Aprile è stato un mese denso, assurdo, meravigliosamente delirante.
Un mese in cui ci siamo interrogati su domande fondamentali (tipo: Veronica avrà mai fatto la cacca?), mentre intorno a noi prendevano forma promozioni, bomboniere improbabili, lotte accademiche e complotti da rotatoria.
Il Custode naviga tra turni di lavoro, colleghi criptici e la sempreverde incertezza contrattuale, mentre Rocco, tra una seduta da un’ora e quarantasette minuti e un viaggio mentale in House of Cards, conquista il titolo di tesoriere nazionale dell’EPG. Sandrino, nel frattempo, si laurea, si indigna, si prende il ruolo di critico ufficiale del gruppo e lancia il toto testimone per il matrimonio del Custode, che nel frattempo… pensa alle bomboniere. Artigianali. A forma di portascroto. Lavorazione Caponetto, eh.
Nel mezzo, tra una cena dai suoceri e un caffettino a Cetraro, ci si confronta su tutto: film Marvel deludenti, regali da 250 o 500 euro, sogni di carriera parlamentare e drammi da decoder Sky che non registra Il Trono di Spade.
Insomma, aprile è stato così: intenso, grottesco, tenero e scurrile. Un mosaico di voci, messaggi vocali, incazzature sincere e battute geniali. E come sempre, nessuno si è salvato. Nemmeno lo scroto.
1 aprile 2015 – Il mistero della cacca di V
Il cielo aveva deciso di giocare sporco. Non con la pioggia normale, no: con quella maledetta pioggia di terra. Il parabrezza del Custode era un affresco sahariano. Ma lui, stoico, annunciò al mondo la sua ribellione passiva: “La macchina non la lavo. Già è uno schifo, e voglio rimanere coerente.”
Custoduccio, vittima designata del giorno, venne subito redarguito con affetto dagli amici. Non bastava che la sua auto fosse lurida, era pure ammaccata. Il pacchetto completo. Gli suggerirono di investirci qualcosa: un deodorante, un tappetino, magari dei dadi rosa giganti per lo specchietto. Un tocco di classe.
Nel frattempo, Rocco era vittima di un cortocircuito temporale. Tornava a casa, convinto fosse giovedì. Solo che era mercoledì. Il suo smarrimento esistenziale fu condiviso con voce baritonale via messaggio vocale, che si concluse con un candido saluto.
Dall’estremo nord, Sandrino mandava notizie dalla Scozia. Veronica era con lui, tra scogliere e cornamuse. Il Custode, pungente, rispose dal profondo sud: “Anch’io in vacanza… in Calabria.” E rivendicò la dignità del turismo calabro con l’entusiasmo di chi si è appena fatto un bagno nell’acido.
Poi, l’annuncio: Rocco aveva appena finito una seduta di un’ora e quarantasette minuti. Nessuno seppe mai con precisione cosa intendesse, ma il tono trionfale lasciava intendere un’impresa degna di nota. La ciliegina? Lo stereo nuovo in macchina. Colori psichedelici, display giallo fisso e tasti che cambiavano tonalità come una slot machine impazzita.
Il Custode, chiuso in auto a Cedraro, assisteva all’arringa vocale con la solita malinconia ironica. Lui reggeva al massimo mezz’ora… ma solo al cesso. E solo se c’era qualcosa da leggere. Intanto, un tizio abbassava la serranda e lo guardava male. Parlare da solo in macchina aveva i suoi effetti collaterali.
La discussione però virò su un mistero più grande: Veronica non andava mai in bagno. Mai. In tre giorni, nemmeno un accenno. Rocco teorizzò che fosse una Veghiana, una creatura interstellare venuta dalla stella Vega. Nessuno aveva prove del contrario. Nessuno osò davvero smentirlo.
Fu lì che nacque la domanda eterna: “V avrà fatto la cacca?”
Da quel momento non ci fu più pace. Il dubbio si fece virale. L’argomento meritava aggiornamenti quotidiani, post su Facebook, lettere a casa. Il Custode arrivò persino a sospettare che il TG1 stesse per annunciare: “Ultim’ora… V ha fatto la cacca?”
Nel frattempo, Rocco svelava che la sua seduta era avvenuta con una donna di 46 anni, miliardaria e rifatta come una Barbie da Formula 1. Ma ovviamente, aggiungeva, “Margherita è meglio.” Messaggio subliminale doveroso, ché non si sa mai.
Infine, si scoprì l’inganno. Rocco aveva usato il pendolino psicologico: due vocali, costruiti ad arte, per annunciare al mondo che sì, aveva comprato uno stereo tamarro. E sì, amava ogni secondo della sua illuminazione LED interna.
Il Custode, in risposta, si mise a elencare i colori che attraversava anche lui. Verde, viola, azzurrino cangiante… una sinfonia cromatica per un’esistenza monotona.
