Gyeongju Gyeongju

Il trasporto pubblico di Gyeongju, guida pratica al (non) uso

QUELLO CHE HO SCRITTO UN’ORETTA FA:

Tempio di Bulguk-sa
Tempio di Bulguk-sa (1)

oggi mi tocca dividere due giornate in un solo post, questo perché Gyeongju ha 1000 punti di interesse sparsi nell’arco di mille mila chilometri, e senza un mezzo di locomozione proprio perde molto del suo fascino obbligandoti a faticosissime attese dei pullman e cervellotiche elugubrazioni mentali su quale sia la fermata giusta una volta che sei sull’autobus.
Tra l’altro portano il bus come se fossero in formula 1, per cui tra segnali in coreano, un equilibrio perennemente in pericolo quando sei in piedi e i vetri oscurati che qui vanno di moda pure sui mezzi pubblici non ci si capisce niente e spesso e volentieri la fermata è sempre quella sbagliata!
Perché ieri non ho scritto? (sempre che qualcuno se ne sia accorto)
Perché ieri avevo poche cose da dire, questa è una città che comprendi solo dopo un po’ che la vivi e adesso finalmente riesco a vederla con occhi diversi, anche perché mi rendo conto che siamo stati degli eroi a percorrerla con i mezzi locali, tanto che credo di non conoscere neanche la rete del trasporto pubblico della mia città così bene come conosco quella di Gyeongju!

Ma ieri non avevo certo tutto questo entusiasmo, vediamo cos’è successo!

QUELLO CHE HO SCRITTO IERI:

Tempio di Bulguk-sa
Tempio di Bulguk-sa (2)

..il tempio di Bulguk-sa in effetti vale il viaggio fino a qui, il buddismo è l’unica religione che mi sembra lontana dal fanatismo di quelle monoteiste, ed ascoltare i monaci che cantano o le grandi campane in bronzo che risuonano tra i boschi di pini ti porta in uno stato di tranquillità interiore che non vorresti mai lasciare!
Gin stamattina si offre di portarci al tempio in macchina, così al costo di una conversazione a monosillabi ci evitiamo gli autobus con i quali avremmo perso almeno un’ora, inoltre facciamo in tempo a ricaricare la nostra tessera del bus (che funziona con la tecnologia NFC, quindi basta sfiorare il pos e il pagamento avviene istantaneamente) che ci servirà per il ritorno.
Il tempio come dicevo è un’oasi di bellezza: l’architettura, la posizione, i colori, tutto è dove dovrebbe essere e niente è in disordine, addirittura i sassolini vengono ammucchiati da una parte a formare piccole torri in equilibrio e l’aria fresca di montagna fa presto dimenticare la caotica Seoul!
La mattinata passa in fretta ed il pomeriggio ci aspetta il villaggio di Yangdong, a 30km dal tempio, che però non raggiungeremo mai poiché tra il tornare in città, trovare la fermata giusta ed attendere il nuovo bus si fanno le 17, il sole comincia a tramontare e non ce la sentiamo di fare una gita fuori porta dopo aver, tra l’altro, scalato mezza montagna per vedere l’illuminato Buddha Sakyamuni!

Insomma, un pomeriggio perso, che per fortuna non verrà replicato da quello che ci aspetta domani! (quest’ultima cosa l’ho scritta ora, non è conosco il futuro! 🙂 )

QUELLO CHE STO SCRIVENDO ADESSO:

Buddha Seduto
Buddha Seduto che tocca il terreno (scaccia il male) durante la scalata del monte Namsan

Non vogliamo ripetere l’errore di ieri, per cui abbandoniamo la complicata idea di visitare il villaggio e decidiamo di provare un’esperienza mistica scalando il Monte Namsan.
Dovete sapere che l’attività che più piace ai Coreani, quella per cui nascono già con i geni predisposti e alla quale non rinuncerebbero mai è il trekking.
Gin anche oggi si offre di accompagnarci all’entrata del trail, che è bella distante dal nostro lodge, e se da una parte c’è una bellissimo bosco di pini che si inerpica verso l’alto, dall’altra c’è una quantità di autobus, automobili, moto e biciclette parcheggiate incredibile!
In pratica qui i Coreani si ammassano all’inverosimile proprio per fare questo percorso nella natura, e presto ci troviamo in un fiume in piena di ragazzini, giovani coppie, anziani dal piè veloce e signore con pacchi di cibo che procedono verso la sommità del monte.
Il percorso, che un tempo ospitava pagode e templi, passa accanto a statue di Buddha nella sua classica posizione e ad enormi pietre su cui ci sono incisioni sacre scavate nella roccia, sarebbe meraviglioso se non ci fosse questo fiume di gente!

Tutti attrezzatissimi e super accessoriati per la scalata, mentre noi praticamente stiamo in ciavatte non avendo programmato dall’Italia questa gita, ma non ci perdiamo d’animo e presto (dopo più di un’ora a dire il vero) arriviamo al bivacco Sangseonam dove alcuni volontari cucinano e offrono agli avventurieri degli ottimi noodles pieni di aglio e cipolla.
Tutto il percorso è organizzato alla stessa maniera, ovvero in modo eccelso tanto che all’arrivo c’è pure l’aria compressa per pulirsi le scarpe e delle simpatiche signore che vendono frutta rinfrescante! Diciamo che non è stato certo il mio trekking più selvaggio, ma è piaciuto pure a Roberta che è più tipo da camminate nei musei, per cui belli soddisfatti ci dirigiamo, manco a farlo apposta, al museo di arte antica di Gyeongju, azzeccando tutti gli autobus e vincendo finalmente le barriere che questa città ha superbamente costruito per i turisti stranieri!

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