3 agosto 2015 – Rientri, compleanni e bagnanti infestanti
Era lunedì, ed era anche ufficialmente finita la pacchia. Il custode, con un misto di rassegnazione e autoironia, tirava su il morale con la sua frase-mantra del giorno: “E via, si torna…” – con quella sospensione finale a sottintendere tutto il dolore di chi ha appena chiuso l’ombrellone per riaprire la porta dell’ufficio.
Nel frattempo, Sandrino metteva già le mani avanti: “Io giovedì lavoro, quindi dal Federale non festeggio niente. Mi sono rotto il cazzo. Faccio una cena sobria con mamma e fratello… e poi, da bere offro io a tutti.” Poi, con tono da notaio della memoria, si rivolse direttamente a Rocco: “Non mi pare che né tu, né il consiglio, mi abbiate mai offerto manco un bicchiere d’acqua per il vostro compleanno…” Una leggera frecciatina? No, dai… diciamo un gentile promemoria.
Nel frattempo, dalla trincea di Scalea, il custode aggiornava sul fronte vacanziero: erano arrivati loro. I bagnanti. E non i turisti tranquilli da settimana bianca: no, quelli che si muovono come branchi di pecore col GPS rotto, che camminano in mezzo alla strada, dietro le macchine, sopra le moto, nei sogni degli automobilisti esasperati. “Ma che ve le fate a fare le macchine se poi andate a 30 all’ora?” tuonava dal volante, con vena comica e occhi strizzati dalle curve.
Per fortuna, ad alleviare la tensione da traffico c’era… la fauna locale. Qualche bella presenza, diciamo. “Non tutte eh, ma alcune decisamente notevoli.” E così, tra un clacson e un colpo d’occhio strategico, il tragitto da 35 minuti rischiava di durare il doppio.
Ma il custode lo sapeva: stay tuned. Perché ogni rientro è una storia a sé. E ogni lunedì è solo l’inizio di una nuova avventura in chat.
4 agosto 2015 – Scalea bollente, cavalieri ad Artena e bugie condizionate
Il custode, in divisa da battaglia estiva (cioè con la maglietta già zuppa di sudore), si concedeva un’uscita strategica anticipata: “Così arrivo a casa assieme a voi!” aveva detto con aria innocente. Ma tutti sapevano che era una scusa per evitare il traffico da sabbia e infradito che infestava Scalea.
Per le strade, orde di bagnanti sbandati si riversavano ovunque come zombie appena usciti da un casting per The Walking Dead versione balneare. “Ma che cazzo fate? Se non sorpassate, fatevi una Panda almeno!” urlava, mentre l’aria condizionata restava spenta per non sacrificare cavalli motore. Era una scelta di sopravvivenza. “Se la attacco, perdo15 cavalli, e poi chi sorpassa?!”
Nel frattempo Rocco era parcheggiato con Leonardo, in modalità papà zen, aspettando Margherita dal medico. Il piccolo non collaborava granché, ma lanciava saluti affettuosi a tutti: “Gno gno gno gno gno”, traduzione infantile di “Ciao Custode, ti voglio bene”.
Dall’altra parte del Lazio, Sandrino si preparava alla Festa del Palio di Artena. Era ad Artena con Veronica (a secco d’acqua) e aveva comprato sei bottiglie d’acqua al Lidl, giusto per sopravvivere. “Dicono che il Palio di Artena sia un evento più maestoso della sagra del porcino di Lariano… io intanto mi sparo una porchetta e una birrozza.”
Ma il colpo di scena del giorno lo dava la PS4. “Sto giocando a Watch Dogs… che palle.” Il custode, però, non lo lasciava passare: “Rocco, Watch Dogs è una merda. Una merda. Pori soldi!” E mentre Rocco cercava un motivo per andare avanti, Sandrino rincarava la dose: “Fai come ti dico io. Costume, bagno, e chi ti ammazza?!”
E poi la riflessione estetica del giorno: Sandrino, rasato, tatuato… “Pare uno skinhead nazischinna, non lo riconosco più!” rideva il custode, mentre con una mano cercava l’aria e con l’altra mandava vocali a raffica.
Ma in fondo c’era ancora speranza. Forse in un cappuccino freddo con cristalli di ghiaccio a Cetraro. Forse nella 500X che il padre voleva comprare. O forse, chissà, in una Dacia Duster. “Se mio padre si prende una Dacia, io lo rispetto. Ma almeno sia armata.”
5 agosto 2015 – Cappuccino, connessione e fighe in corsa
Buongiorno, buongiorno cari. Oggi fu il custode ad aprire le danze, con un messaggio intriso di stanchezza e speranza. La giornata di lavoro era stata pesante, quasi devastante, ma finalmente era finita. Gli mancava solo un ultimo appuntamento il giorno dopo, e poi: ferie ufficiali.