E il mistero rimaneva.
V avrà fatto la cacca?
2 aprile 2015 – NEC, Brunori e lo scroto crepato
La giornata cominciò con un grazie laconico. Di quelli che lasciano il dubbio: gratitudine autentica o sarcasmo ben mascherato? Nessuno osò chiedere.
Ma fu subito chiaro che l’aria era diversa. Il Custode, in vena di ispirazioni musicali, dedicò la mattinata ai NEC. Nessuno capì bene se si riferisse al gruppo o a un acronimo oscuro, ma l’entusiasmo era reale: «Eeeee vai!» aveva detto. E quando il Custode dice “vai”, si va.
Sempre nella stessa regione, Custode si preparava a un evento più alto spiritualmente: un concerto di Brunori a Cosenza. L’atmosfera era densa di aspettative e scarpe comode. Un pellegrinaggio moderno verso il cantautore della malinconia consapevole.
Ma l’idillio fu infranto da una domanda che riecheggiò come una bestemmia in chiesa:
“Cust, il rumore che si sentiva in sottofondo… era lo scroto che iniziava a creparsi, vero?”
Nessuno si prese la briga di rispondere. Forse per pudore. Forse perché, in fondo, tutti avevano sentito quel rumore. E sapevano che sì, era lo scroto. E sì, stava crepandosi.
3 aprile 2015 – Colazioni amare e ritardi eterni
Il giorno cominciò con un annuncio solenne, degno di una notifica presidenziale:
«Stamattina ho fatto la cacca.»
Era un’informazione gratuita, offerta con generosità al gruppo. E, in un certo senso, un atto d’amore. L’igiene intestinale condivisa era diventata un nuovo standard di amicizia.
Subito dopo, il Custode raccontò la sua colazione solitaria. Avrebbe dovuto passare a prendere Mimmo, ma l’essere umano in questione — notoriamente impreciso come un orologio di cartone — era sparito. Così, tra un’imprecazione e l’altra, il Custode stilò il bilancio della situazione:
- Mimmo non si è fatto vedere.
- Mimmo non ha avuto la colazione pagata.
- Mimmo, se non si sbriga, può tranquillamente attaccarsi al cazzo.
Nel frattempo, Rokko sorseggiava il caffè direttamente in macchina, godendosi gli avanzi della sera prima: una pizza talmente carica da sembrare una sinfonia napoletana — broccoletti, salsiccia, pecorino, olive nere, pomodorini… e un vago senso di colpa.
Fu lì che arrivò il consiglio più importante della giornata, rivolto al Custode:
“Non farti trattare come una merda. Mimmo manco ci lavora più là! Ricordatelo.”
In un colpo di scena, però, si scoprì che Rocco, nella sua consueta confusione tra umanità vagante e figure mitologiche da festa a sorpresa, aveva scambiato Mimmo per Thomas. Un errore che solo l’affetto reciproco riuscì a disinnescare.
E così, mentre l’amicizia rischiava di naufragare tra pizzette e puntualità mancate, l’ultima riflessione fu per Sandrino. In Scozia. Tra gabbiani e castelli in cui — maledizione — non si poteva volare con i droni.
Un vero crimine, agli occhi di Rocco.
4 aprile 2015 – Pasqua, processioni e pupazzi parlanti
Il sabato mattina si aprì con il solito buongiorno disilluso del Custode, che si autodefinì — con un certo orgoglio — “lo stronzo del sabato mattina”. Ad accompagnarlo, una canzoncina allegra che cercava di mascherare il vuoto cosmico del fine settimana imminente.
Sandrino gli rispose poco dopo, ancora con gli occhi appannati dal sonno, confuso su fusi orari e turni di veglia. Ma fu l’intonazione della sua voce, un’improbabile escursione tra acuti e bassi, a suscitare l’attenzione generale. Sembrava un ventriloquo, o forse un cantante d’opera sotto sedativo.
La giornata, tutto sommato, era stata indolore. Il Custode era sulla via di casa, stanco ma rassegnato. Il programma per Pasquetta prevedeva mezza giornata di lavoro, il che gli dava un barlume di speranza di evitare l’annuale incubo del pranzo pasquale con i parenti.
Pasqua, però, era un’altra storia. Lì non si scappava. La messa era sacra, la presenza obbligatoria, e le zie di Luisa già avevano attivato gli anatemi pasquali perché lui, la sera prima, aveva disertato la processione. Si sentiva osservato. Giudicato. Maledetto. Ma, come disse lui stesso con filosofia zen: “sti gran cazzi.”
