Finalmente il sole!
…e venne il sole!
La temperatura passa dai 10 ai 18 gradi centigradi, non dobbiamo più portare pile o felpe, gli uccelli cantano e finalmente scopro che anche il cielo d’Alaska è azzurro!
All’inizio pensavo che non fosse separato dalla terra, bianco sopra e bianco sotto con qualche spruzzata di verde qua e là… e invece oggi cambia tutto!
A partire dalla colazione a base di omelette (con quattro uova), funghi e pancetta.
La nostra meta è Homer, ultima città raggiunta dalle strade, occupata per tre quarti da piazzole per camper. Pezzi di ferro che deturpano il paesaggio da quando siamo arrivati in questo Stato.
Sembra che questo sia il paradiso dei camperisti, un po’ come la Germania da noi…
Io non riesco a capire questo modo di viaggiare, ma devo dire che qui lo fanno con stile: enormi macchine che a volte raggiungono la dimensione di autobus. Ci sono roulotte trainate da camion, e i più chic girano con rimorchi vintage in alluminio satinato e bulloni a vista.
Ore 23:32 (orario palindromo, molto pericoloso)
Ma la giornata era iniziata troppo bene per concludersi positivamente…
Quello che sto per raccontarvi è tutto vero.
In questo momento sono le 23:32 (e manco a farlo apposta è un orario palindromo e composto dal 23… molto pericoloso).
Siamo chiusi in stanza e abbiamo barricato la porta con due valigie.
Oltre a noi ci sono altre due famiglie al piano di sotto e una strana vecchia che dorme nella stanza accanto.
Bay Avenue Bed & (Bad) Breakfast
Quando arriviamo, nel pomeriggio, ci accoglie la proprietaria Lori e un tipo con un tic all’occhio che poi non rivedremo più (non ancora almeno).
Lori ci dice che la stanza non è pronta, e quando ci vede in tre sembra preoccupata.
In faccia è rossa e ci prega di tornare più tardi per darle modo di sistemare l’alloggio.
Usciamo, visitiamo la città, e verso le 19 torniamo al B&B.
Lori non c’è. Le famiglie sotto stanno cucinando nella sala comune e ci danno un numero per chiamarla, ma non risponde.
Con ancora le valigie in macchina, decidiamo di andare al supermercato e comprare un granchio reale, da cucinare bollito (o meglio: che Davis cucinerà bollito).
Verso le 20 torniamo. Lori è ancora scomparsa. La chiamo di nuovo: mi risponde una voce femminile biascicata, che ride a tratti. Non capisco lei, lei non capisce me, e attacco.
L’inizio dell’incubo
Decidiamo di occupare l’unica stanza libera, con due letti singoli.
Scendiamo in cucina per preparare il granchio. Ci sono un uomo e una donna silenziosi, seduti al computer, non parlano e non ascoltano.
Poi arriva Lori. Comincia a confabulare con i due, sembra parlare male di noi.
Chiara le chiede se c’è qualcosa che non va. Lori la fa salire con sé, piange e dice che il marito l’ha lasciata.
Chiara torna giù e mi racconta la scena. Salgo per capire.
Trovo Lori nella nostra stanza, con tutte le lenzuola per aria, completamente sconvolta e ubriaca.
Sta cercando di unire i due letti singoli, piangendo e dicendo che queste cose le faceva il marito, che lei non è capace.
Poi mi guarda e mi urla:
“È un problema se piango? EH? È UN PROBLEMA?”
“No no, piangi pure…”
E tento di avvicinarmi per aiutarla.
Errore fatale.
Va fuori di testa, mi intima di uscire:
“Se avete prenotato un cazzo di letto doppio, è un cazzo di letto doppio che dovete avere! Non un cazzo di letto matrimoniale!”
Sale anche Chiara, attirata dalle urla. Lori comincia a sbavare, si ingobbisce, entra nel ripostiglio per prendere coperte.
Poi torna in camera, farfuglia, torna nel ripostiglio.
Chiara riesce a parlarle, io no:
“STAI INDIETRO, VATTENE!”
Granchio reale, schiuma alla bocca e tensione
Scendiamo di sotto, sperando smaltisca la sbornia.
Le due famiglie giocano a carte, come se nulla fosse.
I due tizi al computer? Ancora lì. Silenziosi.
La cena è pronta, ma nessuno riesce a godersela.
Dopo mezz’ora Lori scende. I due tizi le si avvicinano, la confortano, la salutano.
Erano suoi amici, e hanno assistito a tutto senza dire una parola.
Ci lasciano soli con lei.
Lori prende una chela, comincia a masticarla in piedi, accanto a noi:
“Mio marito è un pescatore di granchi reali… è da tanto che non ne mangiavo…”
Lascia la chela mezzo masticata sul nostro tavolo. Comincia a girare per la stanza.
Noi sparecchiamo, laviamo i piatti, proviamo a salutarla.
Lei vuole parlare: ci dice a che ora sorge il sole, a che ora si serve la colazione, di non fare rumore, di spegnere le luci…
Ore 00:28
Sono le 00:28.
La porta della stanza è sbarrata con due valigie.
L’unica via di fuga è la finestra.
Se domani non vedete il mio blog aggiornato…
sapete dove siamo.
La casa del terrore si chiama “Bay Avenue Bed and Breakfast”.
Incrociate le dita per noi.