C’è una legge non scritta che governa le nostre giornate. È l’Effetto Murphy, quella raffinata arte dell’universo di rompere le scatole nel momento meno opportuno.
L’incrocio maledetto
Prendi la corsa, ad esempio.
Mi organizzo con cura: scelgo strade di campagna, poco trafficate e silenziose. Le percorro apposta per evitare auto, semafori e clacson. Di norma, lì non passa nessuno. Può trascorrere anche un quarto d’ora senza vedere neanche un trattore.
Eppure, puntualmente, quando passa una macchina… ne passa un’altra, in senso opposto, e guarda caso si incrociano esattamente dove mi trovo io.
Non cento metri più in là, non trenta secondi prima. No, lì. Dove sto correndo. Costringendomi a fermarmi, accostarmi, schiacciarmi contro un fosso come se stessi facendo jogging in autostrada.
Il codice che non ce la fa
E poi c’è l’universo digitale, che non vuole essere da meno.
Ogni giorno uso gli autenticatori a due fattori: Google, Blizzard, Microsoft… quei simpatici aggeggi che generano un codice ogni 60 secondi.
Sai qual è la probabilità che io apra l’app e il codice sia negli ultimi 10 secondi prima della scadenza?
Sempre.
Mai una volta che lo becco appena generato, fresco di refresh, pieno di secondi a disposizione. No.
Ogni singola volta è una corsa contro il tempo. Apro l’app e vedo il countdown già agli sgoccioli: 9… 8… 7… nel frattempo il sito mi guarda con aria da “allora, lo inserisci sto codice o cosa?”.
E io lì, immobile, a fissare un numero che morirà prima che io riesca a digitarlo. Aspettando il prossimo giro, come un pendolare dell’anima.
La pioggia programmata (contro di me)
E poi c’è lei: la pioggia da cecchino, quella che non ti insegue, ti aspetta.
Ci sono giornate grigie, umide, incerte. Ore intere in cui le nuvole si affollano ma non cadono, minacciano ma non colpiscono. Esco di casa, magari anche preparato al peggio, ma con un po’ di fiducia. Magari oggi no. Magari oggi me la cavo.
SBAM.
Nel momento esatto in cui chiudo la porta e metto piede fuori, parte l’acquazzone. Non una pioggerella gentile, no: una secchiata verticale concentrata nei minuti esatti in cui sono a piedi. Il tratto tra casa e macchina? Diluvio.
Quel breve tragitto dal parcheggio all’ufficio? Uragano.
Poi, come per magia, appena mi siedo al riparo… smette. Un raggio di sole sfonda le nuvole come in una pubblicità del detersivo.
È come se il meteo avesse un senso dell’umorismo tutto suo.
E un’agenda dove c’è scritto, a penna rossa:
“Pioggia forte – solo quando esce lui.”
Epilogo: Murphy, lasciami vivere
Alla fine ci si fa l’abitudine.
L’auto che ti sfiora mentre corri, il codice OTP che scade quando stai per copiarlo, l’acquazzone quando ti dimentichi l’ombrello.
Eppure c’è qualcosa di quasi… poetico, nel sapere che l’universo ha scelto proprio te per orchestrare ogni micro-intralcio con precisione millimetrica.
Se la vita fosse un film, io sarei il personaggio che fa scattare tutti gli eventi al momento sbagliato.
Fine.