncia!» si autocompiacque.
Sandrino, distrutto dal traffico romano, prendeva appunti sul fallimento personale:
«Cioè tu: cornetto, cagata, pippetta, indoor, doccia. E io? Ancora non sono arrivato a casa. Psicologo, cosa sto sbagliando nella mia vita?»
Il Custode non esitò:
«Il tuo errore? Non vivere in Calabria.»
Lì, dove non c’è traffico, dove ogni luogo è a cinque minuti, dove puoi alternare pippette e ciclette senza distrazioni.
Sandrino ammise:
«Un po’ ti invidio, eh. Se solo avessi internet, saresti l’uomo perfetto.»
E lì il Custode, come sempre, sfoderò il lato nerd repressivo:
«Infatti mi sto costruendo da solo una Steam Machine. Non mi serve, ma la sto facendo. Ordino pezzi da 200 euro, aspetto il corriere come se fosse Natale. Tanto poi, senza internet, non ci faccio un cazzo. Però è bellissimo. Ogni giorno guardo lo scroto appeso alla parete e sorrido.»
La serata si avviava alla chiusura, mentre il Custode usciva dalla doccia e descriveva il suo bivio da manuale:
- Scenario 1: Luisa è in vena → trombatina.
- Scenario 2: Luisa KO → Trono di Spade.
Entrambe opzioni dignitose, in fondo.
In entrambe, il dramma e la gloria erano garantiti.
20 MAGGIO 2015 – IL NUOVO CHE AVANZA, LA STRADA CHE SPARISCE
Il Custode, come da copione, inaugurava la giornata con un saluto che sembrava un mantra:
«Buongiorno da te stesso!»
Sandrino rispondeva sensuale, forse troppo per quell’ora:
«Buongiorno Roberto…»
Rocco non lasciava correre:
«Uh, che voce… Sandrino! Mamma mia!»
Poi, cambio di scena. Dalla poesia al fango.
Il Custode osservava i preparativi elettorali nella sua nuova terra d’adozione, la Calabria:
«Qui stanno ricominciando a piazzarsi i soliti vecchietti che parlano solo di politica e gli andranghetisti in doppio petto che stringono mani. I cartelloni si coprono di faccioni che neanche se fossi in Zimbabwe sotto l’Ebola li voteresti.»
Aggiungeva con fatalismo:
«Per fortuna a Guardia Piemontese non si vota. Non so perché, ma non si vota. Quindi nessuno mi romperà i coglioni. E per questo… mi candido sindaco.»
Rocco lo incoraggiava con sarcasmo:
«Il nuovo che avanza. La cultura del fare. Sei pronto, sindaco! Guarda che se non votano è perché forse hanno già votato, eh…»
Ma l’ironia lasciava il posto a una riflessione seria.
Sandrino, stanco di tutto, confessava:
«Ieri sera ancora in macchina alle 8 e mezza. Lavoro troppo. E non mi soddisfa. Ma se cambio lavoro, mi deprimo. Se cambio casa, non trovo parcheggio. Quindi che faccio, Rocco? Mi licenzio? Mi suicido?»
Rocco, con la tenerezza ruvida di un amico sincero, proponeva l’alternativa:
«Ti rimedi una strappona su BlaBlaCar. Almeno ti fa compagnia succhiottosa durante il traffico.»
Ma Sandrino non si lasciava distrarre:
«Io non sono libero professionista come te, Rocco. Io sto in culo alla luna. E il ritorno è peggio dell’andata. Mi tocca. Che devo fa’? Mi trovo un lavoro facile a Velletri e poi mi sparo per noia?»
Il Custode, ormai pienamente calabrese, ribatteva:
«Qua non c’è traffico perché non ci sono le strade. Però alle 18:06 io sono già davanti al bar. E prendo cappuccino e cornetto. Libero.»
