Alba sul Corno Grande: 7 velletrani, -10 gradi e una coperta spaziale

“Andiamo a vedere l’alba sul Gran Sasso!” mi dicevano una settimana fa i miei amici.
Un’idea romantica, poetica, quasi spirituale.
E invece si è rivelata una prova di sopravvivenza che Bear Grylls levati proprio.

Campo Imperatore, mezzanotte

Di solito, se cercate “alba sul Gran Sasso” su internet, trovate foto da Campo Imperatore, o magari da Rocca Calascio. I più audaci forse si spingono fino al Monte Aquila.
Ma noi no.
Noi, sette velletrani DOC, la vogliamo dalla cima.

2912 metri
(Duemilanovecentododici metri sul livello del mare)
Oppure l’anno in cui finalmente scaleremo il monte Olimpo su Marte.

L’alba la vogliamo dal Corno Grande, la vetta più alta degli Appennini continentali.

In cammino… o quasi

notturna al corno grande 2
in cammino

E così, di buona lena, dopo aver fatto una minuziosa lista dell’abbigliamento da portare per non morire di freddo, ci mettiamo in macchina alle 22:00 per arrivare intorno a mezzanotte a Campo Imperatore.
Vi avrei voluto far vedere le nostre facce dopo che, aperti gli sportelli delle macchine in cui echeggiava ancora la radio, il vento ci strappa dalle mani le porte e ci stritola in una morsa di freddo sconosciuto alla natura umana e a tutto il creato!
Tempo 2 secondi e comincio a tremare tanto da chiedermi se forse non sia il caso di rimanere in macchina, quindi esco prendo lo zaino lo apro batto i denti sfilo i pile indosso i pile metto un windstopper batto i denti metto un altro wind stopper metto la lampada frontale batto i denti chiudo la zaino metto il cappuccio metto un pile sul collo batto i denti le gambe le braccia la schiena l’anima e l’anima dei …… di chi mi ha fatto venire là quando la visione del letto di casa era diventato il nirvana!

L’escursione più maschia del mondo

Camminando il freddo passa.
Si sbloccano anche le prime battute goliardiche (maschiliste, dai, ma quelle che ti fanno ridere quando c’hai le mani congelate e la frittata nel panino).
Tra una miccetta tra le gambe di Vynce e un morso alla frittata con la cipolla, saliamo.

fino a che..

Il bivacco Mazza (cronache di una quasi ipotermia)

notturna al corno grande
il bivacco Mazza

… intorno alle 03:30 arriviamo alla base del “ghiaione”, un immensa salita che porta alla cresta e quindi alla vetta.

E’ troppo presto però, da qui ci vuole un’oretta per arrivare alla meta, con un’ora di anticipo sull’alba ed il pericolo di morire assiderati nell’attesa. Decidiamo quindi di bivaccare in un punto poco ventoso ed aspettare un’oretta riposandoci.

  • dopo 10 minuti comincio ad avere freddo
  • dopo 15 minuti comincio a tremare dal freddo
  • dopo 20 minuti ci mettiamo tutti vicini per scaldarci l’uno con l’altro
  • dopo 30 minuti si alza il vento e mi chiedo chi cazzo me l’ha fatto fare
  • dopo 35 minuti cominciano gli effetti del principio di ipotermia, comincio ad immaginarmi mentre gli altri mi dicono “non devi dormire”, “non chiudere gli occhi” “ripeti il numero del passaporto e rimani sveglio” etc etc

Cari lettori, faceva un freddo della madonna!

E’ Vincenzo a salvarci quando tira fuori (poi mi dovrà dire perchè non l’aveva fatto prima) una di quelle coperte termiche in alluminio che spesso usano per soccorrere i naufraghi. Un fazzoletto di 2 caldi metri quadrati che ci salva da morte certa.

Questo posto sarà per sempre ricordato come:

Il Bivacco Mazza™

dove Vincenzo salvò la vita di tutti noi e da dove qualche minuto dopo i sette quasi congelati ma risollevati escursionisti si apprestarono a raggiungere l’alba sul Corno Grande.

Mi chiedo i miei compagni cosa abbiano pensato in quei momenti, avevano freddo come me? Volevano tornare indietro o proseguire comunque? Vi invito a scriverlo nei commenti miei cari!!!!

Alba sul Corno Grande

Raggiungiamo la vetta giusto in tempo per vedere l’alba sull’Adriatico.

Sì, bellissima. Ma alla fine quello che resta davvero è il viaggio, il freddo, le risate, l’impresa.

Chi va in montagna lo sa: quando raggiungi la vetta, subentra la depressione da discesa, quel vuoto che ti spinge già a pensare alla prossima scalata.

Prossima tappa? Himalaya!

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