Intanto Sony Sandrino – sì, ormai così veniva chiamato quando si parlava di giochi – aveva dispensato i titoli del mese su PlayStation Plus. Spiccava Lara Croft and the Temple of Osiris, “molto bello, ricorda Torchlight”, e poi Limbo, che il custode stava giocando per la prima volta e lo aveva già catturato. “Credo di averlo quasi finito con un’oretta e mezza”, diceva entusiasta. Ma soprattutto, chiedeva: “Voi come state, bene?” A modo suo, un abbraccio affettuoso.
Poi, il blackout. Di credito, però. Il custode si accorse troppo tardi di essere rimasto senza internet: un secondo prima era nel regno del wifi, il secondo dopo nel nulla digitale. Solo dopo l’arrivo a Cetraro riuscì a rimediare e, appena ricaricato il piano dati, inviò un messaggio d’amore agli amici. “Solo per voi”.
Con cappuccino freddo in mano e un cornetto pronto a sciogliersi nel caldo torrido, uscì dal bar. Ma l’universo, crudele e beffardo, gli servì su un vassoio d’argento una sfilata di fighe assurde nel preciso istante in cui aveva girato le spalle all’ingresso. Tentò il giro dell’isolato, ma era impossibile fare stalking e parlare al gruppo nello stesso tempo.
“Cetraro è pieno. Pieno”, continuava. “Anche Guardia, ma Cetraro di più”. E sul lungomare di Scalea, dove lavorava, c’era una lunga pista ciclabile che era diventata passerella per runner in reggiseno sportivo. Lui pensava di iniziare a correre, se non altro per ragioni atletiche. O almeno visive.
E come se non bastasse, erano tornate le giostre a Cetraro. “Quelle belle, come non ne vedevo dai tempi di Torino negli anni ’80”, disse con un lampo di nostalgia.
Dall’altra parte del Lazio, Sandrino era rientrato da una corsetta e, sudato come un porceddu allo spiedo, suggeriva all’amico di fare altrettanto: “Con tutta quella figa lì, che aspetti?” Poi aggiungeva, sempre pragmatico: “Mo vado a lavarmi le ascelle. Forse è meglio se mi faccio direttamente una doccia.”
6 agosto 2015 – Buon compleanno, blackout!
La giornata cominciò con gli auguri per Sandrino, nuovo re dell’oscurità digitale: l’uomo blackout. Aveva detronizzato il custode con classe, e ora regnava incontrastato.
Rocco, reduce da una notte movimentata con Leonardo svegliatosi gridando “Mamma!” per un’ora intera, cercava comunque di rendere omaggio all’amico, anche se con un po’ di fatica e sonno arretrato. Il tono era affettuoso, ma tra le righe si intravedeva una certa nostalgia per i vecchi tempi, quando Rocco era solo Rocco e non “Rocco + Leonardo”.
Tutti si unirono agli auguri, mentre Sandrino si commuoveva. Anche perché, come gli fece notare il custode, era a meno uno dai quaranta. Ma Sandrino non si lasciava buttare giù: si era appena finito Limbo, gioco cupo ma geniale, e stava per ricevere un regalo leggendario da parte degli amici: GTA V. Batman e GTA, il pacchetto perfetto per un’estate di gaming selvaggio.
Ma mentre uno riceveva regali, un altro li perdeva. Al magazzino del custode era scoppiato un caso. Una scarpa da 170 euro era sparita nel nulla. Subito, sospetti. Subito, tensioni. Quattro dipendenti, una scarpa rossa, un’accusa nell’aria. Il custode sbottò: “Pensate che me la sono inculata io? Vado per la mia strada, voi per la vostra.” Fuoco e fiamme. Una giornata da dimenticare, chiusa però con un cappuccino freddo e un cornetto alla marmellata, ché la dolcezza, almeno quella, non si era ancora persa.
7 agosto 2015 – Il caso della scarpa fantasma
Eccolo, il giorno della verità. Dopo indagini degne di un film di Polanski e un pathos da CSI Calabria, la verità venne a galla: la scarpa non era stata rubata. Era semplicemente stata venduta. Registrata su un taccuino, ma mai nel sistema. Una roba da medioevo informatico.
Il capo, Marco, aveva nel frattempo deciso che il colpevole era Luca. Perché? Per “percezioni”. Il padre defunto gli era apparso in sogno rivelando che le ultime tre assunzioni erano una catastrofe. Due su tre già licenziati. La terza? Luca. Una catena logica degna del peggior oroscopo.
Il custode cercò di far ragionare Marco, invocando la logica e la conoscenza diretta di Luca. Niente da fare. I morti parlano e hanno sempre ragione. Alla fine, la scarpa fu ritrovata. Venduta. Tutto a posto? Macché. I sospetti restavano e la frattura tra colleghi era ormai aperta.