Nel frattempo, qualcosa era cambiato. Il trasloco era stato completato: lui e Luisa erano tornati a casa, portandosi dietro tutto — vestiti, oggetti, nervi. Una giornata che sembrava piatta, si illuminò all’improvviso per un dettaglio microscopico, uno di quelli che ti scaldano l’anima inaspettatamente. Stava aprendo il portone di casa, quando lo vide. Un piccolo segno, un dettaglio lasciato lì settimane prima.
Un promemoria silenzioso che — nonostante tutto — la vita, ogni tanto, sa sorprenderti.
6 aprile 2015 – Pasquetta senza tutina fucsia
«Buongiorno! È Pasquetta… e colpo di scena: il prostituto passeggiatore di Guardia e Cetraro con la tutina fucsia… non c’è.»
Il Custode guardava fuori dal parabrezza come se avesse assistito a un’eclissi.
«Hai capito? Pure lui osserva le festività.»
Un attimo di silenzio, poi:
«Che faccio, lo segnalo alla diocesi o alla Pro Loco?»
E con questo, la giornata di Pasquetta poteva ufficialmente cominciare. Senza tutina, ma con lo stesso grado di inquietudine.
7 aprile 2015 – Il cetriolo e il potere
«Ci sono tre scenari…» annunciò Rocco, con tono da politico in crisi di governo.
«E uno solo ci fa vincere. Ma non è quello più probabile.»
Il clima era teso. L’EPG, l’associazione di psicologia giuridica, era diventata una scacchiera di ambizioni accademiche, e Rocco, da semplice segretario, si ritrovava nel bel mezzo di una partita tra il preside di Bologna, quello della Sapienza, Padova e altri nomi altisonanti.
«Il primo scenario è che si dimette la <nome fittizio>: perdiamo.
Il secondo: si dimette tutto il direttivo: perdiamo.
Il terzo… chiediamo loro di farsi affiancare e restare fino alle elezioni. Forse, vinciamo.»
«Hai fatto la proposta?» chiese il Custode.
«L’hanno accettata. E forse divento… tesoriere.»
«Tesoriere?» intervenne Sandrino. «Ma tipo Paperone? Avrai accesso ai tesori? Organizziamo un viaggio a Tallin?»
«Magari,» sospirò Rocco. «Per ora mi becco tutti i cetrioli di rimborsi e scartoffie.»
«Ma mettilo tu a loro, il cetriolo, e non farti schiacciare. Tu sei il migliore!» rincarò il Custode.
Quella sera, Rocco ricevette chiamate da mezzo direttivo. Complimenti, approvazioni, informazioni riservate. Era entrato in possesso della vera moneta di scambio: il sapere strategico.
Poi, con la solennità di chi ha capito troppo, disse:
«Devo recuperare House of Cards. Se Underwood muore, mollo tutto e vado al Conad a fare il cassiere.»
Intanto, Sandrino aggiornava sulla tragedia della sua Pasquetta:
«Ho mangiato mezza ventresca e una salsiccia divisa con Margherita. Il resto se l’è mangiato la pioggia. E i cugini. Sto ancora rosicando.»
Il Custode, invece, viveva un’altra guerra: quella della connessione.
«La Wii mi guarda supplichevole. Il televisore pure. Il blog è in coma. Vivo con 500 giga al mese su rete Wind. Sto valutando una ditta che si chiama… Alternativa. Sì, lo so. Fa già ridere così.»
Alla fine, tra sogni di potere, viaggi a Tallin e cetrioli vaganti, si concluse tutto con una battuta di Veronica: «L’importante è che io diventi “la ragazza dell’amico del presidente”. Così posso prenderti per il culo anch’io.»
9 aprile 2015 – Dattolino si laurea
«E Dattolino si laurea! E Dattolino si laurea! E Dattolino si laurea!»
L’annuncio, ripetuto con la gioia di un tamburino da parata, aprì la giornata con un misto di entusiasmo e nostalgia.
«Sandrino che si laurea… è un po’ come se mi laureassi anch’io,» disse il Custode, con voce da fratello maggiore. «Mi ricordo quando facevamo “analisi 1”… cioè, tu facevi. Io guardavo i numeri come fossero geroglifici.»
Si percepiva un pizzico d’invidia, ma anche un’onestà affettuosa:
«Tu sei andato avanti, io mi sono un po’ perso. Ma sono fiero di te, davvero.»
Poi arrivò la parte dolorosa:
«Ti avevo promesso che sarei venuto. Ma non ce la faccio. Ho preso già troppi giorni per il matrimonio… sono incastrato. Ti chiedo scusa. Brinderemo in differita, giuro.»
E mentre si avviava solo soletto al lavoro, salutò con un sorriso:
«Quando avrò qualche altra cazzata da dire, ve la racconto.»
Nel frattempo, una fastidiosa costante tormentava le sue mattine:
«Sono quattro giorni che accendo la radio… e parte sempre una canzone di Ligabue.»
Sandrino rise: «E allora cambia stazione, no?»
