CAPITOLO 2: L’annullamento dell’io – L’inizio dell’addestramento militare
Dall’università al servizio militare
Dal 1995 al 1997 iniziano gli anni bui dell’università.
Un completo disastro e la sconfitta più totale per un ragazzo bravissimo a costruire i mondi fantastici di Dungeons & Dragons o del Richiamo di Cthulhu, ma assolutamente incapace a rapportarsi con una ben più reale Economia e Commercio.
Così, dopo l’ennesimo esame andato male e l’ultimatum datomi da mio padre, faccia a faccia sul giardino della nostra casa in campagna, decido di lasciare momentaneamente gli studi e di affrontare il servizio di leva obbligatorio.
Il mio destino era segnato: il 17 dicembre avrei dovuto presentarmi alla Scuola Allievi Carabinieri di Benevento.
L’arrivo alla Scuola Allievi Carabinieri
Alla caserma arrivai il giorno dopo, il 18 dicembre 1997, grazie a un permesso speciale concesso dal Comando della Regione Lazio. Il motivo? Il 17 ero impegnato con la prova scritta del concorso per Allievi Marescialli dei Carabinieri. Un tentativo di dare un senso a quegli anni fallimentari, un’altra porta da provare ad aprire.
Quel giovedì di Dicembre i miei genitori mi accompagnarono a Benevento. Avevo 21 anni, ma la testa era ancora quella di un ragazzino. Ricordo poco dell’ingresso in caserma, se non l’immagine sfocata di loro due che, in piedi fuori dai cancelli, aspettavano che varcassi quella soglia prima di andarsene.
Il primo impatto: l’annullamento dell’identità
A questo punto non ricordo più nulla di quello che ho visto o sentito, se non la fila che faccio insieme agli altri per essere schedato, misurato a colpo d’occhio, e rifornito dei materiali che mi avrebbero accompagnato durante i prossimi tre mesi di addestramento.



Con le mani occupate da ogni tipo di indumento, ci sistemarono a scacchiera nel piazzale, davanti al nostro baule personale. Un maresciallo anziano, dal tono duro e dialettale, cominciò a snocciolare gli oggetti della dotazione, uno per uno.
“Cintura di cuoio… cintura di cotone… calzini lunghi, corti, intermedi…”
Ogni oggetto nominato doveva essere alzato in alto e poi riposto ordinatamente nel baule. Bastava non trovarlo o non capire cosa fosse per essere ripreso pubblicamente, con insulti o soprannomi umilianti.
Non eri più un individuo
In quel momento, non eri più una persona. Ti veniva assegnata una compagnia, un plotone, una squadra… e nei casi peggiori, anche il primo nomignolo dispregiativo.
Tutto veniva regolato da ordini, silenzi e meccanismi precisi. Anche per andare in bagno serviva il permesso ufficiale, espresso in modo impeccabile, quasi teatrale:
Comandi Signor Maresciallo! L’Allievo Carabiniere Ausiliario Alessandro Cinquini 1° compagnia, 2° plotone, 3°squadra (mi pare) chiede il permesso di andare in bagno!
E se sbagliavi la pronuncia, la cadenza o beccavi la giornata no del maresciallo…beh, allora dovevi tenertela, o peggio finire in punizione a lavare i bagni.
L’inizio di una nuova vita
Il 18 dicembre 1997 fu l’ultimo giorno che passai in abiti civili. Il freddo si faceva sentire e davanti a me c’erano 90 giorni di addestramento militare. Giorni lunghi, duri, ripetitivi. Giorni in cui avrei dovuto imparare a stare in silenzio, obbedire, adattarmi e perdere me stesso per diventare parte di un sistema.
Era cominciato il vero annullamento dell’io. E io, senza nemmeno accorgermene, stavo entrando nella fase più intensa della mia vita da giovane uomo.
continua…
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