Il colmo? Il nome della scarpa: ADIZERO ADIOS BOOST. Sì, “ADIOS”. Neanche un autore comico ci avrebbe pensato. Il custode, sempre più sfiduciato, ingoiava l’ennesimo rospo. Doveva tenersi il lavoro, doveva sposarsi, doveva… ingoiare e basta.
8 agosto 2015 – Tra sfortune e sole accecante
L’umore era cupo, ma la vita andava avanti. Davis, un amico del gruppo, era stato mollato dalla moglie e adesso stava sotto un treno emotivo. Sandrino, da buon amico, si offrì di non consolarlo: “Vado, ma solo per la birra.”
La giornata era torrida, il cellulare bolliva sotto il sole e il custode si aggirava tra i ruderi del giorno prima, cercando di ritrovare un po’ di leggerezza. Intorno a lui, giostre anni ’80, cappuccini gelati e un mondo che sembrava uscito da un hangar.
C’era voglia di voltare pagina. O almeno, di spegnere il telefono per non vedere più quella scarpa maledetta.
10 Agosto 2015 – L’Apocalisse di Ferragosto
La mattina si era svegliata con il sole, ma qualcosa nell’aria non quadrava. Rocco, uscendo da casa con Leonardo in braccio e un occhio al cielo, sentì un fremito meteorologico nell’anima. Poco dopo, la preoccupazione si materializzò: a Velletri facevano 30 gradi, ma nel giro di poche ore erano diventati 19. L’acquazzone arrivò come un cataclisma. Acqua a secchiate, nuvole a bassissima quota e visibilità pari a quella di Silent Hill.
«Sto cercando di portare Leonardo dai suoceri, ma non so se arriveremo vivi. Nel caso… vi ho voluto bene», disse, con il tono epico di un uomo che si prepara al sacrificio.
Nel frattempo, in Calabria, il Custode sfrigolava come una padella. «Ma venisse un po’ qua ‘sto cazzo d’acquazzone!», sbottò. Da lui, nessuna goccia, solo forno crematorio e umidità da bagno turco.
Per fortuna, la situazione si ristabilì. Il delirio durò solo dieci minuti e poi tutto si calmò. Il Custode, con la saggezza di un contadino esperto, tirò le somme: «Adesso ci sono 22-23 gradi, quindi stasera esco con la felpetta». Epilogo perfetto di un Ferragosto anticipato tra bufere e cappucci leggeri.
11 agosto 2015 – Scalea offline, ma molta fregna
Il custode si era svegliato col solito slancio da combattente, pronto ad affrontare una nuova giornata tra camerini e costumi, ma con una piccola speranza: forse oggi internet avrebbe ripreso a funzionare. “Se piove, arrivano tutti a comprare… e io di nuovo a fare la guardia ai camerini,” aveva pensato sconsolato.
Ma intanto fuori il vento si faceva forte, l’aria si rinfrescava e la pioggia minacciava di piombare su Scalea come l’ira di Dio. In realtà non pioveva ancora, ma la tensione meteorologica si tagliava con il coltello. Il custode restava in attesa, come un contadino in una novella di Verga, ma con meno campi e più napoletani in bermuda.
Poi, la svolta. Alle 17.30 in punto, evento epocale: il custode uscì dal negozioo. Ufficialmente. A quell’ora. Precisa. Perché? Perché non funzionava un cazzo. Grande Scalea. Grande Calabria digitale.
Nel frattempo, in un altro angolo del mondo, Sandrino rischiava la folgorazione durante un giro in bici. Un fulmine gli era passato così vicino che aveva sentito l’eco nelle mutande. Ma tutto era andato bene e, come da tradizione, aveva chiuso con un pensiero affettuoso per il custode: “Almeno sei uscito prima”.
Per concludere la giornata, il Custode aveva cominciato a cantare un mantra ossessivo:
“Ahhh… si fregna… si fregna… si fregnaaaa!”
Una preghiera laica, forse. O semplicemente la colonna sonora dell’estate calabrese.
12 agosto 2015 – Custode tra cornetti, camerini e zombie partenopei
Il custode aprì gli occhi con una sola certezza: quella sarebbe stata una giornata inutile. Pioveva? Forse. Il cielo minacciava tempesta, e lui, come un eroe disilluso, si rifugiò nella sua routine sacra: cappuccino freddo con cristalli di ghiaccio (“come sono finocchio”, aggiunse mentalmente) e cornetto alla marmellata divorato con la grazia di un predestinato.
Appena entrato al lavoro, la verità si palesò come un colpo di vento: non funzionava un cazzo. I server erano giù, internet disperso in qualche server farm moldava. Un altro giorno di caos.
E quando a Scalea non c’è internet, succedono due cose:
- Il negozio esplode di clienti.