Sandrino, tra l’invidia e il sarcasmo, sbottava:
«Beato te, beato tu… io per non pensare ho toccato i 225 in sesta appena ho visto un tratto senza tutor.»
A quel punto, anche il Custode applaudiva:
«Bravo Sandrino!»
La giornata si chiudeva così:
– con un cappuccino alle 6 di sera,
– con un cartellone elettorale di un politico con tre menti e nessuna idea,
– con un amico che sfreccia a 225 solo per sentire di nuovo qualcosa.
L’unica certezza?
Che forse il vero “nuovo che avanza”… è la voglia di mandare tutti affanculo.
21 MAGGIO 2015 – CENTRALINE, CAVALLI E SOPRAVVIVENZA EMOTIVA
Roberto, in piena crisi automobilistica, iniziava la giornata con un dilemma da ingegnere della domenica:
rimappare o non rimappare, questo è il problema.
La sua Punto, reduce da 10 anni di onorato servizio e fari fulminati a rotazione, sembrava chiedere aiuto.
Così, dopo l’ennesimo passaggio dall’elettrauto Stefano Bonetti – nome da artigiano, marketing da santone – il dubbio esplodeva.
«Mi ha offerto la modifica della centralina: da 75 a 90 cavalli, pagabile anche a rate. Prima modifica, poi decido. 50 euro al mese. E io sto con la bava alla bocca. Ma non per i cavalli… per la promessa di consumare meno.»
Perché Stefano, l’elettrauto-venditore di sogni, gliel’aveva spiegato per filo e per segno:
– la macchina era nata per andare a 90 cavalli
– il turbo entrava troppo tardi
– consumava come un idrovora da battaglia
– con la rimappatura, la benzina scendeva a 21 km/l
– e si sentiva anche meno povero
Alla fine del pippone, concluso con la frase «che dite? Vado?», Sandrino entrava in scena con una freddezza chirurgica da terapeuta navigato:
«Non vuoi convincere noi, vuoi convincere te stesso.»
Aggiungendo:
«La modifica non rovina il motore… ma la turbina sì. E quella costa. Quindi: o 100 euro e pace, oppure attaccate ar cazzo.»
Rocco, intanto, era in piena crisi identitaria.
Non per la Punto, ma perché Sandrino l’aveva paragonato a uno che vuole farsi l’impianto a metano.
«Hai distrutto la mia autostima,» confessava.
La giornata proseguiva tra analisi meccaniche e lotte dialettiche sulla cilindrata.
Si scopre che la macchina nuova che Margherita vuole acquistare monta un motore a 3 cilindri da 85 cavalli.
Scandalo.
Sandrino fa notare:
«Ma voi pensate che Margherita sgasi, sorpassi, sgommi? Giocherà a Puzzle Bobble col parabrezza.»
E così si discute del senso della cavalleria:
– 85 cavalli sono pochi?
– E allora perché la Fiat li mette?
– E se Margherita non capisce la differenza, che ce ne frega?
Poi arriva la voce della ragione, con Roberto che lancia il suo grido di dolore maschilmente automobilistico:
«Io vi voglio bene… ma se da una Mercedes passo alla Punto da 85 cavalli… abbiate pietà!»
Nel frattempo, nella palazzina del Custode, si accende una luce misteriosa.
Una BMW della madonna parcheggiata fuori.
«Vicino nuovo. Secondo voi… sarà un andranghetista?»
La risposta è ovvia.
O almeno, qui… lo è sempre.
22 MAGGIO 2015 – COGITAZIONI IN MACCHINA E LA CASA DEL VICARIO
Venerdì mattina, ore indecenti.
Roberto saluta con voce cavernosa:
«Buongiorno da chi ha sonno.»
Sandrino risponde dal tunnel dell’Appia, e Rocco fa sapere che è ostaggio del passaggio a livello di Ciampino.
Insomma, il trio delle meraviglie è bloccato tra ferro, cemento e caffeina.
