Buongiorno Shiraz!
Oggi la tabella di marcia è serrata, ma siamo riposati e vediamo tutto a colori, compreso l’albero di cachi che troneggia al centro della nostra guest house.
Visto il poco tempo a disposizione (abbiamo un autobus a mezzanotte per Isfahan) utilizziamo la mattinata per visitare il santuario di Sayyed Mir Ahmad, in teoria non accessibile per i non musulmani ma dove riusciamo comunque ad entrare grazie al custode della tomba, che è ben felice di condividere con noi uno dei principali luoghi di culto sciiti.
Veronica qui deve indossare il chador, mi maledirà per il resto della vacanza lo so, ma potrà dire di aver visto la tomba di uno dei 17 fratelli dell’imam Reza!
Secondo un detto iraniano, una casa deve avere due cose: la prima è il Corano, la seconda è una raccolta delle opere di Hafez. Ci guardiamo in faccia e siamo d’accordo, non possiamo non visitare la tomba del mitico poeta!
Peccato che in confronto al mausoleo di prima questo sito sia meno entusiasmante, almeno per noi Europei che non conosciamo le opere del sommo, ma è bello vedere le famiglie persiane che qui si incontrano sotto gli agrumeti e passeggiano tra le fontane. È un’oasi di tranquillità che ci tiene lontani dal traffico e dal rumore, sospesi tra le note delle poesie che vengono diffuse dagli altoparlanti.
E poi venne Persepoli.
L’impero Achemenide, Dario, Serse, Artaserse.
Ogni Italiano è stato ore sui libri a studiare questo impero. L’ascesa e la caduta passando per le leggendarie battaglie di Maratona e Salamina, interrogazioni e compiti in classe che mi hanno lasciato per anni la curiosità di viaggiare e scoprire le vestigia di questo popolo.
Ed entrare dalla Grande Scalinata attraverso la Porta di Serse porta con se la stessa emozione che si ha quando si trova qualcosa che da tanto tempo stavamo cercando!
Aspettiamo qui il tramonto, e con il sole che cala sul Palazzo dell’Apadana non posso che interrompere il racconto di oggi.
Chissà chi saremmo oggi se i Greci non li avessero fermati.