- Il custode viene mandato ai camerini.
Fu così che tornò nel ruolo di “guardiano degli spogliatoi”, mansione nobile e dannata, che lo costrinse per ore ad affrontare orde barbariche di clienti… ma soprattutto napoletani.
“Non era neanche una puntata di The Walking Dead,” disse più tardi, “era peggio. Una fiumana urlante, sudata, sgambettante… e io lì, in trance, a non ricordarmi più nemmeno come mi chiamavo.”
Ma poi, l’illuminazione: tra una fila e l’altra, apparvero loro. Le troie allucinogene. Belle come sirene, pericolose come un bonifico non autorizzato. Il custode, però, fedele al proprio giuramento silenzioso, restò impassibile: occhi bassi, sguardo fiero, come se avesse davanti non delle ninfe, ma dei bustoni della raccolta differenziata.
Alla sera, l’umore migliorò. Qualcuno chiese: “Ma com’è a Guardia? Il telegiornale dice che la Calabria è sott’acqua!”
Il custode alzò lo sguardo dal suo cappuccino e, come un vecchio sciamano, rispose:
“A Guardia tutto bene. Ma se ci avessero invaso gli alieni… giuro che non me ne sarei accorto”.
13 agosto 2015 – Matrimonio, miracoli digitali e il fotografo dell’apocalisse
A Guardia Piemontese splendeva il sole. E se splendeva il sole, si sa, la gente non affollava il negozio. Il custode, seduto sul muretto con cappuccino freddo e cornetto alla marmellata di pasticceria più in di Scalea (gestita da promesse del bancone con un futuro da calendario Pirelli), lanciava un’occhiata all’orizzonte. Il pericolo napoletano sembrava lontano. Per ora.
La vera bufera, però, era interna.
Nel cuore del custode ribollivano i numeri del matrimonio. Perché l’amore, sì, è una cosa meravigliosa, ma il preventivo… quello è un film horror. 20.000 euro, aveva detto Luisa, mostrandogli un foglio Excel che puzzava di sangue. Tra il ristorante, il fotografo e persino lo spettacolino da mezz’ora (“ma tipo mago Silvan o uno che canta in playback?”, si domandava ancora), ogni giorno era un salasso.
Il fotografo – Fabrizio, noto artista dell’obiettivo e delle pedalate indoor – aveva chiesto 1.600 euro, solo per l’album. “Un prezzo amichevole,” aveva detto. “Amichevole come uno scorpione nella tazza del cesso,” pensò il custode.
E poi il filmino. Ah, il filmino. Durata: 15 minuti. Prezzo: 600 euro. Costo al minuto? Quasi quanto un avvocato matrimonialista. “Ma che c’avete nel cervello, le gif animate?” sibilò il custode.
Rocco intanto lo canzonava: “Ma che c’hai, il matrimonio a Buckingham Palace? Noi ci siamo fatti fare le foto da Matteo Pizzicone a 800 euro!”
E Sandrino rincarava: “Ma fatelo con i cellulari il filmino, poi lo montiamo su iMovie e via, risparmiati i 600 euro.”
Ma la rivelazione più mistica della giornata arrivò grazie a… la smart TV.
“Lo so, arrivo dieci anni dopo – disse il custode – ma è una cosa divina.”
Grazie a Internet (quello installato da Sandrino-Dio in persona), ogni sera si spalmava sul divano e apriva YouTube sullo schermo, come un nerd benedetto. “Mi vedo gameplay, video musicali, unboxing di smartphone e le interviste a Kojima… è il paradiso su 32 pollici.”
In sottofondo, però, c’era sempre il dilemma Sky: il decoder senza Wi-Fi, la borchia telefonica in salotto, il cavo Ethernet che gli avrebbe attraversato la casa come una trappola di Saw.
E soprattutto… la scheda video. La sua gaming machine era pronta, perfetta, ma senza cuore. E quel cuore costava 500 euro.
“Ogni giorno sto col ditino sul click: la prendo, non la prendo, me la prendo nel culo.”
Il matrimonio si avvicinava, e con esso una raffica di anticipi, musicisti, acconti, acrobati, e probabilmente anche un prestigiatore.
“Se non mangiassi, non mi lavassi e respirassi solo etere,” calcolava, “arriverei a 3.200 euro fino a dicembre. Manco per pagare il fotografo e un paio di fiori finti.”
E così, tra cappuccini ghiacciati e preventivi incenerenti, il custode affrontava l’estate calabrese come un paladino medievale armato solo di ironia e PayPal.
14 agosto 2015 – Viva Forever, Viva il Matrimonio (e pure le lucertole)
Il custode, quel giorno, si svegliò canticchiando Spice Girls. Non per ironia, ma per pura sopravvivenza. “Viva Forever… I’ll be waiting…” gracchiava con la voce roca, mentre era fermo con la macchina a Santa Maria del Cedro, in coda da mezz’ora, un metro al minuto. Una coda così lenta che aveva avuto il tempo di meditare sulla vita, sul karma… e sulle merde di lucertola.
