La sconfitta di oggi ha un sapore talmente amaro che mi rimarrà appiccicato per tutta la vita.
Non ho catturato neanche un salmone, neanche un pesciolino come quelli presi da Davis e Chiara, che almeno qualcosa hanno tirato a riva!
Mike e Alan oggi ci hanno scarrozzato sul fiume Gulkana, fermandosi di volta in volta nei pressi degli “spot” che in genere sono ricchi di salmoni. Il fiume era abbastanza calmo e sulle sponde ci osservavano appollaiate numerose aquile americane dalla testa bianca, enormi uccelli che prima d’ora avevo visto solo negli zoo!
Il primo spot serve per farci prendere confidenza con le canne da pesca, e Mike ci insegna i rudimenti della pesca a mosca. Dal secondo spot si fa sul serio, e passiamo circa mezz’ora a gettare l’amo al centro del fiume, per poi farlo scorrere con la corrente sperando che qualcosa abbocchi.
Ma niente. Neanche un’alga o una scarpa bucata tiriamo su. Per cui ci spostiamo al terzo spot, dove finalmente, dopo un’ora di tentativi, riesco a prendere il mio primo salmone all’amo!
Tira forte il maledetto, e poco pratico sul da farsi alla fine non riesco a trattenerlo e si libera.
Fantastico, capisco che posso farcela. Dopo nuovi consigli di Mike, riprovo per un’altra oretta, fino a quando la mia lenza si blocca e comincia a pesare come un macigno. All’inizio penso che l’amo si sia incagliato in qualche sasso, ma poi l’acqua comincia a gorgogliare e mi sento tirare via la canna dalle mani.
Un salmone gigante ha abboccato.
Ha abboccato alla mia esca.
Questa volta seguo i consigli di Mike e do filo al pesce per farlo stancare. Mi strattona come un forsennato, salta fuori dall’acqua come fossimo in una scena di Sampei, dove ad un certo punto il salmone viene bloccato con un fermo immagine e sotto gli compare la scritta:
King Sorabaki
Alaska Great Salmon
Il maledetto si immerge di nuovo, e il mulinello della cannaccia da pesca che mi ha dato Alan non regge il colpo. Cede filo e Sorabaki si allontana.
Il braccio destro comincia a farmi male, ma non mollo.
Comincio a far girare in senso inverso la carrucola. Faccio così per un secondo e poi mollo. Continuo a questo ritmo per un minuto e sembra che il pescione voglia darmi una tregua.
Si avvicina.
Il braccio brucia per la tensione. La canna è piegata in un arco che sembra spezzarla, ma ormai la distanza che ci separa è di soli cinque metri. Decido di forzare. Devo sollevarlo.
Sorabaki capisce.
Ricomincia a scuotersi nell’acqua con una violenza micidiale. È il momento della verità.
Afferro la canna con due mani come fosse uno spadone medievale e la tiro indietro per il colpo di grazia.
Sorabaki è fuori. Lo vedo. È enorme.
Mi guarda negli occhi, schizzando acqua dappertutto in un ultimo folle tentativo di liberarsi.
E in quello sguardo colgo il segno della mia sconfitta.
Durante il duello mi ha trascinato lontano dalla riva. Solo ora mi accorgo di essere con le gambe nel fiume, mezzo metro d’acqua che mi ricopre. La corrente è forte. Non è possibile pensare contemporaneamente all’equilibrio e al mostro marino.
Ce l’ho davanti, che si scatena in salti mortali e giravolte, finché alla fine… ce la fa.
Mi è sfuggito. Ho fallito.
Sorabaki non è un salmone che possa essere pescato da un principiante.
Ti ricorderò per sempre, Grande Re del Gulkana.
Le nostre guide? Una barzelletta americana
Mentre lottavo per la vita, le nostre due guide dormivano nel gommone.
Due tipi abbastanza strambi.
- Alan, il proprietario: oversize, tipicamente americano. Ha dato del comunista a Obama per tutto il tempo e, dopo averci detto di stare attenti a non cascare nel fiume, è caduto tre volte, bagnandosi dalla testa ai piedi.
- Mike, camicia a quadri e cappello da cowboy: la nostra “guida esperta” di pesca, che si è quasi amputata una mano cercando di liberare un amo incastrato in un albero, mentre volteggiava la canna.
Tedeschi vincitori, ma noi abbiamo l’arrosto
Per finire in bellezza, i nostri due amici tedeschi sono tornati a casa con ben sei salmoni.
Rifiutiamo, per salvaguardare quel poco di onore che ci rimane, la loro offerta di regalarcene uno per la cena.
Davis stasera cucina l’arrosto avvolto nella pancetta.
Non vogliamo sentire parlare di pesci per almeno un paio di giorni.
Ahahah il miglior post della serie! Bravo Alex! 😉
Che onta…da due crucchi!!!!
davvero bellissimi sia il racconto che l'esperienza!