Ci sono modi sobri per iniziare lo Shabbath a Gerusalemme. E poi c’è quello del signore vestito da cowboy bianco, che urla “SHABBAAAAATTTTH!” con la convinzione di un predicatore rock anni ’70. Questo diario racconta un venerdì sera nella Città Vecchia, dove l’aria sa di pietra arroventata, incenso e misticismo improvvisato.
Tra Muro del Pianto, saluti urlati al cielo e gatti che sembrano più spirituali di certi turisti, si apre un capitolo surreale, umano e caldo (in tutti i sensi). Il racconto segue l’arrivo nella città dei contrasti – e dei completi da Indiana Jones – accompagnati da una madre determinata e un’energia collettiva che si sente vibrare tra le mura antiche.
- Gerusalemmeeccomi di nuovo nella città dei gatti. Sempre con Roberta, che però questa volta è mia madre, alla ricerca io del completo da Indiana Jones, lei di un viaggio fuori…
- Shabbath.SHABBAAAAATTTTH, SHAALOM, SHABBATH, SHALOOOOOOM! erano queste le parole che un vecchio, vestito da cowboy, bianco dalla testa ai piedi, urlava davanti al Muro noncurante delle persone che gli stavano intorno,…