Maggio 2016 – Consigli tech, pedalate e le epiche sfide digitali del Custode

Maggio è iniziato con Rocco che, in piena modalità “so tutto io”, mi dice: “Non installare iTunes sul PC”. Sembrava un avvertimento serio, di quelli che ti salvano la vita. Poi, nemmeno il tempo di fare mente locale, parte con un “forse iTunes sincronizza le foto tra dispositivi, ma non ti fa scaricarle… o almeno credo”. Una certezza durata quanto una bolla di sapone.

Complice la sua uscita, ho deciso di buttarmi su Dragon Age: Inquisition. Ci ho giocato tre, forse quattro ore. Niente da fare: dopo The Witcher 3 tutto il resto sembra una brutta copia. Dragon Age è scenografico, sì, ma alla lunga diventa monotono. Ti ritrovi a fare missioni una uguale all’altra, senza quella botta di adrenalina che ti tiene incollato allo schermo.

La sera mi sono dedicato a un’altra “grande” esperienza: la quarta puntata di 22.11.63, serie di J.J. Abrams tratta da Stephen King. Sulla carta, un colpo di genio: un uomo che viaggia nel tempo per fermare l’assassinio di Kennedy. In pratica, inguardabile. Scene lente, dialoghi che non portano da nessuna parte, e quella sensazione di “dai, succede qualcosa?” che ti accompagna dall’inizio alla fine. Eppure continuo a guardarla, perché ormai è come un cantiere in autostrada: lo sai che non ne vale la pena, ma non riesci a non curiosare.

Rocco, invece, ha iniziato The Royals, il festival dell’assurdo: regnanti inglesi finti, complotti veri, e un mix di storie talmente sopra le righe che sembrano scritte dopo una serata a gin tonic. Io mi sono limitato a fare il commentatore da bordo campo, infilando osservazioni ironiche su ogni svolta improbabile della trama.

Nel frattempo, il Custode combatteva guerre tutte sue. Prima con l’app della banca, che secondo lui aveva un pulsante “invisibile” che non trovava mai. Poi con il computer dell’ufficio, dove “sparivano” file (che in realtà infilava lui stesso in cartelle a caso). E infine con la connessione internet, che andava e veniva come le maree. Il momento più epico è stato quando, davanti a un modulo online, si è bloccato fissando lo schermo per cinque minuti buoni, come se fosse scritto in alfabeto sumero. Alla fine ha gettato la spugna e mi ha chiamato: “Vedi un po’ tu… io qua non ci capisco niente”.

Il 5 maggio il Custode rispolvera la bici. Pensava di fare un giretto “tranquillo” per riprendere il ritmo. Dopo due chilometri aveva già le gambe di pietra e il fiato corto lasciando la dignitài per arrivare fino alla fine, ma la dignità l’ho lasciata sull’asfalto.

Sul fronte videogiochi, ho messo mano a Uncharted 4. Graficamente impeccabile, dialoghi curati, scenari che ti fanno venir voglia di prendere un aereo e partire. Però, ogni tanto, sembra di essere in una visita guidata: “E ora a sinistra potete ammirare la cascata…” Per compensare, ho avviato Doom: nessun fronzolo, solo demoni da ridurre in poltiglia e fucili da pompare. Adrenalina pura e senza tempi morti.

L’8 maggio era giorno di elezioni. Il Custode mi manda una foto dal seggio e parte con un discorso infuocato sulle matite copiative. Secondo lui è tutto un complotto: “Con una gomma speciale cancellano e riscrivono quello che vogliono”. Ho preferito assecondarlo: quando parte così, non lo fermi più.

A metà mese è arrivato Overwatch. In ufficio e in chat non si parlava d’altro. Tutti a discutere strategie, a litigare su quale personaggio fosse “rotto”, a vantarsi delle proprie partite. Io ho provato qualche match, ma la sensazione era chiara: più che un eroe, ero un bersaglio ambulante.

Il Custode, nel frattempo, si era trasformato in critico cinematografico. Sentenze secche e inappellabili: il cinema italiano contemporaneo è un lento declino. Ha elencato una serie di titoli così imbarazzanti che alla fine non potevo nemmeno contraddirlo.

Il 20 maggio lui e Luisa hanno fatto la loro “missione IKEA”. Obiettivo: una lampada. Risultato: tre scatoloni di mobili, un set di bicchieri e un vaso che non sapevano dove piazzare. La regola IKEA non tradisce mai: entri per una cosa, esci con un carrello che sembra un trasloco.

Qualche giorno dopo mi arriva un messaggio in maiuscolo dal Custode: “HO PERSO I FILE IMPORTANTI”. Panico? No. In due minuti scopro che erano finiti in una cartella nascosta. Dopo averglieli recuperati, sono sicuro che sia convinto io abbia usato un misterioso “programma da hacker”.

Negli ultimi giorni del mese, in ufficio si respirava aria di vacanze. La produttività era a zero, le battute volavano più veloci delle email, e Rocco riempiva le pause con storie del suo quartiere, talmente assurde da sembrare scene di un film di gangster napoletano.

Poi, il colpo di scena: il Custode, dopo settimane di tentativi falliti, è riuscito a installare un’app sul telefono da solo. Nessuna chiamata, nessun aiuto, niente di niente. Per lui, una conquista epocale. Per noi, il pretesto perfetto per prenderlo in giro per i prossimi dodici mesi.