Alaska, primo giorno: moquette tedesca, tundra sconfinata e idrovolanti

Il primo impatto: l’Alaska blu e verde vista dall’alto

Sorvoliamo la tundra artica con le sue colline aride, frastagliate da mille laghi e corsi d’acqua imprevedibili che si perdono all’orizzonte. È il primo impatto con l’Alaska blu e verde che ci appare dopo ore di attesa su un aereo tedesco tappezzato di moquette sbiadita.

Siamo gli unici italiani a bordo di un cargo pieno di turisti tedeschi, ben equipaggiati e provenienti da ogni angolo della Germania, tanto che i miei vicini di posto continuano a biascicarmi frasi in tedesco biascicato, incomprensibili anche per uno come me, che pur non parlando la lingua, di solito capisce il senso generale basandosi sul contesto.

Uasdffrunk biasciip dankesciugg e bla bla bla, ahhhh goooden crauti mit senapeee vonfullemberg biascikken jaaa… e così via fino alla comparsa del monte McKinley, che li zittisce tutti in un attimo. Tutti immobili, montanari rapiti dal richiamo della vetta!


Anchorage e l’acqua sospetta

Sbrigate le pratiche di sdoganamento, ci infiliamo subito in un ristorantino sulla baia di Anchorage. Qui ci versano acqua Sanpellegrino come se fosse champagne. Questo perché, pur essendoci acqua con ghiaccio gratis, non ci fidiamo fin da subito a trasgredire la prima regola del viaggiatore: non bere mai bevande con ghiaccio.

Tra l’altro, oltre al ghiaccio, nei bicchieri galleggiavano pure sedimenti vari, per cui la scelta era quasi obbligata…


Old Glenn Highway: prime viste mozzafiato

Anchorage di per sé non offre granché come attrazioni, e in più siamo a corto di sonno. Dobbiamo raggiungere Palmer, dove abbiamo prenotato il primo bungalow. Paghiamo in fretta, saliamo in macchina e partiamo lungo la Old Glenn Highway, una strada tortuosa che ci regala le prime viste spettacolari sul paesaggio alaskano, talmente terso da riuscire a percorrere intere leghe con gli occhi senza perdere neanche i minimi particolari.


Il cielo come autostrada

Una cosa simpatica (e alquanto insolita) è che sopra la strada d’asfalto, ce n’è una d’aria. Un numero incredibile di piccoli aerei e idrovolanti fa avanti e indietro tra la città e i villaggi non collegati da vie terrestri. Un vero e proprio traffico aereo locale, da osservare con il naso all’insù.


Stop: il sonno chiama

Per ora termino qui il racconto, anche se avrei ancora un bel po’ da dire. Ma ho saltato due notti e, se non dormo, è la fine!

continua…

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