..i siti archeologici fuori Kathmandu non sono poi tanto diversi dalla Durbar Square delle capitale.
Interessante invece é assistere alle folli manovre dei tassisti in mezzo al traffico, alle auto quasi sempre contromano ed all’uso maniacale del clacson, utilizzato ininterrottamente da tutti gli automobilisti, anche in punti in cui non é necessario segnalare la propria presenza ai pedoni.
E’ pur vero che i Nepalesi sono secondi ai Cinesi, dove ho visto usare il clacson continuamente anche in autostrada senza macchine davanti o dietro..
La prima tappa di oggi é Patan, seconda cittá per grandezza dello Stato, che in realtá é unita a Kath, ma sembra non abbia importanza qui e gli abitanti si chiamano Patanesi al contrario degli altri che sono i Kathmundiani (occhio che le ho inventate queste parole).
Questa cittá é famosa perché qui Simone ha preso la quarta storta al piede sinistro, oltre al fatto che forse eravamo gli unici turisti in giro.. Facciamo le solite foto di rito per poi dirigerci verso la terza cittá piú grande del paese, Bhaktapur, i cui abitanti sono i Tapurensi.
Raggiungere questa localitá é piú impegnativo, infatti dobbiamo percorrere un’autostrada devastata ed a tratti in costruzione, dove autobus fanno inversione ad U, pedoni attraversano eroicamente ed una perenne nuvola di polvere aleggia su tutto complicando ulteriormente la tosse da smog che mi é venuta in questi giorni!
Il viaggio é stato un continuo alza-abbassa il finestrino per non morire di caldo o di silicosi, ma alla fine il nostro autista ci lascia alle porte di Bhak indenni e felici di scendere!
Bhaktapur é famosa perché l’ingresso al sito archeologico, alla Durbar Square locale, costa 750 rupie, ovvero 10 volte tanto gli altri siti.
Quando faccio al bigliettaio: “ehhhh? 750? ma che siete matti? Quello mi risponde “é un sito molto importante ne vale la pena”, mentre alcune balle di fieno stile Far West rotolavano sulla piazza creando un pô di movimento nella desolazione piú assoluta.
In realtá pure la Lonely Planet consigliava una visita qui, ma, é brutto a dirsi, quei soldi ci avrebbero permesso di visitare il luogo oppure di..mangiare, per cui vien da se che essendo ormai l’una e che il sole implacabile ci stava logorando, la decisione presa taglió la testa ai Tapurensi in onore dei prelibati cibi Khatmundiani!
I Tapurensi per vendicarsi ci spararono allora la modica cifra di 700 rupie per tornare a Kath in taxi. Vincenzo era per spenderle, io e Simone (mio fratello intanto era ancora in albergo, sotto shock per le pratiche religiose induiste) no, per cui, prossimi al litigio ma essendo 2 contro 1 ci incamminammo a piedi verso Kath! Non passó molto tempo che un ragazzino di 10 anni, salvatore di capra e cavoli, dalla porta di un autobus mi gridó: “Kathxzxxsnduuu, Khatjjyynxuu”, dandoci modo di salire e metterci comodi comodi in mezzo ad altri Nepalesi! Il ragazzino in questione scopro poi che fa parte dell’equipaggio in tutti i sensi.
Si preoccupa di ritirare i soldi del biglietto, alle fermate scende e grida ai passanti: “Kathxzxxsnduuu, Khatjjyynxuu, grtuidsxdd alababá” per convincerli a salire, blocca le macchine per far passare l’autobus, inveisce contro i pirati della strada e mille altre cose, il tutto dando una botta alla fiancata del mezzo per segnalare all’autista di rallentare, cosí che lui possa scendere e procacciare clienti, e 2 botte per segnalare all’autista di ripartire!
Mi é talmente simpatico, oltre a ricordarmi il protagonista di “the millionare” che quando arriviamo a destinazione gli lascio 100 rupie, speriamo che le spenda bene!
I prelibati cibi di cui parlavo prima sono la famosa pizza alla contadina e margherita del locale “Fire & Ice”, gestito da un’Italiana.
Ebbene si, mangiamo in una pizzeria Italiana. Dopo 2 settimane di Dhal Bat abbiamo bisogno di assaporare qualcosa di anche lontanamente simile alla nostra cucina! E cosí venne il pomeriggio, che ci vide impegnati nella visita dello stupa di Bodhnath.
Il grande edificio Buddista é pulito, ordinato e magnifico nell’elevarsi sopra la cittá.
E’ a pianta circolare, cosí che i fedeli possano percorrerlo in senso orario creando un vortice umano in continuo movimento, mentre gli occhi del Bhudda scrutano l’orizzonte imperturbabili! Dall’alto sembra che i monaci vestiti di porpora, percorrendo il tragitto all’infinito, vogliano scavare un solco sul terreno, le campane buddiste risuonano ovunque ed il mormorio dell'”Om Mani Padme Uhm” (“salve a te, gioiello nel loto”, ricordate cos’é questo gioiello? ve l’ho spiegato ieri!) avvolge tutto in un unico, compatto, sottofondo spirituale.
Peccato che ai miei compagni di viaggio non piaccia tutto ció, tant’é che quando scendo dall’edificio da cui avevo la visuale dall’alto, non li trovo piú.
Allora mi unisco al fiume porpora e comincio a girare anch’io intorno allo stupa, in cerca del Nirvana ed anche dei dispersi. Giro per un’ora, fino al crepuscolo, quindi siedo su uno scalino all’ingresso ma niente, mi hanno abbandonato. Torno da solo a Kath ma almeno ho provato l’emozione di camminare fianco a fianco di questi ordinati credenti, in uno dei posti piú sacri al Buddismo! Namaste Nepal!