Notturna al Corno Grande

..andiamo a vedere l’alba sul Gransasso mi dicevano una settimana fa i miei amici, così giusto per concludere bene una settimana e fare qualche foto in allegra compagnia!
Di solito quando andate su internet e cercate “alba al gransasso”, trovate simpatiche foto da Campo Imperatore o al massimo da Rocca Calascio, tiè forse qualcuno si spinge pure sul Monte Aquila ma lì siamo proprio al limite!
Noi invece, 7 Velletrani doc, no, non ci stiamo.
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Oppure l’anno in cui finalmente potremo scalare il monte Olimpo su Marte.
L’alba noi la dobbiamo fotografare dal Corno Grande, la vetta più alta degli Appennini continentali!

notturna al corno grande 2
in cammino

E così, di buona lena, dopo aver fatto una minuziosa lista dell’abbigliamento da portare per non morire di freddo, ci mettiamo in macchina alle 22:00 per arrivare intorno a mezzanotte a Campo Imperatore.
Vi avrei voluto far vedere le nostre facce dopo che, aperti gli sportelli delle macchine in cui echeggiava ancora la radio, il vento ci strappa dalle mani le porte e ci stritola in una morsa di freddo sconosciuto alla natura umana e a tutto il creato!
Tempo 2 secondi e comincio a tremare tanto da chiedermi se forse non sia il caso di rimanere in macchina, quindi esco prendo lo zaino lo apro batto i denti sfilo i pile indosso i pile metto un windstopper batto i denti metto un altro wind stopper metto la lampada frontale batto i denti chiudo la zaino metto il cappuccio metto un pile sul collo batto i denti le gambe le braccia la schiena l’anima e l’anima dei …… di chi mi ha fatto venire là quando la visione del letto di casa era diventato il nirvana!

C’è da dire che cominciando a camminare il freddo non lo senti più, anzi, ti lasci andare anche a sane battute maschiliste che durante la marcia non fanno mai male, per cui la passeggiata assume quell’aspetto goliardico e sportivo che poi ha convinto tutti noi ad effettuare l’impresa!
Tra una miccetta in mezzo alle gambe di Vynce ed un mozzico al panino con frittata e cipolla saliamo

fino a che..

notturna al corno grande
il bivacco Mazza

..intorno alle 03:30 arriviamo alla base del “ghiaione”, un immensa salita che porta alla cresta e quindi alla vetta.
E’ troppo presto però, da qui ci vuole un’oretta per arrivare alla meta, con un’ora di anticipo sull’alba ed il pericolo di morire assiderati nell’attesa. Decidiamo quindi di bivaccare in un punto poco ventoso ed aspettare un’oretta riposandoci.
dopo 10 minuti comincio ad avere freddo
dopo 15 minuti comincio a tremare dal freddo
dopo 20 minuti ci mettiamo tutti vicini per scaldarci l’uno con l’altro
dopo 30 minuti si alza il vento e mi chiedo chi cazzo me l’ha fatto fare

dopo 35 minuti cominciano gli effetti del principio di ipotermia, comincio ad immaginarmi mentre gli altri mi dicono “non devi dormire”, “non chiudere gli occhi” “ripeti il numero del passaporto e rimani sveglio” etc etc, cari lettori, faceva un freddo della madonna!
E’ Vincenzo a salvarci quando tira fuori (poi mi dovrà dire perchè non l’aveva fatto prima) una di quelle coperte termiche in alluminio che spesso usano per soccorrere i naufraghi. Un fazzoletto di 2 caldi metri quadrati che ci salva da morte certa.
Questo posto sarà per sempre ricordato come il “Bivacco Mazza”, dove Vincenzo salvò la vita di tutti noi e da dove qualche minuto dopo i sette quasi congelati ma risollevati escursionisti si apprestarono a raggiungere l’alba sul Corno Grande.

Mi chiedo i miei compagni cosa abbiano pensato in quei momenti, avevano freddo come me? Volevano tornare indietro o proseguire comunque? Vi invito a scriverlo nei commenti miei cari!!!!

L’alba sull’Adriatico è stata decisamente bella, ma alla fine è il percorso fatto per raggiungerla che ricorderemo, in montagna quando si raggiunge la vetta si viene poi colti da una sorta di depressione da discesa che si insinua dentro e ti chiede di eliminarla con una nuova ascesa.

Qua bisogna tornare sull’Himalaya!!!!

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