Sì, perché la giornata era cominciata nel peggiore dei modi: ore in magazzino, tra scatoloni, scarpe e quel profumo squisito di guano rettiliano. “Ma che lavoro è?”, si domandava. “Io qui a sniffare pipì di gechi mentre altrove si fanno gli aperitivi…”
Ma la vera stoccata al fegato gliel’aveva data Rokko, l’amico raffinato, quello che aveva fatto due conti sulla base degli invitati e aveva annunciato, con una voce che sapeva di condanna:
“Roberto, questo matrimonio ti verrà a costare tra i 35.000 e i 40.000 euro. Così, senza nemmeno contare il cabarettista.”
Il custode rise istericamente. “Ma che c’ho io, lo smercio di organi umani?”
“Spenderanno i miei suoceri”, disse.
“Spenderanno i miei genitori”, sussurrò.
“Spenderò io rubando le offerte in chiesa”, concluse, mentre cercava una ragione per continuare a vivere tra un paio di mocassini e un sandalo spaiato.
Nel frattempo, Rocco e Marghe si erano messi a cantare anche loro. Leonardo tamburellava sui giocattoli mentre tutta la famiglia si lanciava in un coretto da karaoke anni ‘90:
“Ever searching for the one…”
Il custode li ascoltava sorridendo, per un attimo dimentico della puzza del magazzino.
Eppure, nonostante tutto, Viva Forever si trasformò nel mantra della giornata.
Con i finestrini abbassati, il custode cantava a squarciagola mentre il traffico inchiodava la sua vita a 2 km/h. E con la stessa voce con cui lanciava bestemmie alle Panda che lo tagliavano, riprendeva il ritornello come se fosse un’esorcista col microfono.
Un giorno di follia? Forse. Un giorno da ricordare? Sicuro.
17 agosto 2015 – Tyrrenian Dreams e Nubi Napoletane
La mattina del 17 agosto si aprì con un sussurro nel vento: “Qualcuno ha il cazzo girato…” aveva sentenziato Sandrino, indagando come un prete medievale su una possessione emotiva in corso. L’aria era pesante, carica di umidità e malumore, e il custode lo sapeva già: se il cielo era grigio, i camerini sarebbero stati pieni di napoletani.
“Un’invasione alla Walking Dead,” borbottò, stringendo i pugni, già pronto a essere travolto da famiglie gridanti, borse imbottite e dialetti che spaccavano i timpani. “Ma perché? Perché io? Ma sparateli tutti in testa ai napoletani!” sbottò in privato, poi si pentì subito. O forse no.
Ma fu proprio in quel momento di misantropia stagionale che arrivò il messaggio che ribaltò tutto:
Sandrino aveva prenotato una stanza al Tyrrenian.
“Roberto, porca puttana, il Tyrrenian di Amantea è una reggia. Una cazzo di reggia spettacolare. Mo’ capisco dove vanno a finire quei 40.000 euro,” disse con tono ispirato. Veronica, accanto a lui, faceva refresh su matrimonio.it: recensioni stellari, eleganza ovunque, “eccellente” su ogni piattaforma.
Il custode si commosse. Lacrimuccia. “Sandri’, mi hai fatto venire la pelle d’oca,” confessò più tardi. “Il tuo è stato il primo messaggio davvero bello che ho ricevuto su sto matrimonio.” Gli altri, fino ad allora, si erano limitati a fare conti e insinuazioni. Ma Sandrino? Lui aveva capito. O almeno, aveva visto il sito giusto.
Tra una prenotazione e l’altra, intanto, Rocco scivolava nella poesia dell’estate: “Siamo alla Notte della Taranta,” annunciava, “giornata perfetta, spiaggia meravigliosa… tutto risale.” Sandrino applaudiva virtualmente: “È questo il Rocco che amo! Quello che vede il mare anche se davanti c’ha le montagne!”
Il custode, invece, aveva consumato tutta la batteria del telefono per fare da hotspot al negozio, causa nuovo blackout di internet. Aveva resistito a un’altra giornata in trincea, lontano dai camerini ma sempre vicino al collasso nervoso. “Uso gli ultimi scampoli di energia per dirvi che vi voglio bene,” dichiarò con la solennità di chi ha appena visto la luce in fondo al tunnel di una connessione TIM.
E mentre i preparativi matrimoniali proseguivano, con camere da prenotare all’hotel Zilema (che sembrava scomparso nel nulla), uno dei temi principali rimaneva:
i costi folli del grande evento.