Ma uno spiraglio di felicità esiste:
«Cornetto alla marmellata e cappuccino, sbragato in macchina.»
Roberto, immobile nel suo mezzo, assume la posizione zen dell’uomo che ha capito tutto:
La pace non sta in un tempio tibetano, ma in un cornetto ben lievitato e una macchina con i sedili reclinabili.
La giornata però ha in serbo una sfida ben più ardua:
«Stasera si va a cena alla Casa del Vicario.»
Un agriturismo tra le colline di Cetraro, carne rinomata, location rustica… e un solo maschio: lui.
«Saremo in cinque. Tutte colleghe di Luisa. E io. Una valle di lacrime e procedimenti legali.»
Con la rassegnazione di chi sa già che si parlerà di esami, sentenze e giudici con l’ernia, Roberto si aggrappa a un’unica speranza:
«Speriamo almeno che si magni bene.»
Nel frattempo, il pensiero va a progetti più alti (e vecchi):
«Oh cazzo, devo rimettere mano alla recensione di mammamia!»
L’app semi-leggendaria, lanciata per aiutare gli affamati a trovare i piatti più goduriosi nei dintorni, torna a farsi sentire.
Sandrino lo ammonisce:
«Ti tengo d’occhio. Se non la pubblichi, ti smerdo.»
Ma è proprio in quel momento, con il caffè che fa effetto e la casa finalmente vuota fino a sera, che scatta il vero dilemma:
«Sono solo. Pippetta sì o no?»
Una voce corale, lontana ma compatta, risponde dal profondo dell’etere:
«Pippetta. Pippetta. Pippetta.»
L’umanità, alla fine, si divide in due categorie:
quelli che la fanno, e quelli che mentono.
23 MAGGIO 2015 – DEL VICARIO NON CI SI FIDA
Roberto si sveglia con un solo obiettivo: fare una recensione dettagliata e impietosa della serata precedente.
La location è quella che ti aspetti in una guida gourmet:
La Casa del Vicario, un agriturismo sulla cima di una montagnetta dimenticata da Dio, raggiungibile solo con vomitate strategiche all’andata e al ritorno.
«Ma vabbè, non è questo il problema», dice Roberto.
Sbagliato: è anche quello il problema.
Però dai, il posto è bello, rustico, casale curato, atmosfera chic da copertina.
La cameriera simpaticona, un po’ “alla pistola esi”, prende le ordinazioni. L’aspettativa sale.
Poi arriva l’arrosto misto.
Due salsicce spompate, fettine da mensa aziendale e un paio di scaloppine degne del microonde.
«Ma che cazzo d’arrosto misto è?», tuona il Custode.
«A mia madre vengono meglio in padella!»
L’antipasto? Meh.
Insomma, di “Casa” c’era l’arredamento, di “Vicario” forse l’insegna.
«Tutto il resto una croce sopra.»
La vera perla però arriva al momento degli amari.
Il tizio si esalta:
«Vi porto la mia specialità della casa!»
Aspettano tutti il liquore artigianale alla pece vulcanica fermentata in botti di quercia.
Arriva… il limoncello.
«Fatto in casa!»
Ma và?! Che notizia!
Scatta una tragicomica scena da commedia degli equivoci:
– «Allora, chi ha preso il mandarinetto?»
– «Nessuno.»
– «Ah già, era un limoncello!»
– «Sì, ma io ne ho chiesti due!»
– «Ah, giusto…»
Un caos da tavola di Capodanno a casa della zia, non da ristorante gourmet.
L’unico vero limoncello da ricordare?
Quello della nonna di Sandrino. Pace all’anima sua.
Intanto, tra una bestemmia e una digestione difficoltosa, Rocco aggiorna sul meteo apocalittico di Velletri e sulla comunione del giorno dopo, che già promette pioggia, piatti in plastica e risate amare.
E in casa Margherita, Leonardo ha scoperto l’importanza del Chromecast:
«Ora è diventato un oggetto sacro. Sandrino, riporta l’iphone 4!»