«E che cazzo! Le altre friggono! L’unica che prende è RDS. È un incubo sonoro. Non è come la macchina a GPL di Rocchino… sono proprio interferenze cosmiche.»
E così, tra una laurea mancata e un ritornello detestato, anche quella mattina prese la sua piega. Verso il lavoro. E verso Ligabue.
10 aprile 2015 – Tesoriere e altri disastri
«Dai che domani sarai fantastico!» esclamò il Custode, con quella fiducia cieca che si ha solo negli amici… o negli oroscopi.
«Forse riesco a passare per le dieci e tre quarti,» aggiunse, «sempre se il vecchio tesoriere non mi rompe il cazzo. O se non mi tocca fare le pizze.»
Sandrino, nel frattempo, era in modalità discorsone motivazionale:
«Spaccagli il culo! Vai a ruota libera!»
Poi si voltò idealmente verso Rocco:
«Ho risentito quella parola: tesoriere. Oggi vedi l’ex. L’ex che presto sarai tu. E lo sai che ho grandi aspettative, vero?»
«Bravo Rocco, bravo bravo bravo!» concluse. «Se ti sgarano la macchina, io dico: “Conosco Rocco, il conquistatore del mondo!”»
La risposta non tardò.
«Buongiorno a tutti… oggi metto mano ai conti,» disse Rocco, con tono da hacker del Tesoro.
«Codici bancari, carte di credito IPG… ci sono anche liquidi. Posso rimborsarmi tutto. Pure il Surface. Ma non lo farò.»
Fece una pausa teatrale.
«Perché non è il vil denaro che mi interessa. È il vil potere.»
E da qualche parte, nel mondo, un brivido percorse la spina dorsale di un ex tesoriere.
11 aprile 2015 – Il caffè impossibile
«Grazie Rocco, grazie.»
Il Custode lo disse due volte, con lo stesso tono rassegnato di chi ha appena perso una battaglia contro l’universo.
Poi aggiunse:
«Mi vado a scavare una fossa e mi butto in modalità depressione.»
Pochi minuti dopo, realizzò la cosa più inquietante della giornata:
«Ma avete notato che ho detto “Grazie Rocco, grazie” identico in entrambi i messaggi? Roba da psicanalisi. O da esorcismo.»
Nel frattempo era arrivato a Guardia, deciso a prendersi un caffè al bar di Rino.
Scese dall’auto, si diresse verso l’ingresso… e si bloccò.
«Porca madò… chi ti vedo? Duzzi e De Luisa!»
Due leggende locali. E non in senso positivo.
«Quelli che ci hanno affittato casa. Due rompipalle cosmici. Se ti fermano, sei morto.»
Il Custode fece dietrofront all’istante e si rifugiò in macchina, come un ninja in ritirata strategica.
«Io voglio solo un cazzo di caffè, capite? Ma guardate come sto. Minchia… come cazzo sto.»
E in effetti, lo capivano tutti.
13 aprile 2015 – Lettera a un fratello
Il Custode parlava con la voce rotta e il cuore in mano. Il tono era calmo, ma si percepiva la tensione sottopelle, come una corda tesa troppo a lungo.
«Ciao Sandrino… mi dispiace molto che ti sei arrabbiato così. Sai che ti voglio bene come un fratello. Forse anche più, perché un fratello non l’ho mai avuto. E quindi mi mancano pure le litigate, le rotture, la negatività… tutto. Ma tu e Rocco… voi siete questo, per me.»
Poi venne la parte più difficile.
«Non accetto quello che hai detto. Il mio silenzio non era per ferirti. Mi era stato chiesto di non dirti nulla. L’ho saputo da un mese. Ho solo rispettato quella richiesta.»
Fece una pausa, come a pesare ogni parola.
«Non penso di averti pugnalato. Tu stesso, in passato, mi hai chiesto di tacere su certe cose, e io l’ho fatto. Non per codardia, ma per carattere.»
Il secondo messaggio era un tentativo di spiegare ancora meglio, ma anche una richiesta muta di comprensione.
«Non ho il potere di costringere nessuno. Le ho solo detto: ‘Diglielo tu’. Punto. Forse non capisco il tuo punto di vista… ma neanche tu sai quanto è stato difficile per me.»
Poi, con voce più bassa, quasi un sussurro, aggiunse:
«Anche io mi sono affezionato a Roberta. Dopo otto anni, come si fa a non volerle bene? Ho visto te soffrire, solo, in quella casa fredda. Ma ho visto anche lei crollare. Ho provato a sostenere entrambi.»
E la frase che pesava più di tutte:
«Quando mi hai detto che forse Roberta e Luca… io non ho pensato ‘che bastardi’. Ho pensato: ‘Perché no?’ Tu avevi già ricominciato. Forse loro pure.»
Poi, l’appello finale.
