Il popolo dal naso piccolo Il popolo dal naso piccolo

Il popolo dal naso piccolo

Dell’ambasciata americana sono rimasti solo loquaci murales ad indicare che qui c’era l’invasore, è un peccato non poter visitare questo pezzo di storia moderna, dopo tanto tempo tra Achemenidi e Safavidi non mi sarebbe dispiaciuto fare un salto ai tempi nostri.

Per fuggire dal traffico e dal cemento, anche se oggi gira molta meno gente essendo venerdì, facciamo una passeggiata nel parco di Taleghani, pieno di coppie e famiglie che passeggiano in questo polmone verde, situato su una collina al centro della città.

Qui le donne si dividono in due categorie: quelle col naso rifatto, e quello col naso incerottato perché ha da poco subito un ritocchino.

Mostrare i segni dell’operazione qui va di moda, e mentre da noi una ragazza sarebbe rimasta rintanata in casa fino a che le bende non le fossero state tolte, qui è considerato da pazze rinchiudersi quando si ha la possibilità di mostrare al mondo questa benedizione!

Lasciamo il parco per fare gli ultimi acquisti e gustare la migliore cena Iraniana di questo viaggio, a base di tah-dig, melanzane ripiene di lenticchie e un’ottima birra analcolica locale.

Spendiamo qui gli ultimi rial rimasti approfittando anche dei souvenir messi a disposizione del ristorante, una vera manna dal cielo visto che qui il venerdì è tutto chiuso e avevamo girato Tehran in lungo e in largo in cerca di regali!

L’Iran rimarrà nel mio cuore come un paese pieno di contraddizioni, ma che ha saputo essere ospitale e avvolto in quella magia fatta di inesplorato e di mistero che solo un paese non ancora preda del turismo di massa può avere.
Arrivederci al prossimo viaggio cara Persia.

Salaam

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