Sandrino, nel frattempo, cerca traccia della recensione promessa dal Custode su mammamia!
Spoiler: non c’è.
Solo cinque minuti di messaggi vocali e nessuna recensione.
«Grazie, Robertino.»
Il tono è quello di un genitore deluso ma rassegnato.
E mentre gira tra gli scaffali del Lidl, Sandrino ha una rivelazione:
«Prima Caccabrini, poi Check… chissà chi sarà il mio prossimo migliore amico. Duke? Forse è destino.»
25 MAGGIO 2015 – L’ULTIMO SALUTO (COL DOVUTO CINISMO)
Il Custode quella mattina si era svegliato con una notizia che di allegro aveva ben poco.
Era morto il padre del suo datore di lavoro, il “mega boccio”, l’uomo che, a detta di molti, reggeva le sorti dell’intera impresa.
Lui, Roberto, non è che ne fosse particolarmente affezionato. Anzi.
«Ve lo dico chiaro e tondo: non è che me stesse simpaticissimo.»
Ma la notizia resta una “bella botta”, soprattutto per il timore, tutto umano, di eventuali ripercussioni sui negozi, sulla catena di comando, sul futuro.
E così, quella mattina, i negozi chiudono per lutto e lui parte per porgere le condoglianze.
Solo che ciò che doveva essere un atto formale si trasforma in un vero e proprio spettacolo di dolore collettivo.
«Scene da tragedia greca.»
Gente che si strappa i capelli, che urla, che si lancia per terra, «Perché?! Perché?!»
Uno, il fratello del defunto, si abbatte a pugni sul pavimento.
Roberto guarda, osserva, e dentro di sé si chiede:
«Ma… sono io quello strano?»
Perché no, a lui non scende una lacrima.
Si sforza pure, «proviamo a pensare a qualcosa di brutto, vediamo se mi vengono gli occhi lucidi», ma niente.
Il condotto lacrimale, secco come la sabbia del Sahara.
E mentre tutti si struggevano, lui si sentiva un po’ fuori posto, quasi un alieno dell’empatia.
Ma poi si risponde:
«Sarà che son fatto così. Fortuna che me ne so’ annato.»
Gli altri programmavano il ritorno per la veglia pomeridiana.
Lui no.
«Ma sti gran cazzi. A momenti non lo faccio manco per i miei parenti, figuriamoci.»
Andrà al funerale, certo.
Ma niente scene da telenovela.
Sobrietà e distanza, come sempre.
26 MAGGIO 2015 – CORTEI FUNEBRI, SOSPETTI E PACCHI SOSPETTI
Il Custode quel giorno sembrava il protagonista di un film dei Coen.
Non tanto per l’umorismo nero che aleggiava sui suoi messaggi, ma per le situazioni al limite tra sacro, assurdo e criminale organizzato.
La giornata si apriva con un tono mesto, almeno sulla carta.
Dopo la veglia del giorno prima, era il giorno del grande funerale.
E che funerale.
Una città bloccata. Una processione in stile neworleansiano. La banda. La folla. Gli urli. Le lacrime.
«Sembrava il funerale di un boss», disse. E nessuno lo contraddisse.
Anzi, fu proprio Rocco a rincarare la dose:
«Cust, ma quello era un boss mafioso, dai. Lo dico con tutto il rispetto, ma a giudicare dalla cerimonia…»
Sandrino invece si fece più pragmatico, tra una battuta e una somma algebrica:
«70 pacchi al giorno, anche solo 100 euro a pacco, fanno 7.000 euro. Toglici le spese, saranno 3.000 puliti al giorno. Ma non sarà che lì ci riciclano il denaro della mafia?»
Una battuta. O forse no.