Rocco lo diceva chiaro e tondo: “Roberto, 280 invitati a 90-110 euro a cranio? Ma sei matto? Tra musicisti, fotografi e cabarettisti spenderai 40.000 euro!”
E il custode, ormai rassegnato, cantava in macchina a squarciagola, alternando le Spice Girls a bestemmie sibilate tra i denti. “Viva Forever, e pure viva il mutuo!” pensava, inchiodato nel traffico calabrese.
18 agosto – Prenotazioni e beatitudine Spice
Apre le danze con un criptico quanto poetico “La Sandrine Salsa, dove tutto si alza.” Nessuno capisce bene cosa voglia dire, ma il tono mistico pare sufficiente. Subito dopo, arriva la lieta novella: Sandrino ha prenotato all’hotel Zilema per il grande evento. “Considerate che arrivo il 6 e me ne vado il 7. Quindi quando Luisa o la madre andranno a prenotare, sappiate che io c’ho già pensato,” avverte fiero come uno stratega in tempo di guerra.
19 agosto – Tra sigari immaginari e fendinebbia provocatori
La mattinata parte piovosa per alcuni, bloccata dietro a un autobus per altri. Il custode, impegnato in una delle sue celebri cronache automobilistiche, ci informa di aver superato “il pullman”. Sandrino finge preoccupazione: “Meno male che me l’hai detto, Custo. Quei 4 minuti di silenzio mi avevano devastato l’anima.”
Il traffico si fa nemico, la puntualità un miraggio. “Sono a 16 minuti dall’orario di lavoro. E in teoria ce ne vogliono 20. Devo trovare una soluzione,” dichiara il custode con tono da escape room. Il ritardo viene infine attribuito a un’emergenza gastrointestinale. “Mi è scappata la cacca più volte stamattina, ecco.”
Nel frattempo, nell’abitacolo di Sandrino, si diffonde misteriosamente l’odore di sigaro. “O sto dietro a uno che fuma o la mia macchina è in fiamme,” ipotizza con calma surreale.
Poi esplode la polemica: fendinebbia accesi senza nebbia, quattro frecce lanciate con la stessa leggerezza con cui si manda una gif su WhatsApp. “Ma che cazzo mi vuoi indicà, che te funzionano tutte e quattro?!” urla Sandrino mentre il custode, incolonnato a Santa Maria del Cedro, sente solo “il tintinnio dei miei coglioni.”
Nel delirio generale, l’unica certezza è che “Tonkyo è arrivato!” Nessuno sa chi o cosa sia Tonkyo. Nessuno osa chiedere.
20 agosto – Santi, sagre e sparizioni
“Che fine ha fatto Rocco?” si chiede Sandrino, lanciando il sassolino dell’inquietudine nella pozza dei vocali. Roberto lo raccoglie subito: “Effettivamente è sparito. L’ho visto in foto tra la folla della Notte della Taranta. Quello che mi prendeva per il culo ai mercatini ora balla le pizziche. È me tra dieci anni. Anzi, è me adesso.”
La risposta ufficiale di Rocco tarda ad arrivare, e il custode, nel frattempo, è bloccato ancora una volta nel traffico infernale del basso Tirreno. “Siamo tutti incolonnati come pecore,” commenta, “e dall’altra parte un’altra fila di pecore. Non si passa, non si vive.”
Sandrino osserva: “Se Rocco fosse stato al tuo posto, ci avrebbe dimenticati per sempre.” Roberto prova a difenderlo: “Ma tra una briscola con i vecchi e una sagra della forchetta ricurva, il tempo vola.”
Il tono è affettuoso, ma anche un po’ preoccupato.
Infine, un tenero ricordo: “Nel loft interrato, ho vissuto momenti bellissimi con uno degli Incollingo. Non posso dire nulla contro Rocco.”
Anche se è sparito.
21 agosto 2015 – Bestemmie, vicini rumorosi e regole da dementi
La giornata si aprì con un senso diffuso di stanchezza e frustrazione. Il Custode, ormai esaurito da settimane di guardia ai camerini e inciviltà calabresi, lanciò un “porco Dio” così sonoro davanti a una signora per bene, che rimase pietrificata come Medusa dopo uno spritz. “Sto peggio di quando dissi che tua nonna fa la puttana”, confessò poi con candida autocritica.
Nel frattempo Sandrino si svegliò con una notizia shock: qualcuno aveva rigato la fiancata della macchina del Custode. A Guardia Piemontese. Durante la notte. Una sfida lanciata in piena regola. “Eh sì,” confermò il bersaglio, “qualcuno si è scocciato che avevo parcheggiato da ambo i lati.” Una ritorsione sottile e vendicativa, che mise in moto il suo spirito vendicativo. “Stasera parcheggio la Punto di traverso. Prendo quattro cazzo di posti e al primo che si lamenta gli piscio in bocca.”