«Io non ho amici di serie A o di serie B. E mi fa male che tu possa pensarlo. Se hai voglia, incazzati pure, mandami a fanculo, ma usa anche il cervello. Perché ne hai tanto. Forse più di Rocco — che tanto per scherzare diciamo che è psicologo.»
E chiuse così, senza retorica:
«Per me, sei un fratello. E come fratello, resti.»
14 aprile 2015 – Il mafioso del Mulino
Il Custode raccontò di uno strano incontro alla rotatoria. Un uomo in total black, baffetto siculo e scarponcino da boss di quartiere, si piazzava davanti al bar “Il Mulino”, noto più per i traffici loschi che per i cornetti.
«Lo faccio passare, no? Gli faccio cenno. E lui che fa? Mi guarda. Non passa. Fa un passo indietro. Allora vado… e solo dopo passa lui. Ma che cazzo vuol dire?»
«Custode, tu ormai sei lo straniero. Sei temuto. Sei il mistero calabrese che si muove tra rotatorie e silenzi mafiosi,» sentenziò Sandrino.
15 aprile 2015 – Gran premio sulla SS18
«Buongiorno Sandrino, buongiorno Rocchino… nonostante la lunga seduta sulla tazza e le gambe addormentate, ce l’ho fatta. Mi sono mosso.»
Il Custode era in viaggio, anche se sospettava di essere in anticipo.
«Il negozio apre quando capita. Io aspetto uno dei due colleghi… se si ricordano che devono venire.»
Nel frattempo notava qualcosa di strano:
«Credo abbiano spostato il Gran Premio sulla SS18. Mi stanno sorpassando tutti a velocità che manco Hamilton.»
17 aprile 2015 – La suocera, la Volvo e la verità
«Sandrino, Rocchino, buongiorno. Ho accompagnato la suocera. Mi ha chiesto: “Ti trovi bene qui?” Hanno paura che scappo…»
Il Custode cercava di rassicurarla, ma la realtà era più sfumata:
«Su alcune cose sto meglio… su altre meno. Ho smesso di fare l’ameba a Velletri, però.»
Poi passò davanti a un cartellone strappato:
«Volvo HVF, 750 cavalli. La madonna! Da quando la Volvo fa le Ferrari?»
Qualche chilometro dopo, la verità:
«Era un camion. Vaffanculo va.»
18 aprile 2015 – Bombole e buc de culo*
«Buongiorno dal Custode sabatino mattiniero… aspettate, devo mettere la marcia… stavo partendo senza.»
Sandrino rispose con sarcasmo:
«Io a quest’ora sto già a Roma. Corso di formazione oggi e domani. Domani poi torno a Velletri… compleanno di un bambino di un anno. Doppio bucio de culo.»
Infine, il colpo di grazia:
«Ho appena sceso la vecchia bombola e salita quella nuova.
Penso di aver perso… due rotule e un’ernia.
Maddio Cristo.
Mannaggia Maria.»
E su quell’ultimo epiteto mistico, il sabato poteva iniziare.
20 aprile 2015 – Ritardi, pacchi e portascroti
«Buongiorno. O forse: buongiorno da coglione.»
Il Custode era appoggiato al volante, ancora in macchina.
«Ho lasciato la suocera in clinica, passo a prendere Mimmo, gli dico: “Alle 8:20 sono sotto casa, preciso”. Indovinate chi sto aspettando?»
Poi si rispose da solo:
«Sarò sempre un coglione nella vita. Sempre.»
Sandrino lo incoraggiò nel modo più affettuoso possibile:
«La prossima volta incazzati come una bestia. Così diventa puntuale. Se no lui se ne frega, lascia la macchina alla fidanzata, lei rientra in casa per sentire la sigla di Uomini e Donne, e tu aspetti come un fesso.»
Nel frattempo, l’umore del Custode non migliorava.
«Oggi ho scoperto che i miei due colleghi, oltre allo stipendio fisso — che già è più del mio, sicuro — si spartiscono anche il 10% degli incassi. Fanno 40.000 euro di spedizioni? Si portano a casa 1.750 euro a testa. E io? In culo.»
Per non farsi mancare nulla, comunicava anche i numeri:
«Oggi abbiamo spedito 106 pacchi. Penso di aver visto Dio. E pure Mimmo si è eclissato mentre parlava con Marcello. Forse per contare i soldi.»
A peggiorare la settimana, incombeva la prova degli abiti da cerimonia.
«Scendono i parenti, salgono i parenti. Cugine da Basilicata e Marte. E io? Nessuno mi dà una mano. Dobbiamo andare da Angelo e Maria Michela — quelli del compleanno — hanno un atelier. È il giorno delle prove finali.»
Sospirò.
«Sandrino, non so che cazzo fare. Non so se vengo a Orvieto. Forse parto in macchina. Forse impazzisco. Non lo so.»