Il Custode, inizialmente scettico, cercava di ridimensionare:
«Eh no, la media è 20 euro a pacco. La gente è scema. Compra cuffiette da 10 euro, paga 5 di spedizione, quando con 15 avrebbe la spedizione gratis. Che te devo dire, l’italiano medio.»
Ma poi si lasciava andare, e raccontava di ordini anomali da parte di clienti misteriosi:
Nomi arabi, pacchi da 800 euro, articoli mischiati come se comprassero a caso, senza senso, senza taglie coerenti.
«Non so se sono marocchini, siriani, o truffatori. Noi li spediamo. Pagano, che ci frega?»
Già, che ci frega.
Fino al giorno in cui la polizia postale non busserà alla porta, magari guidata proprio da un drone di Giorgione del Carrefour.
E mentre si alzava l’ombra dell’ISIS via Bartolini, Rocco rompeva l’atmosfera noir con un annuncio surreale:
«Comunque ragazzi, mercoledì 27 c’è Giorgione in diretta al Carrefour di Velletri. Show di cucina!»
Silenzio.
Poi Sandrino, amaramente:
«Ma viviamo su due pianeti diversi? Qui si parla di mafia, e quello mi tira fuori Giorgione? Dai, su.»
E il Custode, nel dubbio, registrava tutto.
Ma questo messaggio verrà cancellato all’istante. Forse.
27 MAGGIO 2015 – BAMBINI, BLOODBORNE E LAMBORGHINI
Il Custode si svegliò con una certezza granitica:
i pacchi che preparava lui erano puliti.
Sigillati con amore, imbottiti a dovere, etichettati con la grazia di un cerimoniere.
Poi, certo, cosa ci finiva dentro una volta arrivati alla GLS di Cosenza, beh…
Chi può dirlo? Lui no di certo.
E se un giorno fosse arrivato a Velletri su una Lamborghini arancione fiammante, beh, quello sarebbe stato un segnale chiaro.
Un messaggio.
Un avvertimento.
Il Custode è salito di livello.
Nel frattempo, però, era ancora nella sua Punto.
Quella con i fari che si fulminavano ogni due mesi.
Mentre cercava di raggiungere il lavoro schivando fiorini impazziti e station wagon anarchiche, lanciava la sua nuova dritta culturale del giorno:
Tyrant.
Una serie “Homeland-style”, diceva lui. Un po’ di crisi mediorientali, un po’ di famiglia che rompe, ma ben scritta.
Certo, non era ancora il momento in cui si pentiva della segnalazione, ma sarebbe arrivato anche quello.
Intanto Rocco stava meditando un’altra conversione:
parlava con i suoi giovani padawan di Destiny, e uno gli faceva:
«Oh, ma lo sai che Bloodborne è pieno di richiami a Lovecraft?»
Il che, ovviamente, risvegliava la parte più tentacolare del suo cuore.
Peccato fosse solo su PS4.
«Fatela ‘sta Play», disse al Custode.
Come se fosse facile, come se tra figli, lavoro, politica, funerali e Chromecast ci fosse ancora tempo per Bloodborne.
Eppure…
c’era sempre tempo per mancarsi.
Perché anche se erano sparsi tra Velletri, la Calabria e chissà quale galassia ludica, loro erano i Custodi.
28 MAGGIO 2015 – 500L DI SOSPETTI E DI CAVALLI
La giornata si aprì come da copione: con la tazza, e non quella da tè.
Il Custode, reduce da una nottata passata a fare il corriere della mala (o della GLS, la differenza cominciava a farsi sottile), si chiedeva se quello che stava trasportando fossero davvero solo scarpe.
Forse, si disse, lo stavano testando.
Perché quando obbedisci senza fare domande, qualcosa succede.
Un giorno.
Forse.
Rocco, intanto, era sceso da Senesi, concessionario della speranza.
Aveva trovato una 500L del 2014, 20.000 km, diesel 1300, tutta piena di bottoni, leve e roba che faceva bip.
