Ascoltate l’inno alla Virgo Fidelis!
In una luce fulgida di fiamma, com’ali bianche nell’azzurro ciel, al tuo trono corrusco, o dolce Mamma, sale il palpito del figlio tuo fedel.
CAPITOLO 3 – Devi chiedere il permesso anche per respirare
Questo è l’Inno alla Virgo Fidelis, la Patrona dell’Arma dei Carabinieri. Nella caserma Pepicelli di Benevento, lo cantiamo ogni giorno, a ritmo e con convinzione. Anche le canzoni militari fanno parte dell’addestramento: servono a creare spirito di corpo, identità collettiva, e a cominciare quel processo graduale di annullamento dell’individuo.
Il gruppo, l’affiatamento, il dolore. Sono queste le cose che già dal primo giorno cercano di marchiare indelebilmente nelle nostre teste, ancora sopite dalla vita al di fuori di questo microcosmo.
La sveglia, i bagni e il cubo perfetto
La giornata inizia prima dell’alba. Adunata sotto le camerate, tutte le mattine alle 07:00 in punto.
La giornata inizia prima dell’alba. L’adunata è alle 7:00 in punto, ma io imposto la sveglia alle 5:30. Al secondo piano della nostra camerata siamo in almeno 100, con un bagno che non basta mai per tutti.
Sveglia anticipata significa:
- Lavarsi prima degli altri
- Evitare la ressa
- Avere il tempo per fare il cubo

Cos’è il cubo? È l’arte militare di piegare le coperte intorno al cuscino fino a formare un parallelepipedo perfetto, con angoli netti e linee precise. Se il cubo non è impeccabile, sei punito. E le punizioni non sono simboliche: bagni da pulire, corvè in cucina, turni extra.
Marcia, gelo e disciplina totale
Arrivano quindi le 07:00 e siamo tutti inquadrati in formazione nel piazzale, con la neve che ci sferza in attesa che il maresciallo, comandante del plotone, ci autorizzi a marciare verso la mensa. E qui ognuno, a turno, ripete la solita frase:
“Allievo Carabiniere tal dei tali 1ª compagnia, 2° plotone, 3ª squadra… chiede il permesso di entrare a mensa! Chiede il permesso di uscire dalla mensa, di andare in bagno, di starnutire, di pensare, di rispondere ad una domanda, di respirare, di andare dal calzolaio!“
Per il calzolaio serve addirittura un permesso scritto.
Gli anfibi mi fanno un male cane e la suola dei mocassini è fatta di truciolato per cui è necessario rinforzarla con la gomma, ma anche per questo… ti serve l’autorizzazione..
Tutto è pensato per insegnarti una cosa sola: chiedi sempre il permesso. Esegui. Non discutere.
La routine dell’addestramento militare
Il primo mese: marce e scioglilingua
Le mattine del primo mese servono a forgiarci, le passiamo a marciare avanti e indietro nel piazzale sbattendo i tacchi affinchè il rumore prodotto segni la cadenza facendoci andare a tempo e salutando a destra e sinistra Colonnelli, Capitani, Marescialli, Brigadieri, Gatti, Piccioni e qualsiasi altra cosa respiri nel giro di 200 metri, perchè ci spiegano che anche i vermi sono più alti in grado di noi in questo posto!
A pranzo il rito si ripete, e il pomeriggio è di nuovo addestramento. Poi cena alle 18:30, seguita da una breve “ora d’aria” prima di rientrare in camerata.
Ma la giornata non finisce lì.
L’incubo dell’ispezione serale
Alle 22:00, quando pensi di poter finalmente dormire, arriva la prova finale: l’ispezione del maresciallo. Il Maresciallo passa in ogni stanza e se il nostro capocamerata non riesce ad esprimersi con lo scioglilingua più difficile che abbia mai sentito, ovvero nominando se stesso ed i nomi di ognuno di noi perfettamente ed atonamente, allora sono guai e la nostra stanza sale in cima alla lista di quelle che a turno devono pulire i bagni.
E i bagni, fidatevi, non li volete pulire.
Solo quando:
- I cubi sono perfetti
- Le uniformi sono piegate con precisione
- Gli anfibi brillano
- Le formule sono pronunciate correttamente
…allora possiamo disfare i letti e dormire.
Almeno fino alle 5:30 del mattino dopo.
Conclusione: ogni giorno una prova
In caserma impari presto una regola: devi chiedere il permesso anche per respirare. È dura, è frustrante, ma è così che ti trasformano da civile a militare.
In quel mondo, non sei più un nome, ma un numero, un ingranaggio. E ogni ingranaggio deve funzionare in silenzio, alla perfezione.
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CAPITOLO 3