E come se non bastasse, arrivò anche la questione bomboniere.
«Le bomboniere… stanno continuando i lavori. Non mi ricordo se ve l’ho detto cosa sono. Se ve l’ho detto, spero ve lo siate scordato. Se non ve l’ho detto… continuo a non dirvelo. Mi vergogno. Dio Cristo.»
Ma un dettaglio, a tradimento, scappò fuori.
«È un portascroto. Lavorato a mano. Lavorazione Caponetto. Ci tengo a precisare.»
Silenzio. Risata generale. Fine messaggio.
22 aprile 2015 – Frank Matano e la molotov
Il buongiorno arrivò stonato:
«Sandrino, Rocchino… vi do il buongiorno con… come cazzo si chiama? Giovanotti! Trovato in radio… e oh, mi piace.»
Immediata la risposta di Rocco, con tono da vecchio saggio con la sciarpa Radio24 avvolta al collo:
«Custode, sei vecchio. Ormai le canzoni non ti piacciono più. L’uomo maturo ascolta Alessandro Milan, Giannini, Minoli. A sera, Cruciani. Basta musica da checca!»
«Parli con Mimmo di zinne rifatte, economia e migranti… mica di Maccio Capatonda.»
Il Custode, colpito nel profondo, replicò:
«Rocco, io dei tuoi intellettuali non ne conosco manco uno. Mi sento un ignorante totale. E comunque Mimmo… guarda, è un caso a parte. È innamorato de I soliti idioti e ha visto il film trenta volte.»
Poi scattò la furia su Frank Matano:
«Io Frank Matano lo sparerei. Mi sta sul cazzo da quando faceva quegli scherzi telefonici del cazzo. Ora fa Italia’s Got Talent. Ogni volta che lo vedo, mi pare un idiota completo. Spero che a nessuno di voi piaccia. Ciao. Ciao. Ciao.»
Sandrino, imperturbabile, lo stuzzicò:
«Beh Cust, a me Frank Matano fa ride. È lui che regge Italia’s Got Talent. E poi dai, ci tocca guardarlo ogni tanto… non è malaccio.»
Il Custode incassò, ma rilanciò:
«A vent’anni non guardavo ste cazzate. O forse guardavo di peggio. Boh.
Tu, Sandri, a vent’anni ti vedevi il cinegiornale e godevi per la liberazione di Parigi.»
Poi, nostalgia nerd:
«A vent’anni stavamo da Sam a comprare giochi pirata per l’Amiga 500. O forse era il Commodore… o il PC. Che tempi.»
Ma la vera notizia del giorno arrivò improvvisa.
«Signori… i carabinieri sono appena arrivati in azienda. Sotto la Porsche del mega-capo, hanno trovato una molotov.»
Silenzio.
«Sì, sì. Proprio sotto la Panamera, nel parcheggio interno. Uno è entrato, in pieno giorno, ha messo una molotov e se n’è andato. Io… io non so se c’entra qualcosa con lo sgarro che ho trovato sulla mia macchina. Però da domani mettono le telecamere. E io dico: ma vaffanculo, le potevate mettere prima!»
Sandrino non perse tempo a riderci su:
«Custode, non è fantasia. È tutta colpa tua. Per loro sei lo straniero misterioso. Ti vedono uscire, con gli occhialetti… pensano: “È un sicario. Addestrato dal Mossad. Fa la ronda. Conosce il Krav Maga.”»
Il Custode ascoltava in silenzio, mentre lo spettro della paranoia si faceva largo tra le spedizioni e le consegne.
«È te che cercano. Sei… il Custode.»
23 aprile 2015 – Al cinema non si aspetta nessuno
Sandrino mandò il messaggio con tono risoluto, di quelli che non ammettono replica:
«Eh Rocco, io al cinema ci arrivo alle otto meno dieci. Se non trovo nessuno, entro. Non è che mi metto ad aspettare fuori come un cretino, capito?»
Chiaro, secco, pragmatico. Il cinema non aspetta, e neanche lui.
Rocco rispose con la pacatezza di chi deve incastrare la vita familiare tra gli Avengers e la pappa del pupo:
«Vai tranquillo, Sandrì. Sistemo Leo con la cena e arriviamo. Dovremmo essere lì per le otto e cinque, più o meno.»
Il piano era fatto. Il ritardo pure. Ma tanto, si sa: in queste serate, il vero spettacolo comincia prima dei titoli di testa.
24 aprile 2015 – Ultron, Ikea e politica
Il giorno dopo il cinema fu un campo minato.
«Seguaci di Ultron, buongiorno. So’ in ritardo e devo passare a prendere qualcuno… ma chi cazzo era?» bofonchiò il Custode, già esausto prima delle otto.
Poi partì il massacro.