Nel frattempo, anche Sandrino non passava una notte tranquilla. I vicini del piano di sopra avevano deciso di consumare la passione dalle 2:30 alle 3:30. “Con un letto che sembrava montato sulle rotelle,” precisò Sandro, mezzo cieco e distrutto, mentre affrontava la Via dei Laghi a occhi chiusi e cuore in tumulto. “Io sto bestemmiando da ore,” confessò, “il Signore Santo, la Madonna… pure San Vito.”
Arrivò poi Rocco, evviva! Finalmente una sua voce nel gruppo. “Il mare è bello, tira vento, la spiaggia affollata, un paio di gnagna notevoli. Però quattro bambini. Altro che vacanza.” Con un tono pacato e rassegnato, informò di una cena imminente a Galatina, confermando che la sua vacanza era più un TSO emotivo che un soggiorno rilassante.
Nel frattempo, si faceva luce su una seconda rivelazione: “Sara Moretti e Fabio. La figlia è Costanza.” Il mistero dell’altra coppia col bimbo veniva risolto, tra una bestemmia e un colpo di clacson.
Il tema ricorrente però restava il matrimonio. Non quello di Rocco o di Sandrino, ma quello che il Custode era costretto a subire domenica 23 agosto. “Ma che cazzo te sposi a fine agosto, con la giacca e cravatta? Io piscerei in culo agli invitati.” Il tono divenne da comizio. “Serenata, addio al celibato… Cristo Dio! Ma che è, una crociata?” E la ciliegina? Niente acqua in casa. Una cisterna da 5.000 litri evaporata ogni sera, come se uno del condominio facesse la doccia con un idrante.
E la macchina? Ah sì, la macchina era fuori perché dentro al parcheggio condominiale c’erano regole da manicomio. “Solo una vettura a famiglia, dicono. Un coglione con una Stilo station wagon da 24.000 euro ha detto che le regole sono regole.” Il custode, ormai invasato, decise che la sua Punto avrebbe ballato il limbo fra le righe bianche. “Prendo quattro parcheggi e chi parla lo piscio.”
A fine giornata, fu Rocco a tirare le somme: “Custo, io credo che i tuoi scavi per la Telecom abbiano dato fastidio a qualcuno. Forse non volevano che l’ADSL arrivasse fino a lì.”
Forse era vero. Forse l’ADSL era solo l’inizio della rivoluzione.
22 agosto 2015 – Otranto e il mare che non piace
Rocco, finalmente in solitaria con Margherita e Leonardo, approfittò di una tranquilla giornata lontano dalla carovana di amici per mandare un aggiornamento alla truppa. “Buongiorno Sandrino, buongiorno Custode,” iniziò con tono sereno, “oggi sono solo a Otranto… quindi posso parlarvi con calma.”
Il trio si era preso una pausa dal mare. “Per carità, l’acqua è bellissima,” precisò Rocco, “ma il resto è un inferno.” Gente ovunque, ragazzini che scavavano buche sotto gli ombrelloni, frisbee impazziti, racchettoni lanciati in ogni direzione, sabbia appiccicosa, vento costante. “Una tempesta continua,” sentenziò. “Il mare è stupendo, ma è una rottura di palle.”
Molto meglio starsene in città, a Otranto, dove si poteva mangiare con calma. “Sto in un posto eccezionale,” disse entusiasta. “Abbiamo già messo due recensioni su mammamia!” E su Foursquare? “Qui non c’è niente. Mi tocca aggiornare io.”
La convivenza con l’allegra brigata sembrava andare a meraviglia. “Fabio è simpaticissimo, beve come un dannato,” raccontò. “Torno a casa e due birrette te le fai sempre.” Nessuna tensione domestica, ognuno si dava da fare, si divideva i compiti, e tutto filava liscio. “Ci mancate,” concluse, “ci vediamo presto.”
25 agosto 2015 – Viados, trenini e zinne misteriose
La mattina del 25 agosto portò con sé una notizia surreale. Il Custode, voce narrante e confidente universale, aprì il giorno con una bomba: “Sapete chi ha affittato la casa della zia di Luisa questa settimana? Tre viados colombiani. Olé!”
Le reazioni non si fecero attendere.
“Madonna Gustavo,” commentò Sandrino, “pensa che schifezze che fanno là dentro. Ti prego, se un giorno veniamo da te, non ci mettere lì.” Il Custode però li difese: “Però sono simpatici. Certo, mica sono normali… ma simpatici!” E poi partì in autoanalisi: “Mamma mia quanto cazzo sono razzista nel profondo del cuore. Non me ci facevo.”
Fece anche le presentazioni: due erano uomini molto effemminati, l’altro, o meglio l’altra, una vera confusione. “Donna al 100%, vi dico solo questo: se l’avessi incontrata per strada, l’avrei scambiata per una donna vera. Brutta, eh. Bruttissima. Ma donna.”
