Harding Icefield Harding Icefield

Whittier: il sogno della chiatta e l’incanto dell’Harding Icefield

La traversata verso Whittier

Ci imbarchiamo in una specie di chiatta traballante da due posti auto, ma alla fine la occupiamo solo noi. Ci viene il dubbio che ci sia qualche altro modo – probabilmente più usato da turisti e locali – per attraversare lo stretto che separa Whittier da Valdez

Il capitano rimane chiuso nella cabina e non ci saluta, mentre i due marinai che fanno da equipaggio mollano gli ormeggi e preparano l’imbarcazione al viaggio.

C’è una sottilissima bruma che taglia a metà il cielo. L’acqua è talmente piatta da sembrare olio, la barca sembra appoggiarvisi sopra senza fatica e procede verso una nebbia fittissima che si avvicina lentamente a prua.

Sono le sette del mattino e accanto a noi partono gli ultimi pescherecci ritardatari per la pesca all’halibut, che presto vengono ingoiati nel bianco nulla e spariscono alla nostra vista.


Il sogno dell’affondamento

Sulla chiatta non c’è molto da fare: sei o sette metri di passeggiata contro l’alternativa di rimanere in auto.
I marinai si sono rintanati nella cabina del capitano e il paesaggio non cambia, per cui ci addormentiamo in macchina, sotto il ronzio costante del motore…

Vi capita mai di sognare qualcosa di specifico, tipo un rumore, e poi svegliarvi di colpo scoprendo che quel rumore viene da una fonte esterna? Bene.

Io stavo sognando di traballare, quando, svegliatomi all’improvviso, mi accorgo che dentro la macchina si muove tutto pericolosamente, e guardando fuori vedo alternarsi il mare e il cielo.
La chiatta sembra affondare.

I due marinai hanno indossato i giubbotti salvagente e si buttano a mare, il capitano ci fa cenno di uscire dall’auto e noi subito apriamo le portiere e ci buttiamo fuori in mezzo all’acqua che ha invaso il ponte.

Due megattere ci nuotano a fianco ed è come se stessimo navigando nello stretto spazio che le separa.
La chiatta si impenna e la nostra auto finisce in mare, mentre noi ci aggrappiamo a quello che troviamo


DLIN DLON

DLIN DLON:
È il capitano che vi parla, alla vostra destra potete vedere dei simpatici leoni marini che dormono su uno scoglio!

Quel DLIN DLON, proveniente da un megafono sopra la mia testa, mi fa svegliare di colpo e ritornare alla realtà.
La triste realtà di un capitano stronzo che mi ha svegliato per una cavolata del genere, e la triste realtà che questo è il secondo giorno consecutivo di tempo pessimo.

Non si vede niente oltre i 100 metri, piove a dirotto, e il tragitto in barca fino a Whittier, che doveva essere bellissimo, si è invece concluso in otto ore di dormiveglia, con quel DLIN DLON che suonava anche quando un gabbiano ci volava sopra la testa…


Harding Icefield Trail

Di norma, il pomeriggio esce sempre il sole durante queste giornate, e anche oggi non è da meno.

Per cui mi concedo l’Harding Icefield Trail, un lungo trekking con ben 1000 metri di dislivello, che mi porta sulla sommità di questo ghiacciaio, credo il più grande del Nord America.

regna un silenzio talmente etereo che mi sembra di sognare, di nuovo…

continua…

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