Il Custode, allarmato come un ingegnere alla NASA, partì per la sua consueta analisi da meccanico dell’anima.
«Ma 1300? Su una 500L? È come mettere un criceto a tirare un carro armato!»
Cominciò a snocciolare le sue teorie su rapporto peso/potenza, il concetto di motore a trabocchino, la decadenza delle prestazioni appena si aggiunge un passeggero o, peggio ancora, un passeggino!
(Lo ripeté tre volte, probabilmente come atto propiziatorio.)
Veronica e Sandrino, ascoltando il sermone da bordo divano, non resistettero oltre la metà del messaggio.
«Roberto… ma tu sei gay?»
«Parli solo di macchine… e c’hai una Punto!»
Veronica, testimone vivente, annuì.
Allibita.
Il Custode non negò.
Anzi, colse la palla al balzo.
«Penso talmente in kikido… che sto andando a indoor cycling.»
Insomma, se non era gay, era terribilmente in forma, con la Punto scassata, la bamba nei pacchi e i cavalli nel cuore.
29 MAGGIO 2015 – L’ERA DEL GIOVANE LUCA, I 1300 DI CILINDRATA E LA BANDA LARGA SPERATA
Il Custode era stanco.
Non una stanchezza fisica, ma una roba cosmica, da blackout Sandrino certificato.
Cominciò con un classico buongiorno sonnacchioso, mentre Sandrino prendeva il trenino e Rocco lo aggiornava sull’ultima frontiera dell’aria: i droni Gopro con camera 6K.
Sei-K. Nessuno sapeva cosa significasse davvero, ma faceva figo.
Nel frattempo, il tema del giorno continuava a ruotare attorno alla sacra 500L, ormai eletta protagonista della saga motorizzata.
Rocco, determinato a prenderla con motore 1300, si beccava le frecciatine di Custode:
«1.3 su una 500L? Dai su, è come far correre un tir con un motorino da frullatore!»
La discussione sfociò in una delle più animate degli ultimi tempi, culminata con Margherita che, tra un “basta parlare di macchine” e un “ma quanto è frocio Roberto?”, chiudeva il discorso con una risata.
Ma il vero colpo di scena arrivò dal mondo della Telecom.
Il Custode, in preda all’entusiasmo per una possibile connessione ADSL, raccontava del fantomatico operatore Vito da Catanzaro, che giurava su tutto il calendario liturgico che gli avrebbero portato il cavo fino in bagno, se necessario.
45 minuti di telefonata, una promessa solenne e 2 giga di internet sul cellulare come premio di consolazione in caso di ennesimo fallimento.
Una truffa? Una salvezza? Un bluff?
«Vedremo» diceva lui, rassegnato.
E poi venne Luca, il nuovo.
Vent’anni, occhiali, riccioli, gracilino.
Insomma, la copia del Custode in miniatura, tanto che già lo chiamavano “tuo figlio”.
Il problema? Lo stavano sfruttando peggio di un Minion in fabbrica.
Mimmo, l’esperto in manipolazioni aziendali, con la voce da angelo della morte, gli diceva:
«Se vuoi restare, bene… se no, vai pure… ma qui c’è sempre da fare…»
Il povero Luca ci casca, resta, sposta pacchi, scala scaffali, si piega come un origami umano.
E quando osa chiedere:
«Ma… questi straordinari… sono pagati?»
Silenzio.
E poi la risata perfida di Mimmo.
Il Custode, commosso, tentava di difenderlo, ma si rendeva conto di essere parte del sistema.
Sfruttato anche lui, ma con il sorriso.
E quando Mimmo gli dice:
«Non mi è piaciuta quella domanda.»
Lui sussurra tra sé:
«Neanche a me, Mimmo… neanche a me…»
Ma poi torna al lavoro.
Con il figlio non figlio.
E l’ombra della Telecom.
E i 1300 di cilindrata.
E un’ultima, muta speranza: che tutto, prima o poi, parta sul serio.