Sandrino chiese: “Ma sono zinnamuniti o no?” Rocco, che parlava a bassa voce con Carlotta mezza addormentata in braccio, rispose: “La viados scura, quella sì. Le zinne ce le ha. Gli altri no.”
Intanto si commentava la logistica delle vacanze. Rocco veniva preso in giro per l’utilizzo del trenino per andare al mare. “Ma chi non prende il trenino a mare?” replicò con ironia. “Quando avrete quattro figli e due valigie a testa, capirete anche voi.”
Il vero problema era che, a parte il trenino, il trenino dei pensieri di Sandrino stava deragliando. “Poi perché parlo sottovoce? Non lo so!” sussurrò in un messaggio criptico, chiudendo la giornata con il mistero irrisolto delle zinne e la certezza che, nel profondo, il gruppo era sempre più vicino… anche se lontano.
27 agosto 2015 – I viados della zia
“Buongiorno amici,” annunciò il Custode. “C’ho aggiornamenti clamorosi sui viados.”
La notizia bomba, già lanciata qualche giorno prima, si arricchiva di dettagli succosi. “Ieri sera – raccontò – stavamo parlando fuori dal negozio di Luisa, quando uno esce dalla casa dei viados… poi, dopo dieci minuti, entra un altro… poi un altro ancora.” Luisa, osservatrice attenta, lo fulminò: “Ma ti sei accorto del traffico?” “Quale traffico?” fece lui. “Sono amici, no?”
“Ma che amici e parenti! Quelli si conoscono a Guardia per… altri motivi.” Appuntamenti, insomma. E giù risate.
Sandrino rise di gusto: “Oddio, non vedo l’ora che lo dice alla zia! Cattolica praticante, la casa infestata di viados… uno scandalo che segnerà la storia del paese!”
Rocco non perse occasione per punzecchiare: “Occhio Custode, che a te il pisellino piace… non diventare cliente abituale, eh?”
Poi la conversazione virò sul nerding pesante. Sandrino confessò di aver fiondato The Witcher 3 – troppo impegnativo – e di essersi rifugiato nel rassicurante Diablo 3 e nel sempreverde Hearthstone. “Ma lo sapete che frutta venti milioni al mese alla Blizzard?” esclamò incredulo.
Il Custode aveva il ditino perennemente sul pulsante Acquista della scheda video. “Appena arriva lo stipendio, clicco.” Ma era l’unico, perché – stando alle ultime news – il mercato delle schede grafiche era in crisi. “Tu sei la speranza dell’economia, Roberto,” disse Sandrino con tono solenne. “Altro che crisi, tu la annulli col click.”
28 agosto 2015 – Tartufi e connessioni cinesi
Sandrino, appassionato recensore su mammamia, ricevette una risposta dal Lido Carnevale: “Il nostro tartufo non è di Pizzo, è artigianale.” Onore al tartufone birbone, fatto a mano con amore.
Il Custode, però, aveva altri problemi. “Mannaggia sto cellulare di merda. Due secondi di audio, uno muto. I cinesi dovevano prendersi le atomiche, non i giapponesi!” Disse, lanciando maledizioni a Facchinetti e al figlio.
Intanto, Rocco passeggiava felice per Lecce. “Abbiamo mangiato nella rosticceria del cugino di Gianna, roba zozzissima. E in spiaggia ho visto una biondina… madonna, la fine del mondo. Ma questo messaggio verrà cancellato.”
30 agosto 2015 – Petit bateau e code d’amore
“Amicici buongiorno!” esclamò Rocco dal sedile dell’auto. “Tre chilometri di coda prima dello svincolo per Roma… ma abbiamo superato Napoli! Stiamo tornando!”
Margherita, al suo fianco, gridava “Sì!” felice. E Rocco annunciava: “Sandrino, abbiamo un petit bateau per te. Martedì vieni a cena, ti portiamo la pasta per cucinarlo.”
Purtroppo, niente tappa in Calabria. “Ce ne dispiace molto,” dissero, “ma… non la possiamo cacciare.” Fine della storia. O forse no.
31 agosto 2015 – Fine estate e malinconie calabresi
“Buongiorno amici,” disse il Custode, affacciandosi al balconcino. “Oggi è il 31 agosto… e Guardia si è svuotata.”
Dopo un mese di folla, traffico, gnagna e turisti napoletani, ora c’era solo il silenzio. “Il deserto, amici, il deserto,” disse con un tono quasi poetico.
Per un attimo sembrò quasi sentire la mancanza di quella baraonda, degli scocciatori, persino delle auto parcheggiate a cazzo. Ma poi, guardando il mare da lontano e bevendo il suo cappuccino, capì che era pronto. Pronto a tornare, sì, ma con un un nuovo set di bestemmie nel vocabolario.