«Raga… il film di ieri era una merda.»
Sandrino non usò mezzi termini. «Cani, bambini, fidanzamenti, storie d’amore stracciapalle. L’unica storia che mi interessava era Hulk che cambia colore e sfonda la f… lasciamo stare.»
Rocco cercò di difendere almeno la scena di Iron Man che mena Hulk. «Divertente, dai. Tipo quando Hulk menava Loki.»
Ma Sandrino rincarò: «Ma che divertente? Diecimila pugni tipo Ken il Guerriero, e voi che vi squarciavate la gola a ride. Checche impazzite!»
Il Custode rimase perplesso:
«Ma Sandri… che ce facevi al cinema con le femmine? Già lì capisci che il film è sospetto.»
E la serata si chiuse così: Veronica incazzata perché Rocco le aveva detto “serata solo maschi”, ma al cinema c’erano pure le tipe.
«M’ha fatto un culo che non ti dico. La prossima volta voglio la lista degli invitati in anticipo.»
Intanto, qualcuno avvistava la locandina di Age of Ultron alle terme.
«Peccato che sia una merda. Non ci vado.»
Passando a temi pratici, Custode comunicava trionfante:
«Ho scampato Ikea a Salerno. Sapete come? Lavoro!»
Segue riflessione filosofica del Custode:
«Meglio 50 euro di spedizione che tre ore col culo sudato sulla Salerno. Il mio scroto è appeso da tempo in bacheca, mi saluta ogni volta che ci passo.»
L’apice lo toccarono con le bomboniere.
«Vi ricordate la mia? No? Meglio. Perché è un portascroto lavorato a mano, lavorazione Caponetto. E ci tengo a precisare!»
Cambio di scena:
«Ragazzi, mi hanno confermato: parlerò in Cassazione il 12 maggio. Con una senatrice. Sull’affido condiviso.»
«Complimenti!»
«Bravo Rocco!»
«Grande!»
«Io voglio farti da portaborse. Lavoro solo martedì, mercoledì e giovedì. Lun e ven liberi. Sabato e domenica non rispondo nemmeno ai messaggi.»
«Va bene,» concluse Rocco. «Tanto farò il parlamentare solo per avere tempo libero e giocare ai videogiochi.»
E nessuno ebbe nulla da obiettare.
25 aprile 2015 – HD e strade vuote
«Buongiorno e buon 25 aprile a tutti voi. Le strade sono deserte… qui in Calabria.»
Il Custode, solo nel nulla festivo, sembrava il protagonista di un film post-apocalittico. Solo che invece di zombie, c’erano solo serrande abbassate e silenzi lunghi.
Poi all’improvviso, l’esclamazione mistica:
«Oh mio Dio!»
Seguita da un altro:
«Oh mio Dio!»
Sandrino aveva appena condiviso un video.
Il Custode lo guardò e strabuzzò gli occhi.
«Ma Sandri… ma c’avevi già la videocamera in HD? Per la miseria! Sembrano di qualità elevatissima.»
Pausa.
«Ah… ritiro tutto. Sul mio schermetto da quattro pollici sembravano definitissimi. Poi ho visto bene. Vabbè.»
E con questo, anche il 25 aprile ebbe il suo momento di verità digitale.
28 aprile 2015 – Contratti ballerini
«Salve, silenziosi…» esordì il Custode, con voce da reduce, mentre tornava a casa.
«Questi giorni stiamo facendo i botti. E voi direte: “Perché sei contento se stai facendo i botti?”
Perché se vendiamo, mi tengono. E tra pochi giorni mi scade il contratto… e non so ancora di che morte morire.»
Sandrino, pragmatico:
«Ma Cus, nemmeno una voce di corridoio sul rinnovo?»
Rocco sbuffò:
«Secondo me non ti diranno niente. Ti lasciano così, in apnea, a galleggiare nel nulla contrattuale.»
Poi aggiunse:
«Scusate se non mi sono fatto sentire, ma sto facendo orari da 8 alle 8. Ieri. Oggi. Domani pure: Frosinone e poi Roma. Che palle.»
Il Custode provò a scherzarci sopra:
«Rocchino, sei come l’otto alle otto!»
Pausa.
«Vabbè… pessima. Davvero pessima.»
Poi tornò serio.
«Mimmo e Marcello fanno i simpatici: “Eh, stanno arrivando gli ultimi giorni, chissà se lo teniamo…” Mi prendono per il culo, ma io ci spero. Il lavoro c’è. Il casino pure. Mi sto facendo un mazzo così. Penso che servo. Il problema è che mi tengono sempre così: tre mesi alla volta. Rinnovo, firma, ciao.»
Sospirò.
«Non voglio il tempo indeterminato, ma porca puttana, almeno qualcosa di più stabile. Devo affrontare un matrimonio… magari mi servisse un prestito? Come lo giustifico? Con la busta da tirocinante?»
