Il multimodale all’ultimo grido

22 January 2019

Quando la vostra sede lavorativa si trova in periferia, lontana da mezzi pubblici ed in mezzo alle betoniere che asfaltano strade congestionate dal traffico, non importa se il lavoro che fate è il più bello del mondo, non importa se il clima è mite e le rondini volano alte nel cielo, vivrete in un incubo fatto di clacson, code infinite e tanti, tanti, tanti chilometri di strada da fare in auto.

Abito a Velletri, una ridente cittadina in provincia di Roma.
Lavoro a Roma, la congestionata Capitale d’Italia.
Da 20 anni faccio il pendolare in macchina, 03:20 il tempo medio passato in strada ogni giorno.

Ma nel 2018 succede qualcosa di inaspettato, la mia sede lavorativa chiude i battenti e ci spostano tutti nel centro storico di Roma.
Impossibile raggiungere l’ufficio in macchina, l’unica alternativa è quella di prendere il treno da Velletri, e poi l’autobus da Roma Termini, 4 km tra le vestigia della Roma Imperiale che cambiano completamente la mia vita.

Da sempre sono un appassionato ciclista di mountain bike, almeno un giorno a settimana è dedicato all’esplorazione dei parchi intorno alla mia cittadina.
Ho sempre desiderato più tempo da dedicare a questo sport, e questi 4 km sono la scusa per comprarmi una nuova bici, una pieghevole da portare sul treno e con cui spostarmi verso l’ufficio, in maniera multimodale come la moda impone che venga detto!

Acquisto così una Tern Link D7i, quasi 1000€ pagati con immensa gioia, perchè ogni giorno mi regalano la vista del Foro Romano, di Piazza Venezia, di Campo de Fiori.
Arrivo in ufficio districandomi tra macchine assassine che mi odiano, lo avverto nell’aria che vorrebbero speronarmi mentre sorpasso agile il traffico, ma ogni volta varco le porte col sorriso, con la gioia di chi ha sofferto per anni sulla Pontina e sul Grande Raccordo Anulare, e che ora con due pedalate percorre i 4000 metri più gloriosi della sua vita!

Ma le pedalate si sa, oltre all’animo scaldano anche i muscoli, e quando arriva l’estate è impossibile non sudare, tra l’asfalto rovente ed i motori delle vetture che fremono come fossero nella fucina di Efesto.

La bici nel vagone del treno

Ed eccoci finalmente al cuore di questo racconto, la bici elettrica!
Non ci metto molto a comprendere che per evitare di sudare devo passare all’elettrone, impiego così giornate intere a leggermi recensioni e commenti sul mercato delle bici a pedalata assistita.
Comincio da Tern, essendomi trovato bene con la Link D7i, ma guardo subito altrove visti i prezzi esorbitanti richiesti (oltre 2500€ per il modello entry level).
Continuo poi sui più importanti shop online fino ad imbattermi in una piattaforma di crowdfunding, indiegogo, dove trovo la Mate X.
Bici incredibile, descritta come il fenomeno mondiale delle bici pieghevoli elettriche e per di più con concept Danese. Ne parlano quasi tutte le testate giornalistiche tra cui il Corriere e Wired, impossibile non innamorarsene.
Costa 1200$ spedita, è un affare rispetto alle cinesate presenti su amazon!

Eppure sono cauto prima di acquistare, già una volta ho preso una sola su un sito di crowdfunding con un drone, e non volevo certo ripetere la storia.
Ed infatti, cerca e cerca, scopro che questa fantomatica invenzione altro non è che la copia spudorata di una bici cinese, ricolorata dai danesi, spacciata per innovativa e sapientemente elevata ai ranghi di superstar grazie ai giornalisti di mezzo mondo.

Ed ecco finalmente la rivelazione, non esistono bici elettriche pieghevoli che non siano cinesi!
Tutti, dal mio rivenditore di fiducia ai più noti siti di e-commerce, vendono bici elettriche cinesi, rimarchiate e maggiorate dal 100 al 300% nel prezzo.

Non ho nulla contro le bici cinesi, ma non le voglio pagare a prezzi Europei…
… una soluzione per fortuna c’è: GearBest!

Su GearBest scelgo la Fiido D2, 420€ compresa la spedizione assicurata per una bici elegante, grande il giusto e che per design batte qualsiasi altra bici vista fin’ora.

La bici impiega 59 giorni ad arrivare dalla Cina, ma quando ci metto sopra le mani è impossibile contenere la gioia.
Solida, abbastanza grande per far viaggiare bene anche uno come me, alto 1,86 per 85kg, e soprattutto comodissima grazie all’ammortizzatore posteriore.

La Fiido D2 piegata in ufficio

La prima cosa che provo è la capacità della bici di piegarsi, e devo dire che assolve a questo compito velocemente. Tiro un sospiro di sollievo perchè è una di quelle qualità essenziali per un pendolare multimodale, che però non è per niente pubblicizzata sul sito.
GearBest punta molto a rappresentare belle ragazze agili e scattanti sulla Fiido, ma solo una misera foto ritraeva il velocipede nella sua forma più compatta, per cui avevo paura che ci fosse sotto qualche imbroglio!
Una volta piegata si può trasportare facendola scorrere sulle ruote ed utilizzando il sellino come leva di appoggio, ma qui Tern vince a mani basse grazie al sistema di calamite che tengono ferme le ruote. Quando andate in giro con la bici piegata le ruote se ne vanno per la tangente e dovete fare l’equilibrista con sapiente gioco di gomiti per tenerla chiusa, ma è un problema minore, alla fine la bici è talmente piccola che non ha senso trasportarla in questa maniera.

La Fiido D2 ha tre modalità di marcia.
Senza assistenza elettrica, pedalata assistita e completamente elettrica grazie all’acceleratore, modello motorino, posto sul manubrio.

Partiamo dalla via di mezzo, ovvero la pedalata assistita. Non ci girerò intorno, questa modalità è faticosa anche per uno come me, allenato ad andare in mountain bike. Il motore non eroga abbastanza potenza e a causa della marcia unica si fa molta più fatica rispetto ad una bici non elettrica. Questa modalità per me è praticamente inutile, a meno che non utilizziate la bici prevalentemente in pianura, ed è l’unico difetto che trovo sulla Fiido.

Nell’ascensore!

In modalità assistenza elettrica totale invece (quindi senza pedalare) la bici raggiunge velocemente i 25km/h e viaggia benissimo in pianura e salite non troppo impegnative. Su salite ripide c’è bisogno di aiutare il motore con la pedalata, ma non si fa per niente fatica. Peccato solo che in questa modalità ci sia bisogno di tenere la mano destra sull’acceleratore, levandola quindi dalla leva del freno, per cui bisogna stare attenti nel caso si debba fare una frenata brusca.
L’autonomia della bici con questa modalità è di circa 20km, calcolati sul mio peso che da vestito sarà di circa 90kg.

In modalità non assistita la bici è impossibile da guidare, l’unica marcia disponibile è infatti troppo dura per poter viaggiare. E’ l’ultima risorsa solo nel caso la batteria si esaurisca, non l’auguro neanche al mio peggior nemico!

Viaggiare per il centro storico di Roma con la Fiido D2 è un’esperienza che ognuno di noi dovrebbe fare, sfrecciare tra il traffico, lasciando gli automobilisti a bocca aperta mentre cercano di speronarti, assume sfumature di goduria mai raggiunte prima, il percorso casa-lavoro si trasforma da maledizione a puro piacere.

Grazie Fiido D2, benvenuta vita multimodale.

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