Nel nostro rifugio in quel di Vik, dove abbiamo passato la notte e dove le stanze hanno l’odore dei broccoletti, ci apprestiamo a richiudere le valigie e cercare l’alba al faro lì di fronte, mentre vento e pioggia spostano la macchina senza tregua. Non so quant’acqua abbiamo preso ma ne è valsa la pena visto il paesaggio lunare che abbiamo di fronte. Butterato e con i colori del muschio e delle nuvole cariche di elettricità e pioggia, l’ideale per una passeggiata mattutina e salubre, a parte gli schiaffi in faccia del vento che zitto zitto ogni tanto ti coglie di sorpresa.
Oggi anche “dronino” si dà da fare al ghiacciaio dello Jökulsárlón, che raggiungiamo dopo una bella camminata e che viene ripreso dall’alto senza colpo ferire. Saremmo dovuti arrivare qui al tramonto se la nostra guida non avesse perso tempo a fotografare i pennuti sulla scogliera, e invece lo raggiungiamo in ritardo col buio che comincia a farci ciao, ma almeno abbiamo delle bellissime foto di gabbiani!
Avete mai notato le macchie di benzina che di tanto in tanto si vedono nelle pozzanghere, iridescenti e con colori cangianti che sembrano mischiarsi tra loro? Bene, l’aurora boreale mi ricorda proprio quell’effetto e si sigilla nella mia retina come un fenomeno naturale che non dimenticherò mai. Esplode nel cielo e si espande e contrae velocemente, verde e rosso riflessi sull’acqua immobile anche lei a guardare in alto, mentre il ghiacciaio si spacca tuonando nella notte.
Le luci del nord le chiamano qui, bellissime!