Un attimo di silenzio, poi:
«Sto sempre alle spalle di Luisa, che ha il contratto serio. Io invece sono quello che fra tre mesi potrebbe rimanere con un pugno di scuse. Però va bene così, dai. Mimmo dice che sono insostituibile. Olè.»
29 aprile 2015 – Testimoni veri, regali falsi
Il discorso deragliò verso i testimoni e i regali di matrimonio.
«Io direi 250 euro,» propose uno.
«No, ma siamo testimoni finti!» protestò Sandrino. «Come a quello di Rocco. Cinque testimoni? Ma che è, un reality show? Io al mio matrimonio ne voglio due, massimo. Uno è mio fratello. Poi? Chi scelgo, te o Rocco?»
«Mandaci affanculo entrambi,» suggerì il Custode. «E ci piazzi caccabrini.»
Si parlava di bonifici, tavolini in rattan, cifre familiari e quote da mantenere:
«Io metto 250, Veronica quello che le pare. Andiamo sui 300-350. Ma se voi mettete 700 euro, fate la figura dei Paperoni e io del poveraccio.»
«Ma io 700 euro li vorrei pure mettere!» rise il Custode. «Peccato che siano il mio intero stipendio.»
Poi il colpo di scena.
«So perfettamente chi saranno i miei due testimoni. Ma non ve lo dico. Che si dia inizio al toto testimone!»
E giù battute:
«Saranno veri, non finti.»
«Saranno due, non quattordici.»
«E che siano portascroti d’onore!»
Intanto, sul fronte nerd, Sandrino e Rocco svisceravano amori videoludici:
Xenoblade Chronicles, ambientato sul corpo di un dio, era una figata pazzesca.
Zelda: Wind Waker HD trasudava poesia da cartone animato.
«Un po’ Miyazaki, un po’ Nintendo. Mi piace,» disse il Custode. «Ma gioco a mozziconi. A mezzanotte, scatta l’otturatore e… ciao pisello.»
«Benvenuto nel mondo reale,» rise Sandrino. «Allena pure lui a lavorare sotto stress.»
Infine, il Custode confessava tra caffè, taglio di capelli e cena pronta:
«Ragazzi, mi sa che faccio fare tutto a Luisa e sua madre. Io non decido un cazzo. Lo so, è sbagliato. Ma almeno non mi rompono i coglioni.»
E Rocco chiudeva con la sua bomba:
«Mi hanno confermato come relatore in Cassazione, con una senatrice, per proporre una modifica di legge. Io? Cagato sotto. Ma se tutto va bene… divento potente. E mi ricorderò di voi.»
Forse.
30 aprile 2015 – Il paraculo di Cetraro
«Buongiorno Sandrino, buongiorno Rocchino!»
Il Custode, fresco di caffè e capelli tagliati, si presentava al mondo con la faccia rilassata e la pappa già pronta.
«Sì, lo ammetto, sono un paraculo. Ma anche Luisa è una paracula, eh! A lei fa piacere se non deve cucinare… perché se cucino io, si mangia acqua calda. Forse salata. Forse.»
Descriveva con dovizia il suo rituale quotidiano:
«Esco dal lavoro, mi fermo alle Delizie a Cetraro, caffettino… se mi sento in vena, cornetto alla marmellata. Se invece ho indoor cycling, solo caffè. Ieri niente palestra, quindi: caffè + taglio capelli + cena dai suoceri. Ebbene sì.»
Poi rispondeva al “dottor” Sandrino:
«Sì, lo so che dobbiamo fare le pubblicazioni. No, non so cosa cazzo siano. Ma Luisa mi ha detto che si fanno otto mesi prima, quindi le facciamo a settembre. Come la cugina sua, che si sposa il 23 agosto. Che culo… in giacca e cravatta a Ferragosto, mortacci sua.»
Nel frattempo, Sandrino cercava tracce di Rocco.
«Oh, ma che fine ha fatto?»
Il Custode intervenne subito:
«Rocchino sta facendo i botti. Otto-otto, tipo turno da fabbrica post-apocalittica. Ma la verità è che vuole conquistare il mondo. La versione realistica? Diventerà un magnate e a noi non ci filerà neanche per sbaglio.»
Sandrino annuiva amareggiato:
«Eh certo. Amici, amici… poi al momento buono: “Ma chi te conosce?”»
«Sandrino chi? Custode che? Ma chi li ha mai sentiti nominare?»
E già si immaginavano le interviste su SkyTgStoria con l’ex compagno di banco del futuro Rocco Ministro:
«Sì, ci conoscevamo. Poi si è montato la testa. Già allora lo chiamavano “Il Tirchio”.»
Risero. Ma sotto sotto, un po’ ci credevano davvero.